Usa e getta durante e dopo la Fase 2 Coronavirus: intervista di Eco dalle Città al ministro dell'Ambiente, Sergio Costa
Come limitare l'utilizzo e l'impatto di guanti, mascherine e contenitori monouso? Costa: "Per quanto riguarda i contenitori monouso, è importante che siano biodegradabili". Con il ministro facciamo anche il punto della situazione su recepimento della direttiva SUP e bioplastica
14 May, 2020
Nella cosiddetta "Fase 2", con la possibilità della vendita d'asporto per bar e ristoranti, c'è il rischio di un aumento considerevole dell'uso di contenitori monouso. Un aumento consistente di rifiuti potrebbe avvenire anche per l'utilizzo di mascherine e guanti usa e getta. Tenendo conto delle necessità di igiene dettate da questo periodo particolare, avete ragionato su come limitare l'utilizzo e l'impatto del monouso?
“Per quanto riguarda guanti e mascherine, intendiamo coinvolgere l'Ordine dei farmacisti e la grande distribuzione per posizionare dei raccoglitori per quelli usati. Già alcune aziende stanno facendo la sanificazione di questi prodotti (negli Stati Uniti è già definita) per usarli come materia prima seconda, quindi con un ritorno economico nell'ottica dell'economia circolare. Per quanto riguarda i contenitori monouso, è importante che siano biodegradabili: è un valore economico e ambientale allo stesso tempo. L’usa e getta, quindi, che va comunque limitato il più possibile, va visto alla luce della battaglia che abbiamo iniziato il primo giorno in cui sono diventato ministro, annunciando la campagna plastic free. Una campagna che stiamo proseguendo, in modo ragionevole e step by step, senza voler aggredire nessuna produzione o nessun soggetto, ma aiutando, ad esempio con il credito d'imposta a favore di coloro che rinunciano alle plastiche di imballaggio o optano per prodotti recuperabili biodegradabili”.
In tema di monouso, la Commissione europea ha ribadito l'intenzione di mantenere inalterata la scadenza per la direttiva SUP: a che punto siete del percorso di recepimento?
“Vogliamo essere tra i primi Paesi dell’Unione europea a recepire la direttiva, il cui obiettivo è ridurre l’incidenza sull’ambiente, in particolare su quello marino, e sulla salute umana, di determinati prodotti di plastica monouso, nonché promuovere la transizione verso un’economia circolare con modelli imprenditoriali, prodotti e materiali innovativi. L’Italia deve recepire la direttiva entro luglio 2021 e certamente rispetterà tale termine, anche se ad oggi sono ancora in discussione le linee guida che la Commissione sta elaborando proprio in vista del corretto recepimento della direttiva. E’ interessante notare che, oltre al bando dal 2021 di una serie di articoli in plastica monouso come piatti, posate, cannucce e cotton fioc (questi ultimi banditi nel nostro Paese già dal 1° gennaio 2019), la normativa fissa un obiettivo di raccolta del 90% per le bottiglie di plastica entro il 2029 e determina che entro il 2025 il 25% delle bottiglie di plastica debba essere composto da materiali riciclati, quota che salirà al 30% entro il 2030”.
Nella cornice della direttiva SUP, i prodotti in plastica biodegradabile e compostabile saranno vietati oppure potranno continuare ad essere utilizzati in Italia?
“Secondo la direttiva, le plastiche biodegradabili e compostabili rientrano tra i materiali vietati, ma l’Italia sta valutando l’eventualità di adottare un diverso atteggiamento. Già nel 2018 la Strategia europea per la plastica prendeva atto che la maggior parte della plastica etichettata come biodegradabile generalmente si degrada in presenza di condizioni specifiche, che non sempre si presentano nell’ambiente naturale, e quindi può in ogni caso danneggiare gli ecosistemi. La biodegradazione nell’ambiente marino presenta particolari difficoltà. E’ preferibile, dunque, la riduzione, o l’abbandono per alcune categorie, di prodotti monouso a favore di prodotti durevoli e riutilizzabili. In ogni caso, siamo consapevoli che quella della bioplastica è una filiera produttiva tutta italiana, che intendiamo valorizzare. Proprio in questi giorni ho firmato la costituzione dello statuto del consorzio Biorepack, che raccoglie le 252 imprese produttrici di bioplastiche. Dai risultati di studi recenti emerge che possono essere smaltite nel compost con tempi molto interessanti e quindi è sicuramente un percorso da valorizzare. Sempre considerando, però, che il primo punto della strategia della gestione dei rifiuti deve esserci la loro riduzione".