Gli europei preferiscono l’auto. L’Eca certifica il fallimento delle politiche Ue sulla mobilità urbana
Per la Corte dei conti europea “non vi è una significativa riduzione dell’uso dell’auto privata, e l’inquinamento atmosferico in molte città resta al di sopra dei livelli di sicurezza”
04 March, 2020
In base alle conclusioni di una nuova relazione della Corte dei Conti Europea, sei anni dopo il salto di qualità richiesto dalla Commissione europea ancora non vi sono segnali chiari indicanti un sostanziale cambiamento di approccio nelle città dell’UE in materia di mobilità urbana e l’adozione di modi di trasporto urbano più sostenibili e rispettosi dell’ambiente. In particolare, non vi è una significativa riduzione dell’uso dell’auto privata, e l’inquinamento atmosferico in molte città resta al di sopra dei livelli di sicurezza.
Insomma la European Court of Auditors boccia senza sconti sei anni di politiche e investimenti Ue sulla mobilità urbana e i principali responsabili sono gli Stati membri e le istituzioni locali.
L’UE investe molte risorse per aiutare le città a favorire una mobilità più rispettosa dell’ambiente. Per il periodo 2014-2020, ha stanziato circa 16,5 miliardi di euro per la mobilità urbana, la maggior parte per trasporti puliti (metropolitana e tram), ma anche per piste ciclabili e sistemi di trasporto intelligenti. “Potrebbe occorrere più tempo per migliorare in modo significativo la mobilità nelle nostre città e renderla più sostenibile, ma senza l’impegno degli Stati membri ciò non sarà possibile. Tutte le parti interessate, a livello UE, nazionale, regionale e cittadino devono collaborare per raggiungere questo obiettivo”, ha dichiarato Iliana Ivanova, il Membro della Corte responsabile della relazione. “Il recentissimo Green Deal europeo sottolinea quanto sia importante realizzare nelle nostre città questo salto di qualità atteso da tempo”.
La Corte ha esaminato se il sostegno dell’UE abbia contribuito a rendere la mobilità urbana maggiormente sostenibile e se le città abbiano realizzato progressi dopo la diffusione del pacchetto sulla mobilità urbana della Commissione europea del 2013. Ha esaminato i trasporti pubblici, l’inquinamento e la congestione in otto centri metropolitani in quattro Stati membri: Amburgo e Lipsia in Germania, Napoli e Palermo in Italia, Łódź e Varsavia in Polonia e Barcellona e Madrid in Spagna. Una rete di trasporti pubblici efficiente, che includa le zone periferiche e preveda diverse opzioni di trasporto, è fondamentale per incoraggiare i cittadini ad abbandonare l’auto privata a favore di mezzi di trasporto più puliti, ossia a spostarsi a piedi e in bicicletta o ad utilizzare i trasporti pubblici, sostiene la Corte.
Dal 2013 la Commissione ha diffuso orientamenti su come affrontare le sfide poste dalla mobilità urbana ed ha aumentato i finanziamenti dell’UE a progetti in tale settore. Le città europee hanno potuto così adottare una serie di iniziative per migliorare la qualità e la disponibilità dei trasporti pubblici. La Corte tuttavia rileva che i progetti finanziati dall’UE non sempre erano basati su strategie di mobilità urbana valide e non si sono rivelati così efficaci come previsto. Le città hanno difficoltà ad utilizzare in modo efficace e sostenibile gli aiuti dell’UE per due principali ragioni: difficoltà nel reperire fondi propri sufficienti con cui finanziare i costi di esercizio e di manutenzione e problemi nell’elaborare politiche coerenti in materia di parcheggi, zone pedonali e uso della bicicletta.
La Corte ha rilevato inoltre che i progetti finanziati hanno spesso registrato ritardi e non hanno raggiunto il numero di passeggeri previsto. Nel 2019 la Commissione ha iniziato a formulare raccomandazioni specifiche sulla mobilità urbana per gli Stati membri, come parte del processo del Semestre europeo. La Corte sottolinea che occorre verificare il seguito dato a tali raccomandazioni, per accertare come vengono utilizzati i fondi nazionali e dell’UE. Invita inoltre la Commissione a richiedere agli Stati membri di fornire dati migliori sulla mobilità urbana nelle principali città e a riferire regolarmente in merito ai progressi compiuti. Inoltre, le città che non hanno ancora elaborato un piano valido di mobilità urbana sostenibile non dovrebbero più ricevere finanziamenti dell’UE.