Il ritorno di fiamma degli inceneritori. Che cosa sta succedendo in Italia
È il tema politico del momento, quello su cui Di Maio e Salvini, almeno a parole, si stanno schierando su posizioni opposte e inconciliabili. Ecco alcuni dei testi fondamentali dei principali esperti che si stanno esprimendo sulla vicenda, per capire meglio le posizioni in campo e la posta in gioco
19 November, 2018
Rifiuti e inceneritori, inutile dire che è il tema politico del momento. Quello su cui Di Maio e Salvini, almeno
a parole, si stanno schierando in modo quanto mai netto su posizioni opposte e inconciliabili. L'ultimo intervento è quello del vicepremier Cinque Stelle che oggi, lunedì 19 novembre, in occasione del suo incontro in Campania per la firma di un protocollo d'intesa per l'alternanza scuola-lavoro, dice: "Credo che come sempre alla fine tutte le diversità di vedute nel governo si superano.Quando ci vediamo e ci mettiamo al tavolo alla fine si va sempre va avanti. Ma oggi parlare di inceneritori è come parlare della cabina telefonica col telefono a gettoni. Qualcuno può essere anche ancora affascinato dal vintage ma sempre vintage rimane. Credo che ci siamo già convinti tanto tempo fa perché abbiamo fatto un contratto di governo oltre sei mesi fa su questo".
La vicenda è scoppiata qualche giorno fa, dopo le parole di Matteo Salvini, che sempre in Campania parlò addirittura di un inceneritore per ogni provincia. Di seguito riportiamo alcuni dei testi fondamentali dei principali esperti che si stanno esprimendo sulla vicenda, per capire in maniera più approfondita le posizioni in campo e la posta in gioco:
Presidente di FISE Assoambiente, l’Associazione delle imprese che operano nei servizi di igiene ambientale, recupero e smaltimento dei rifiuti e delle bonifiche
http://assoambiente.org/index.php/assoambiente/entry_p/Comunicati%20Stampa/comunicati_stampa/19382/23%7C
"Inceneritori, solo 40 impianti: ancora piccoli e tutti al Nord"
Jacopo Giliberto sul Sole 24 ore, il quotidiano di Confindustria
https://www.ilsole24ore.com/art/impresa-e-territori/2018-11-17/inceneritori-solo-40-impianti-ancora-piccoli-e-tutti-nord-085149.shtml?uuid=AEx67OiG&fromSearch
Stefano Ciafani, presidente di Legambiente sul Manifesto
A parte le battute, il dibattito tra le due forze di maggioranza su come chiudere il ciclo dei rifiuti in Campania è surreale. Il vicepremier leghista parla come se stessimo ancora nel pieno dell’emergenza campana di 15 anni fa.
Oggi questa regione ha una percentuale regionale di differenziata più alta di Toscana e Liguria, grazie ai Comuni ricicloni che premieremo giovedì prossimo a Salerno, come fatto negli ultimi 13 anni.
Tutto giusto. Ma su quest’ultimo punto dobbiamo squarciare un velo di ipocrisia che continuiamo a vedere nell’operato del Movimento 5 Stelle. Di quale compostaggio parliamo?
https://ilmanifesto.it/la-via-alternativa-allideologia-dellinceneritore/
Monica Frassoni, copresidente del partito Verde Europeo, intervistata da Adriana Pollice sul Manifesto
Innanzitutto solo in Italia si usa il termine termovalorizzatore, in qualsiasi altro paese li chiamano inceneritori perché è quello che sono. Qui invece si sceglie un termine che dia loro una connotazione positiva che nella realtà dei fatti non c’è. Infatti, il recupero energetico che si ottiene è infinitamente minore rispetto al valore dei rifiuti che bruciano, che potrebbero invece diventare materia prima seconda. Quelli di cui parla Salvini sono impianti molto grandi che producono una filiera fatta di sprechi senza risolvere il problema alla radice.
Perché non risolvono il problema dello smaltimento?
L’immondizia bruciata non sparisce: a valle del processo, si creano ceneri che vanno smaltite necessariamente in discarica e così torniamo da capo con il problema dei rifiuti. La combustione non genera solo CO2 ma anche nanoparticelle, dannose per la salute. Inoltre sono impianti incompatibili con le direttive europee: entro il 2025 almeno il 55% dei rifiuti urbani domestici e commerciali deve essere riciclato, il 65% entro il 2035. Con questi livelli di differenziata gli inceneritori già esistenti restano senza materiale da bruciare. Del resto abbiamo la prova nella città in cui sono nata, Brescia: 25 anni fa eravamo all’avanguardia poi a causa della costruzione dell’inceneritore il comune ha smesso di spingere su raccolta e riciclo, così nel 2016 eravamo inchiodati al 37,6% di differenziata. Adesso l’amministrazione ha deciso di invertire la tendenza, senza l’impianto ci troveremmo molto più avanti. Inoltre, circa il 50% dei rifiuti urbani deriva dagli imballaggi, basterebbe cambiare i packaging per tagliare drasticamente la quantità di immondizia prodotta.
https://ilmanifesto.it/monica-frassoni-con-gli-inceneritori-salvini-impedisce-lo-sviluppo-di-uneconomia-green-e-circolare/
"Termovalorizzatori o inceneritori: una battaglia solo linguistica. Cosa dicono i numeri? Che ne bastano pochi"
Antonio Cianciullo su La Republica
In Italia, viste le scarse perfomance e l'alto livello di dispute giudiziarie della prima generazione di inceneritori, spesso si usa la parola "termovalorizzatore" per dare una connotazione più positiva alla scelta.
Ma, al di là della disputa terminologica, bisogna costruire molti inceneritori come propone Salvini o rifiutare di parlarne come replica Di Maio? In realtà la risposta dipende dal tipo di Paese che si immagina. Un'Italia che rallenta fino a bloccarsi sul livello di innovazione attuale, che fa la guerra all'Europa anche sull'ambiente, che boicotta le vecchie direttive sui rifiuti e le nuove sull'economia circolare ha bisogno di molti inceneritori per ridurre i danni di un'emergenza continua. Un'Italia che scommette sulla nuova economia, sul recupero dei materiali, sulle competitività ha bisogno di molti impianti di riciclo e di qualche inceneritore.
https://www.repubblica.it/ambiente/2018/11/18/news/termovalorizzatori_inceneritori_e_una_battaglia_linguistica_cosa_dicono_i_numeri_che_ne_bastano_pochi-211989032/?ref=RHPPLF-BH-I0-C8-P1-S3.4-T1