Acque reflue, mancata depurazione in Lombardia: 37 agglomerati urbani ancora non conformi
Legambiente Lombardia lancia, ancora una volta, il campanello d’allarme sui territori in procedura d’infrazione per quanto riguarda la depurazione e il collettamento dei reflui fognari. Su 99 agglomerati urbani regionali coinvolti nella procedura ne restano ancora 37 non conformi
13 July, 2018
E’ assurdo che nel 2018 nella ricca Lombardia esistano ancora interi comuni che scaricano le loro fogne direttamente nei corsi d'acqua! Con questa affermazione Legambiente Lombardia lancia, ancora una volta, il campanello d’allarme sui territori in procedura d’infrazione per quanto riguarda la depurazione e il collettamento dei reflui fognari.
Su 99 agglomerati urbani coinvolti nella fase di avvio della procedura, ad oggi, ne restano 37 non conformi. La procedura d’infrazione, che annovera la Lombardia tra le regioni italiane inadempienti, è la nr. 2014/2059 e fa riferimento a quanto disposto dalla Direttiva Europea 91/271/CEE rispetto alle insufficienze del sistema infrastrutturale funzionale alla raccolta e depurazione delle acque reflue urbane.
Fra tutte le province coinvolte, quella più problematica è, di gran lunga quella bresciana con 33 agglomerati urbani che necessitano di interventi. In diversi casi le opere da mettere in campo sono significative: dal collettamento e depurazione di gran parte della Val Trompia alla completa costruzione della rete fognaria del comune di Calvisano in fase di progettazione. Gli altri interventi urgenti riguardano le province di Bergamo e Cremona con due agglomerati, Pavia, Lecco e Mantova con uno.
Per quanto riguarda la Lombardia, l’insieme del costo degli interventi per uscire definitivamente dalla procedura d'infrazione di tutti gli agglomerati non conformi, così come programmati ad oggi, supera i 330 milioni di euro, ma una parte degli interventi non ha ancora una progettazione operativa.
“Siamo sempre più sconcertati di questa situazione - dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia - e della lentezza con cui si sono affrontati i problemi, rimandando le soluzioni. Speriamo che i comuni della provincia di Brescia abbiano abbandonato le logiche di campanile che, fino ad oggi, hanno ostacolato la governance unitaria del sistema idrico a livello provinciale e l'attuazione dei necessari investimenti con risultati che sono sotto gli occhi di tutti. Una situazione imbarazzante, che abbiamo costantemente sottolineato con il passaggio di Goletta dei Laghi oggetto, quest’anno, anche di una attenta riflessione sulla nuova ipotesi di infrastruttura depurativa per il Benaco su cui gravano molte incertezze progettuali e di localizzazione nonchè una gestione delle informazione che alimenta malumori e inquietudini. Di depurazione c’è un gran bisogno in tutta la provincia, eliminare i potenziali danni ambientali è un obbligo e una responsabilità collettiva."
Sulla nuova infrastruttura per il Garda, Legambiente ribadisce la necessità che gli Enti coinvolti facciano uno sforzo di tenuta d’insieme, evitando eventuali sovradimensionamenti degli impianti e valutando attentamente le istanze locali per non incorrere in ulteriori rinvii.
E la necessità di procedere in modo spedito è evidente considerato che la procedura d’infrazione europea si trova ancora nella fase preliminare rispetto al ricorso alla Corte di Giustizia europea: ad oggi le pesanti sanzioni, di centinaia di migliaia di euro per ogni giorno di mancata depurazione, ancora non sono state messe in campo ma potrebbero riversarsi anche sulla nostra Regione se non si rispetteranno i tempi ipotizzati.
Dei 37 agglomerati in procedura infatti, 4 troveranno risoluzione entro il 2018, 5 entro il 2019, 10 entro il 2020, 9 nel 2021, 2 nel 2022, 3 nel 2023, 1 entro il 2025, 1 nel 2027, 1 nel 2030 e 1 nel 2033. “Sempre che i tempi di progettazione e realizzazione vengano rispettati” ribattono da Legambiente.