Sicilia, il Tar sospende l’ordinanza plastic free del Comune di Santa Flavia (Pa)
La futura decisione del Tar rischia di creare un precedente e bloccare le ordinanze comunali contro la plastica monouso in tutta Italia. Abbiamo contattato la Federazione Gomma Plastica per capire le motivazioni alla base del ricorso
04 June, 2019
In diversi consigli comunali d’Italia (o quasi) è scattata la corsa a fregiarsi di una mozione o di una ordinanza plastic free. Alcune volte con ordinanze sperimentali e vincoli più stingenti della direttiva europea che vieta (previo recepimento del parlamento) i prodotti monouso in plastica. Come successo a Napoli con l’ordinanza ribattezzata ‘Lungo mare plastic free’, che si è spinta a vietare anche le bottiglie.
Ma dalla Sicilia, una regione che ha visto una forte adesione dei comuni alle ordinanze plastic free, arriva una mezza doccia fredda. La prima sezione del Tar siciliano a metà maggio ha sospeso l’ordinanza del Comune di Santa Flavia in provincia di Palermo (consultabile tra i documenti allegati all'articolo) che vieta la vendita di plastica monouso (eccetto le bottigliette in plastica) e di sacchetti di plastica nel suo territorio. A impugnare questa ordinanza davanti ai giudici amministrativi sono stati Federazione gomma plastica, Diesse S.r.l. e Bibo Italia S.p.a.
Abbiamo contattato Libero Cantarella direttore di Unionplast (presso la Federazione Gomma Plastica) per capire le motivazioni del ricorso.
Quali sono le motivazioni del ricorso al tar?
“È stato fatto un ricorso contro l’ordinanza del comune di Santa Flavia in quanto non esiste ancora una direttiva europea che indichi un percorso preciso come ma fa l’ordinanza in questione e soprattutto perché esiste un articolo dell’ultima legge di Bilancio che garantisce alle industrie un periodo per la necessaria conversione.”
Per adesso l’ordinanza è bloccata in attesa della decisione dei giudici del Tar, ma confidate in una piena vittoria nel ricorso?
“Se siamo ancora in uno stato di diritto, e i tribunali e i giudici decidono ancora in punta di diritto, devono darci ragione. Perché è vero che abbiamo delle direttive europee in corso d’opera, e non sono ancora in Gazzetta Ufficiale, ma non vengono posti divieti da oggi ma a partire da due anni dalla pubblicazione in Gazzetta. Io ritengo che il Tar dia ragione alle nostre motivazioni. Questo ovviamente non si traduce in un ‘non ce ne frega niente dell’ambiente’ ma dateci il tempo per fare altro.”
Tempo per cosa?
“Il problema in buona sostanza è che alcuni prodotti, e non capiamo perché, da questa direttiva sup saranno completamente banditi. In questo modo ci troviamo ad affrontare un problema occupazionale che coinvolge circa 3000 addetti in Italia e per risolverlo ci serve del tempo. Tempo indicato nella direttiva stessa.”