Proposta direttiva europea su prodotti in plastica monouso: il commento di Assobioplastiche
Il presidente Marco Versari: “Ci saremmo aspettati maggiore attenzione sui modelli di raccolta differenziata che hanno già dimostrato di funzionare”
06 November, 2018
Abbiamo chiesto a Marco Versari, presidente di Assobioplastiche, un commento sulla recente proposta di direttiva europea che punta a ridurre l’utilizzo della plastica monouso, mettendo al bando una serie di prodotti. Sulla scelta di quali manufatti bandire e quali esentare, c’è qualche perplessità. “Non comprendo - sottolinea Versari - la logica per cui alcuni prodotti sono stati messi nell’estensione del concetto di responsabilità condivisa e altri nel bando, o altri ancora nelle etichettature. Sono state messe al bando le stoviglie, ma le stesse non sono ai primi posti tra i manufatti che si trovano nelle spiagge. Al primo posto ci sono le bottiglie (che non rientrano nel divieto NdA). Allora perché le bottiglie stanno nella responsabilità estesa del produttore e le stoviglie sono state messe al bando?" si chiede il presidente di Assobioplastiche. "Non vuole essere una difesa d’ufficio delle stoviglie, né di un tipo né di un altro. Sorprende la ratio con cui è stata costruita la griglia su cui fondare i vari provvedimenti”.
Non mancano tuttavia gli elementi positivi all’interno della proposta. “Ci fa piacere vedere che nella parte sulla definizioni è stata inserita la definizione delle plastiche biodegradabile per sottolineare che ci sono diverse categorie di materiali plastici. Questo dal nostro punto di vista è estremamente importante, perché viene recepito il fatto che ci sono materiali e materiali” sottolinea il presidente di Assobioplastiche. “E’ stato inoltre tolto il riferimento alla biodegradazione marina, forse l’elemento più negativo dell’articolazione della direttiva. Si andava a porre la questione della biodegradazione non sui sistemi integrati ma sul fatto che il mare fosse una discarica. Un approccio che ovviamente non condividiamo. Ci siamo battuti per spiegare che la biodegradazione marina non è una soluzione ai problemi generati da cattivi modelli di gestione dei rifiuti” spiega Versari.