Rifiuti di Roma: 'Ama è un malato grave e la cura non è all'altezza'
Roma si trova in un’emergenza rifiuti senza precedenti: come fare? Si guarda alle più sofisticate strategie di gestione delle emergenze di cui il nostro paese rappresenta un’eccellenza internazionale? Nulla di tutto questo
12 July, 2019
L’AMA è un malato grave e come tale merita attenzione e cure affinchè si riprenda. E’ facile immaginare come la popolazione aziendale sia ormai esausta, dopo il prolungarsi dello stress dovuto a costanti problemi ed incertezze. Il morale e la motivazione della truppa è ai minimi, così come la pazienza dei cittadini che vorrebbero vivere in una Roma decorosa e pulita.
Chi ha responsabilità di vertice ed
istituzionale ha il dovere di mettere in opera strategie utili ad una
ripresa del malato grave. Ma cos’è un’azienda se non le persone
che vi lavorano e l’organizzazione che le tiene insieme? Ecco
allora, l’attenzione, nei momenti difficili, dovrebbe essere
focalizzata sui dipendenti dell’azienda a tutti i livelli, dai
dirigenti fino all’ultimo degli operai. Non ha aiutato la campagna
mediatica della sindaca Raggi: per mesi ha mostrato simbolicamente ai
cittadini lo “scalpo” dei dirigenti dell’azienda come primi
responsabili. Pagheranno di tasca propria nel caso in cui le
performance aziendali dovessero essere inferiori a quanto indicato
nel nuovo contratto di servizio. La notizia ha generato,
nell’immediato, il deflagrante effetto mediatico voluto dal
Campidoglio diretto alla pancia dei romani e colpendo l’immaginario
di chi associa il ruolo di dirigente a un ruolo di privilegio
remunerato a peso d’oro.
Di minore impatto la notizia per i
romani che i dirigenti AMA sono poco più di una decina, tra i meno
pagati del settore, ma tra i più gravati da responsabilità in un
contesto complicato in cui, anche mettendo in campo talento,
capacità, determinazione e tenacia il buon risultato potrebbe essere
tutt’altro che scontato.
I dirigenti, da buoni soldati di prima
linea, hanno incassato in silenzio con non poca sofferenza personale.
Ma come spesso accade, la storia si prende beffa delle nostre azioni
e così accade che Roma si svegli improvvisamente in un’emergenza
rifiuti senza precedenti: ora dai dirigenti si esige motivazione,
passione e capacità di risolvere l’irrisolvibile. Come fare per
risolvere un tale caos? Si guarda alle più sofisticate strategie di
gestione delle emergenze di cui il nostro paese rappresenta
un’eccellenza internazionale? Si consultano i manuali di matrice
anglosassone che del “commitment” ne hanno fatto la leva che ha
rivoluzionato il mondo? Nulla di tutto questo, basta riesumare dallo
stoccaggio dei “rifiuti pericolosi” dell’azienda antichi
manuali dell’AMA “old Style”, per rispolverare quanto di più
sofisticato ci possa essere nella degenerazione culturale aziendale,
in cui “lo stipendio è un diritto e il lavoro lo paghiamo a
parte”. Ecco allora che va in scena in Campidoglio un teatrino composto da Sindaca, Presidente di AMA Melara e tutte le organizzazioni sindacali. Tutti assieme appassionatamente, per un governo comune dell’emergenza che, comunque andrà, eviterà di avere un solo colpevole.
La città è al delirio, AMA pare non
avere mezzi sufficienti per la raccolta, organizzazione e sbocchi per
conferire i rifiuti, lo spettro del commissariamento è alle porte ed
ecco concertare (e ci sono volute più riunioni) un bonus ai
netturbini pari a 12 euro al giorno, per presentarsi al lavoro in
quanto l’erogazione del bonus non ha legami con la produttività.
Ma non è finita qui, perché ai 12 euro “gratis” per presentarsi
al lavoro sono da aggiungere gli eventuali straordinari che oggi non
solo non sono più vietati, ma sono pure incentivati, così si
potranno rendicontare in centinaia di migliaia di ore alle cronache
dell’emergenza cittadina come prova evidente degli sforzi fatti
dall’amministrazione.
In questo tavolo di concertazione i
sindacati, che per storicità rappresentano la più piena conoscenza
dell’azienda e più di tutti conoscono i mali imminenti che
dovrebbero essere sanati, hanno perso per l’ennesima volta
un’occasione unica per recuperare un ruolo positivo e strategico.
Ma se doveva essere populismo e facile consenso, che per i sindacati
si traduce in tessere, lo sia fino in fondo e lo sia per tutti! Ecco
allora la concertazione di maggiori costi senza la prospettiva della
soluzione. Almeno tra loro del tavolo probabilmente ci sarà un patto
di non belligeranza, oggi più che mai necessario per la compromessa
amministrazione di Virginia Raggi. Nel frattempo il malato grave AMA
attende con inossidabile fiducia il prossimo bollettino medico.