Smog, Legambiente: 'Milano raggiunge i 35 giorni di sforamento dei limiti. Diesel e zootecnia le cause'
L'associazione: “Bene l'area B a Milano. Servono misure concrete per la limitazione dell’uso dei diesel e una politica agricola regionale che punti a ridurre l’impatto ambientale della zootecnia estensiva”
22 February, 2019
«Milano con Area B dà finalmente il buon esempio, insieme ad un messaggio chiaro a mercato e consumatori, nel solco delle altre maggiori metropoli europee: dal diesel bisogna uscire il più rapidamente possibile se vogliamo risanare l'aria di città. – dichiara Barbara Meggetto, presidente di Legambiente Lombardia –. E' ormai chiaro che questi motori, anche nelle versioni più recenti, sono incompatibili con la situazione di perdurante inquinamento della pianura padana, è inutile e sbagliato indugiare o dare messaggi contraddittori ai consumatori. Oggi bisogna impegnarsi per le forme di mobilità alternative all'automobile, e preparare il terreno alla transizione verso la motorizzazione elettrica: non c'è spazio per ritorni al passato o per incentivi privi di una seria prospettiva come quelli ipotizzati da Regione Lombardia, sul diesel occorre voltare pagina»
In questo quadro difficile di aria davvero pessima, Milano guida la classifica delle città lombarde più inquinate e da oggi, con le sue giornate di smog oltre i limiti di legge, ha già bruciato la franchigia dei 35 giorni annui concessi dalla normativa europea per i superamenti della soglia di 50 microgrammi per metro cubo, su 52 date di calendario trascorse (vd. Tab.1).
In giornate di primavera anticipata, l’incidenza del riscaldamento domestico sulle emissioni inquinanti si ridimensiona, anche se resta elevato il ruolo negativo delle stufe a legna e delle caldaie a diesel ancora troppo diffuse nelle nostre città. Tra i responsabili principali dell’aria irrespirabile emergono la zootecnia intensiva e gli spandimenti di liquami e fanghi nei campi: lo dimostrano i dati che riguardano Pavia e Cremona, che occupano gli altri due gradini del podio e le province agricole della bassa.
L’attestazione arriva dall’elaborazione dei dati sulle polveri sottili misurate dalla centralina di Milano-via Pascal realizzata da ARPA Lombardia. La cosiddetta “impronta digitale chimica” (vd. schema 1) rivela come nel tardo inverno diminuisca la concentrazione di ‘black carbon’, prodotto diretto delle combustioni, mentre aumentino, fino a divenire largamente prevalenti, i particolati formati dal nitrato d’ammonio. Si tratta di polveri secondarie, che si formano per effetto di reazioni chimiche che avvengono direttamente nell’atmosfera tra due gas: gli NOx e l’ammoniaca. I primi sono i fumi tossici dei motori diesel, l’ammoniaca invece deriva dall’enorme carico di bestiame che pesa sulla pianura lombarda: 5 milioni di suini e 1,5 milioni di bovini che producono decine di milioni di tonnellate di deiezioni, cariche di sostanze ammoniacali, vengono sparse sui campi proprio a partire dal mese di febbraio, dopo il periodo invernale di divieto.
«Il modo più efficace per contrastare questo mix micidiale è agire per ridurre entrambi gli ingredienti – spiega Barbara Meggetto – con misure di progressiva limitazione dell’uso dei veicoli diesel, con buone pratiche per la gestione dei reflui zootecnici, che oggi sono molto poco diffuse, e anche con una politica agricola regionale che punti a ridurre l’impatto ambientale della propria zootecnia estensiva, senza dimenticare l’urgenza di estese politiche di riqualificazione energetica degli edifici, vere strutture energivore, soprattutto quelli ancora riscaldati con caldaie obsolete e privi di isolamento termico».