29 April, 2019
Invertire la tendenza però si può. Ed è meno complesso di quanto ci si possa aspettare. A spiegarcelo è Sara Mancabelli, della Rete Zero Waste, piattaforma creata da un gruppo di ragazze nel 2018, con l’obiettivo di diffondere, soprattutto grazie all’uso dei social e del loro sito www.retezerowaste.it, informazioni e consigli su come seguire uno stile di vita ecofriendly, con l’obiettivo per l’appunto di arrivare a produrre rifiuti zero, o perlomeno di avvicinarsi il più possibile a tale soglia.
“Paradossalmente – spiega Sara – è più facile essere zero waste in una grande città che altrove, nei piccoli centri. A Roma per esempio è molto semplice, basta un po’ di organizzazione. Ci sono per esempio ben due negozi dove poter acquistare esclusivamente prodotti sfusi, dai cereali ai detersivi, senza considerare poi i vari reparti che nascono sempre più di frequente nelle diverse catene di prodotti alimentari. Io abito lontano da questi negozi – continua Sara - quindi appena posso vado e compro prodotti per le due, tre settimane successive. Se non ho tempo cerco comunque di privilegiare nei supermercati i beni con imballaggi riciclabili come la carta”.
Per quanto riguarda frutta e verdura in particolare, esistono più stratagemmi per evitare di inserire i prodotti nelle nuove buste biodegradabili in commercio dopo la legge n. 123 dell’agosto 2017. Oltre ad etichettare direttamente i prodotti infatti, un’altra strategia è quella di pesarli singolarmente e inserire poi tutto in una classica borsa di tela, dove incollare poi i diversi codici a barre. “Spesso il più grande ostacolo alla conversione zero waste – riprende Sara – siamo noi stessi. È chiaro che può essere imbarazzante per alcuni dover chiedere di poter usare borse diverse da quelle che ti vengono fornite o richiedere di poter inserire per esempio il formaggio sfuso in un contenitore che ci si porta da casa piuttosto che in quello classico di plastica che ti viene dato al supermercato, ma ricordiamoci che ad oggi non esistono leggi che lo vietino espressamente, quindi perché non provare?”.
Un cambiamento di stile di vita che richiede tempo ma che aiuta sicuramente il pianeta. “Bisogna essere buoni con sé stessi, non ci si può aspettare di cambiare il mondo da un giorno all’altro, ma dobbiamo essere consapevoli che ogni singola azione, anche la più piccola, può portare ad una grande svolta se fatta da più persone. Il bello di questa filosofia è proprio questo, ogni piccolo step è gratificante, e si vede nel concreto, giorno dopo giorno, il miglioramento”.
Come potersi approcciare concretamente quindi a questa filosofia? Le ragazze hanno stilato una lista di 10 step per iniziare.
Acquistare una borraccia e continuare ad utilizzare quella, senza comprare altre bottigliette di plastica.
Evitare i prodotti usa e getta
Portare sempre con sé una borsa di tessuto, per non doverne acquistare altre di plastica in caso di necessità
Acquistare prodotti sfusi, quindi senza imballaggi
Utilizzare spazzolini in bamboo ed evitare quelli di plastica. Si stima che ogni persona consumi in media 4 spazzolini all’anno. Se moltiplicati per un’aspettativa di vita di 80 anni, sono 320 spazzolini per individuo
Riparare ciò che si rompe, senza correre subito ad acquistare qualcosa di nuovo
Conservare il cibo e congelalo in contenitori rigidi, non in buste di plastica
Rispolverare la moka e abbandonare le nuove cialde, comode ma ad alto impatto ambientale e spesso difficilmente riciclabili
Imparare ad acquistare solo ciò che realmente serve
Autoprodurre tutto il possibile, dal pane al detersivo per i piatti