Tra lo spreco del Mercato Centrale di Torino: ‘Gli asparagi recuperati dal cassonetto sono buonissimi’
Dopo la grande abbuffata da Eataly tocca al Mercato Centrale di Torino, la nuova avventura gastronomica a Porta Palazzo che nasconde tra i suoi rifiuti buonissime prelibatezze
20 May, 2019
di Cino Bidon
Forse è un vizio o forse un modo per sensibilizzare i più al tema dello spreco alimentare (sulla falsa riga del bacio di Fernando Aiuti) ma recuperare cibo dai cassonetti dei rifiuti e poi mangiarselo dimostra solamente che la stragrande maggioranza del cibo che buttiamo è ancora commestibile. Anzi, la stragrande maggioranza del cibo che i negozi gettano nel cassonetto è buonissimo.
Dopo la grande abbuffata da Eataly di qualche anno fa, oggi (giovedì 16 maggio 2019) tocca al Mercato Centrale di Torino, la nuova avventura gastronomica che da un mesetto monopolizza l’attenzione dei turisti e non a Porta Palazzo. L’idea, a dir la verità, era quella di andare da Gianni per comprare qualche verdura e filosofeggiare sui cambiamenti climatici, ma il sesto senso e mezzo mi ha detto di correre e entrare nel Palafuksas.
Con sommo piacere scopro che sui tavolini (quelli per consumare le centinaia di prelibatezze in vendita) ci sono solo prodotti compostabili, poca plastica, il wifi è gratuito e funziona meglio di quello del Comune di Torino e... il caffè è davvero buono.
Gironzolo tra i negozietti e decido di fare un giro sul retro, per scoprire cosa c’è nei cassonetti e per vedere se trovo una svolta per la cena. Apro prima i cassonetti dell’indifferenziata, normalmente è lì che si nascondono i veri tesori ma nulla. Solo rifiuti tranquillamente differenziabili ma che la distrazione (?) ha fatto finire nel bidone sbagliato. Fa impressione vedere come all’interno si sforzano per avere solo materiali compostabili e poi gettano tutto nell’indifferenziato. Valli a capire questi toscani.
Un po dispiaciuto apro i bidoncini dell’organico e… ta dan! Decine, decine e altre decine di scatolette in cartone con all’interno 300g di asparagi biologici cresciuti in Puglia (categoria Extra c’è scritto), “prodotti e confezionati” per una azienda della provincia di Ascoli Piceno da uno stabilimento di Moresco (Fermo) e buttati nei bidoni dell’organico a Porta Palazzo e sulla confezione, non c’è la data di scadenza.
Apro la scatoletta che scopro essere 100% compostabile e sorrido pensando che questa volta son stati bravi nel conferire i rifiuti. Gli asparagi si presentano bene, non puzzano e il colore è brillante. Provo ad aprire altre scatolette per capire il perché fossero tra i rifiuti. Ne apro sei e solo in due le punte di alcuni asparagi stanno marcendo. Forse è colpa del luogo di conservazione (dicono che al Palafuksas ci piove dentro) oppure la colpa è del packaging del prodotto che, nonostante sia super ecologico, non permette di vedere all’interno se gli asparagi stanno marcendo. Forse dipende dal fatto che mancava la data di scadenza o forse a qualcuno girava così e voleva vedere che effetto fa buttare centinaia di euro nel cassonetto. Conscio che il dilemma è lontano dal risolversi, prendo le scatolette e le porto via: destinazione casa.
Contento come una pasqua informo i commensali che la portata principale della cena è il risotto con gli asparagi recuperati. Gioia e ilarità riempiono la sala da pranzo ma nessuno alza un dito per aiutarmi a cucinare. I soliti piemontesi.
Prendo gli asparagi, li sciacquo e li faccio cuocere a vapore per dieci minuti. Taglio il tutto e metto da parte le punte. Trito la cipolla, il classico soffritto, e aggiungo il riso (un Vialone Nano di quelli seri recuperato a Isola della Scala), lo tosto ed è arrivato finalmente il momento degli asparagi. Poi tocca al brodo.
Un risotto veloce, senza pretese. Ma davvero buono. E come sempre accade in queste cene, i discorsi dei commensali si focalizzano sul fatto che le migliori pietanze sono quelle realizzate con cibo di scarto o recuperato dai bidoni. Tutti soddisfatti ci si saluta con la solita promessa:“la prossima volta invitiamo Bottura”.