‘Il giro del pane’. Recupero e ridistribuzione delle eccedenze alimentari al tempo del Coronavirus
Con l’abbattersi dello tsunami Coronavirus a Torino il progetto Food Pride ha dovuto rimodulare le proprie attività sempre nel segno del recupero e della ridistribuzione ai bisognosi. In tutto questo il “giro del pane” si è ampliato per provare a recuperare quanto più pane possibile
16 April, 2020
In sudore vultus tui vesceris pane. Queste le parole che Adamo si sente dire quando viene cacciato dal paradiso. “Col sudore del tuo volto mangerai il pane” c’è scritto nella Genesi. Oggi però non è rimasto nemmeno il sudore e in molti il pane non possono semplicemente permetterselo. Ecco perché in questa gara di solidarietà per aiutare chi da un giorno all’altro si è ritrovato senza nulla il pane può essere un elemento chiave.
La simbiosi tra il pane e la nostra società affonda le sue radici nella notte dei tempi. Il pane è l’alimento che non deve mai mancare sulle nostre tavole o così ci hanno insegnato, altrimenti dietro l’angolo c’è la fame, la rivolta sociale, i tumulti e i manzoniani assalti ai forni.
Se il contagio del virus comincia a ridursi quello della povertà è in controtendenza e la richiesta di cibo comincia a salire. Sempre più persone si trovano in difficoltà e quasi mai il pane fa parte degli aiuti che vengono distribuiti, non perché a nessuno sia venuto in mente di farlo ma perché è estremamente difficile il suo recupero a causa della polverizzazione dei punti di produzione e distribuzione. Insomma il pane c’è e in abbondanza ma è estremamente difficile recuperarlo..
Ne sa qualcosa il progetto Food Pride che a Torino, con l’abbattersi dello tsunami Coronavirus, ha dovuto rimodulare le proprie attività ma sempre nel segno del recupero e della ridistribuzione ai bisognosi. E in tutto questo “il giro del pane”, che nel 2019 aveva permesso grazie ai Priders il recupero di poco più di 3 tonnellate, si è ampliato per provare a recuperare quanto più pane possibile.
Partiamo
da Vicente
Cabrera,
artista
cileno e Sentinella dei Rifiuti che
anima, anzi
animava,
i sabato mattina al
mercato di Porta
Palazzo
nel progetto ReoPP insegnando agli ambulanti come fare al meglio la
raccolta differenziata ed
evitare gli sprechi.
“Tutti
i giorni, insieme al mio amico Babara della Guinea-Conakry, andiamo
da Panacea in via Baltea con bici e carretto per
recuperare l’invenduto di quello che, secondo
tutti i recuperatori di Porta Palazzo,
è il più buon pane di Torino. Lo
carichiamo e
pedalata dopo pedalata lo
portiamo da Maria Zingarelli che ha trasformato il suo ristorante in
un luogo dove si preparano centinaia
di
pasti al
giorno per
persone
in difficoltà.
Recuperiamo
dai 15 ai 20 chilogrammi di pane tutti i giorni. È
una attività particolare che ti fa crescere perché – continua
Vicente - oltre
al gesto concreto di prendere del pane e darlo a chi non può
permetterselo, contemporaneamente ti inserisce in una rete di persone
e realtà, totalmente eterogenee e
differenti tra loro,
che collaborano per
uno scopo unico.
Tutti
civili, nel senso di persone normali, che nell’emergenza
collaborano per aiutare il prossimo”.
“Andiamo in due forni, dal Fornetto e dal Pane degli Dei in Borgo San Paolo – spiega Giulia Farfoglia dell’Associazione Eufemia - e in più visto che la nostra associazione è uno degli snodi del Comune di Torino riceviamo le donazioni di pane da parte del Pam di via Salbertrand. Il recupero avviene con bici e carretti guidati dalle nostre Sve, le ragazze del servizio di volontariato europeo, e quando le quantità diventano importanti ci muoviamo auto. Tutto quello che recuperiamo lo distribuiamo all’Housing Sociale del Gruppo Arco e al dormitorio in via Marsigli. Il pane -dice Giulia - è sempre un bene primario e in Italia, per come siamo abituati se manca sulla tavola è un problema. Nonostante il periodo sia di emergenza è un alimento sempre in eccedenza e gli stessi panettieri lo donano volentieri”.
Guido
Maglioli,
anche
lui
una Sentinella dei Rifiuti, nel suo quartiere ha deciso di recuperare
e ridistribuire il pane.
“Tutte
le sere faccio il giro in
sei panetterie di
Aurora.
Non sempre ci sono dei veri e propri avanzi e alcune volte gli stessi
panettieri prendono merce dal banco e la donano, pur di donare
qualcosa. All’inizio
c’erano molte difficoltà,
la più grande è stata quella di far coincidere il momento della
chiusura dell’attività commerciale con quello del recupero.
Semplicemente perché chiudono quasi tutte alla stessa ora. Visto che
il dono dell’ubiquità è
solo Don Bosco mi sono organizzato con Basi, un Ecomoro, e ci siamo
suddivisi il lavoro. Lui intercetta le eccedenze prima
della chiusura e con l’auto passo a recuperarle. Tutto ciò che
recuperiamo viene ridistribuito al dormitorio del Cottolengo, ai
Bagno di Via Agliè uno degli snodi creato dalla Città di Torino e
qualche volta passa a
ritirarlo anche
la Protezione Civile.
Domenica mattina – racconta Guido - ho portato ben 12 sacchi al Cenacolo di Don Adriano di via Belfiore e sono stati felicissimi di riceverlo. C’è sempre richiesta e, se nessuno va a recuperarlo, questo pane finirebbe tra i rifiuti o se va bene agli animali quando è secco. Mediamente riusciamo a recuperare dai 50 ai 60 kg di pane al giorno. Questa attività da una doppia soddisfazione. La prima forse banale è quella di sapere che questo pane serve davvero così la nostra azione risulta pratica e concreta. Mentre la seconda è quella di contribuire a contrastare lo spreco di cibo in un momento così delicato. Mi rincuora in questo momento vedere che ci sono tanti singoli che si stanno adoperando per aiutare chi ha bisogno. Aiutando il vicino di casa o altre persone di cui conoscono le difficoltà e non si tirano indietro, non rimangono indifferenti”.
Infine Gigi, altra Sentinella, che recupera il pane dal Forno Sarcone a Porta Palazzo. “Con Food Pride ci siamo attivati fin da subito provando a coordinare la domanda e l’offerta. Personalmente dal lunedì al venerdì recupero pane e focacce nel primo pomeriggio e lo porto al circolo Arci La Cricca che, a causa dell’emergenza, prepara pasti da asporto per i più bisognosi all’interno del progetto Fooding. Mentre al sabato il recupero va a finire al Il Giardino Veg che prepara pasti per i dormitori. Spesso il recuperato è troppo e qui arriva il bello. Qualche telefonata e la rete dei vari progetti disseminati sul territorio si attiva per indirizzare il pane a chi in quel momento è sprovvisto, dagli snodi comunali ai progetti indipendenti. Non avanza nemmeno mezza pagnotta. Certo il recupero delle eccedenze non permette di garantire tutti i giorni la stessa quantità di pane per tutti ma ci aiuta l’ottimismo dei panettieri che ogni giorno producono più di quello che effettivamente vendono. Probabilmente lo fanno apposta, sanno che alla fine quel pane non verrà mai sprecato”.