Covid, ASviS: per uscire dalla crisi bisogna ripensare il modello di sviluppo a favore di una strategia green
Il nuovo studio dell’Alleanza per lo Sviluppo Sostenibile vuole stimolare su nuove basi la ripresa socio-economica. "Gli italiani sono consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibili pandemie, ma anche della fragilità dell’attuale sistema economico e sociale"
05 May, 2020
Fronteggiare la crisi da Covid-19 riorientando il modello di sviluppo e perseguendo
con determinazione l’attuazione dell’Agenda 2030, per rafforzare il sistema socioeconomico e rendere il
Paese meno vulnerabile a shock futuri. Il nuovo Rapporto dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile
(ASviS) “Politiche per fronteggiare la crisi da COVID-19 e realizzare l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile",
realizzato grazie al contributo degli oltre 600 esperti che operano nei suoi gruppi di lavoro, valuta l’effetto
della crisi sulle diverse dimensioni dello sviluppo sostenibile e propone azioni per stimolare la ripresa in linea
con l’Agenda 2030 e il Green deal.
Questo nuovo Rapporto dell’ASviS rappresenta il contributo della più grande rete della società civile italiana
alla progettazione delle politiche nazionali, regionali e locali in un’ottica di sviluppo sostenibile, coerente con
gli orientamenti europei, anche in vista dell’impiego delle ingenti risorse finanziarie che verranno messe a
disposizione dall’Unione europea.
Gli italiani sono ormai consapevoli non solo dei legami tra rischi ambientali e possibile insorgenza di
pandemie, ma anche della fragilità dell’attuale sistema economico e sociale. Come confermano le recenti
rilevazioni di Ipsos e Eumetra, è aumentata rispetto a pochi mesi fa la priorità assegnata alle diverse
dimensioni dello sviluppo sostenibile.
Secondo Ipsos, la stragrande maggioranza degli intervistati a livello
globale (72%) ritiene che la crisi climatica sia una minaccia pari a quella del Covid-19 e che nella ripresa
economica dopo alla crisi sanitaria sia prioritario porre in essere azioni di contrasto ad essa (63%). Il 71%
ritiene che se il governo non agirà subito per combattere la crisi climatica avrà fallito il suo compito, mentre
il 66% dichiara che ripenserà il proprio voto se il partito di riferimento non prenderà azioni al riguardo e il
50% è contro una ripresa economica che possa peggiorare le condizioni ambientali.
“L’Italia deve decidere che direzione prendere: se proseguire su quella indicata dalla Legge di Bilancio per il
2020, molto più orientata alla sostenibilità delle precedenti, e degli orientamenti strategici dell’Unione
europea o se, in nome della crescita del PIL a tutti i costi, sacrificherà i progressi fatti o programmati per i
prossimi anni, primo fra tutto il processo di decarbonizzazione, la sicurezza dei lavoratori e l’equità sociale”,
sottolinea Enrico Giovannini, Portavoce dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile (ASviS) che con le
sue 250 organizzazioni aderenti è la più grande rete della società civile mai creata in Italia per diffondere la
cultura della sostenibilità.
“Il Rapporto di oggi – sottolinea il Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini – analizza gli effetti della crisi sui
singoli obiettivi dell’Agenda 2030 e propone azioni, sia trasversali sia specifiche, a favore dello sviluppo
sostenibile in tutte le sue dimensioni (economiche, sociali, ambientali e istituzionali), che potrebbero essere
utilizzate dal Governo per disegnare le politiche orientate a fronteggiare l’emergenza economica e sociale,
nonché per disegnare quelle per il rilancio del Paese”.
Il Rapporto rileva che lo shock da Covid-19 ha un grave impatto sul capitale economico (drastica riduzione
della capacità produttiva, accelerata dalla caduta degli investimenti, e quindi dell’accumulazione di capitale;
caduta della ricchezza attuale e prospettica; ecc.), sul capitale umano (la disoccupazione e la sottoccupazione
riducono le conoscenze degli individui; il lockdown ha un impatto negativo sulle attività formative nei
confronti dei giovani, degli adulti e dei lavoratori; ecc.) e sul capitale sociale (riduzione delle interazioni;
difficoltà operative per il Terzo Settore; ecc.).
Gli effetti sul capitale naturale, positivi nella fase di blocco delle
attività socioeconomiche, possono diventare negativi nella fase di ripartenza qualora non si adottino misure
per lo smaltimento corretto di dispositivi di protezione individuali (mascherine, guanti, ecc.), per ridurre l’uso
di plastica monouso nella ristorazione e nelle mense aziendali, per evitare il ricorso generalizzato ai mezzi di
trasporto privati e per evitare l’abbandono dei programmi di transizione ecologica e di decarbonizzazione.
In sintesi, e rimandando al documento integrale per approfondimenti, segnaliamo alcune azioni che
aiuterebbero il Paese a “rimbalzare avanti” verso uno sviluppo più sostenibile:
- la semplificazione delle procedure amministrative per consentire un’attivazione rapida degli
investimenti pubblici, anche in vista di un utilizzo tempestivo dei futuri fondi europei;
- il ripensamento del ruolo dello Stato, a integrazione e supporto dell’azione del settore privato, per la
salvaguardia dei beni comuni e la promozione di comportamenti economici orientati al benessere di
tutti. Ciò comporta l’accelerazione della transizione all’economia circolare, una maggiore protezione
della salute e dei diritti dei lavoratori, l’estensione alle medie imprese dell’obbligo di rendicontazione
dell’impatto sociale e ambientale della loro attività, l’introduzione di finanziamenti con garanzia
pubblica per lo sviluppo sostenibile;
- l’accelerazione della transizione digitale come driver per lo sviluppo sostenibile, da affiancare a misure
per la conciliazione tra vita e lavoro (con particolare attenzione alla condizione femminile, che in questa
situazione rischia di essere sacrificata) attraverso il welfare aziendale e lo smart working, con effetti
positivi sulla mobilità e vantaggi per il clima e la qualità dell’aria;
- considerare centrale il capitale naturale, base della nostra salute, del nostro benessere e del modello
di sviluppo, e promuovere un piano di azione per le politiche abitative, la rigenerazione urbana e la
riqualificazione energetica del patrimonio edilizio;
- salvaguardare e rafforzare l’infrastruttura culturale, in ogni territorio e a livello nazionale, favorendo
una relazione integrata fra mondi della cultura, dell’educazione e del turismo;
- cogliere la sfida della didattica a distanza per migliorare l’accesso alla conoscenza, la qualità
dell’apprendimento, ridurre le disuguaglianze e offrire anche agli adulti occasioni di formazione continua
lungo l’intero arco della vita;
- utilizzare rapidamente, e in un’ottica sistemica, i fondi di coesione europei e nazionali della
programmazione 2014-2020 ancora non impegnati dallo Stato e dalle Regioni per progetti nel
Mezzogiorno.
“L’obiettivo delle politiche pubbliche – conclude Giovannini – deve essere quello di ridurre al massimo gli
effetti negativi dello shock e stimolare la ‘resilienza trasformativa’ del sistema socioeconomico. Per questo si
devono ‘ricostruire’ al più presto tutte le forme di capitale deteriorato dalla crisi, specialmente quello umano”.