Migrazioni climatiche verso l’Italia. Cnr: 'L’agricoltura rappresenta un collegamento tra cambiamenti climatici e migrazioni'
Pasini: “Raccolti poveri ed eventuali carestie, congiuntamente alle ondate di calore durante la stagione di crescita, amplificano il fenomeno migratorio”
24 March, 2019
Uno studio dell’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Iia), pubblicato su Environmental Research Communications, mostra come nel recente passato le migrazioni dall’area del Sahel all’Italia siano state guidate soprattutto dalle variazioni meteo-climatiche in quelle zone, dove si evidenziano intensi impatti del riscaldamento globale. I ricercatori si sono concentrati sul periodo 1995-2009, precedente alle primavere arabe e alla crisi siriana, escludendo così conflitti recenti ed evidenziando meglio eventuali incidenze climatiche.
“In
questo contesto appare interessante valutare quantitativamente
l’influenza dei cambiamenti climatici sulle migrazioni dalla fascia
africana del Sahel all’Italia, che rappresentano circa il 90% degli
ingressi sul nostro territorio dalla rotta mediterranea”,
afferma Antonello
Pasini,
ricercatore del Cnr-Iia e autore dello studio, svolto in
collaborazione con Stefano
Amendola,
dottorando in fisica dell'Università di Roma Tre. “Nello
specifico, abbiamo utilizzato un semplice modello lineare e un altro
più sofisticato di intelligenza artificiale, un sistema a rete
neurale recentemente sviluppato dal nostro gruppo, in grado di
evidenziare cambiamenti non graduali ed effetti del superamento di
determinate soglie nelle variabili meteo-climatiche. Con
il modello a rete neurale siamo stati in grado di spiegare quasi
l’80% della variabilità nelle correnti migratorie verso l’Italia,
prendendo in considerazione i soli dati meteo-climatici, per causa
diretta e per influenza sull’ammontare dei raccolti annuali”.
L’agricoltura
rappresenta quindi un collegamento tra cambiamenti climatici e
migrazioni. “Raccolti poveri ed eventuali carestie,
congiuntamente alle ondate di calore durante la stagione di crescita,
amplificano il fenomeno migratorio”, chiarisce Pasini.
Il fattore dominante che ha indotto queste migrazioni sembra essere però la temperatura, tanto da far pensare che il superamento di una soglia di tolleranza termica, umana ed animale, possa avere un ruolo primario sulle variazioni dei flussi migratori. “Oggi sappiamo che i paesi africani sono molto vicini a queste soglie. I nostri risultati modellistici rappresentano ovviamente solo un primo passo verso studi più ampi, che possano vedere la collaborazione con scienziati sociali per una valutazione più completa di tutti i fattori che influenzano le migrazioni”, conclude il ricercatore. “Nonostante ciò, ritengo che già ora le evidenze presentate in questo studio vadano seriamente prese in considerazione dal mondo della politica, affinché anche in Africa si adottino strategie doppiamente vincenti, come il recupero di terreni degradati e desertificati, che possano condurre a mitigare il riscaldamento globale e, nel contempo, a creare situazioni che prevengano il triste fenomeno delle migrazioni forzate”.
Fonte: Cnr