Le difficoltà economiche dell'inceneritore di Copenaghen
Le spiega bene il giornale finanziario danese finans.dk, che segue la vicenda fin dai suoi esordi: il principale problema è che non c'è abbastanza spazzatura da bruciare. E gestire l'inceneritore ad una capacità inferiore genera meno entrate, a tal punto che un anno fa venne approntato un piano di ripresa economica
20 November, 2018
di Bruno Casula e Altea Fogh
Altro che allegre sciate sul tetto e foto ricordo dalla vetta. L'inceneritore di Copenaghen, Amager Bakke, preso a modello da Matteo Salvini e dai sostenitori dell'incenerimento dei rifiuti, quale modello di sostenibilità ambientale e innovazione sociale, è piuttosto un grosso pasticcio economico. Dietro la propaganda c'è una realtà fatta di errori di progettualità, di deficit previsti ma sottovalutati e soprattutto di costi che ricadono sui cittadini.
Per i politici dei cinque comuni, i problemi riguardo all'impianto di Amager furono già evidenti nella primavera del 2006, quando la compagnia di consulenza PWC calcolò che la costruzione avrebbe portato alla perdita di 247 milioni di euro. Per evitare che il deficit ricadesse sui cittadini, i sindaci prepararono un piano di salvataggio che comprendeva, tra le altre cose, l'importazione di circa 100 mila tonnellate di rifiuti dalla Gran Bretagna e il trasporto di 45 mila tonnellate di rifiuti urbani di Copenaghen ad Amager invece che a Glostrup, zona dove sorge un altro inceneritore gestito dalla Vestforbrænding, la più grande azienda municipale di smaltimento rifiuti della Danimarca: 19 comuni nell'area di Copenaghen e la Zelanda del Nord.
Tuttavia i comuni legati a Vestforbrændning non hanno più partecipato, perché Copenaghen ha valutato che sarebbe stato troppo costoso per loro tirarsi fuori dall'azienda. Si è optato dunque per un nuovo piano che prevede che la raccolta di rifiuti effettuata oggi nella capitale danese sia in capo totalmente all'ARC, garantendole così un fatturato di circa 32 milioni. Inoltre nell'accordo è stata proposta l'abolizione della limitazione della capacità delle fornaci di Amager Bakke ed è stato chiesto l'impegno ad ARC di costruire sia un impianto di cernita che un impianto per la produzione di biogas dove conferire l'organico di Copenaghen, così da ridurre le emissioni di CO₂ in città.
Ma nonostante tutto le prospettive non sono buone. Il professor Brian Vad Mathiesen, dell'istituto di pianificazione dell'università di Ålborg, è scettico: "Se i politici non trovano un rimedio efficace al piano dei costi, questo finirà sulle spalle dei cittadini sotto forma di una tassa sui rifiuti più alta. Si sarebbe dovuto decidere per una struttura più piccola, come avevamo suggerito io e altri, alcuni anni fa”. Gli fa eco la presidente dei Radicali, Mette Annelie Rasmussen: "Abbiamo una struttura sovradimensionata che cercheremo di salvare e se non lo faremo sarà molto costoso per i cittadini".