La Procura di Roma sequestra una parte del Tmb di Rocca Cencia: 'Grave pericolo per la salute pubblica e per l’ambiente'
Secondo la Procura veniva omesso "di stabilizzare efficacemente la frazione putrescibile selezionata dai rifiuti urbani, con conseguente produzione sistematica di un rifiuto con valori Ird (indice respirometrico dinamico, ndr) ben oltre il valore di 1000 “tale da non potersi ritenere biostabilizzato”
13 July, 2020
(agenzia dire)
La Procura di Roma ha stabilito il sequestro di una parte del Tmb Rocca Cencia di Ama e ha contestualmente nominato amministratore giudiziario Pierluigi Palumbo, attualmente amministratore giudiziario anche del Colari e quindi anche dei due tmb che si trovano accanto alla discarica di Malagrotta.
La sezione dell’impianto di trattamento meccanico biologico sequestrata è quellarelativa alla stabilizzazione della parte umida del rifiuto indifferenziato che lì viene conferita e che al termine del processo dovrebbe trasformarsi in frazione organica stabilizzata, un terriccio utilizzato per la ricopertura delle discariche.
Il sequestro è stato operato questa mattina dai Carabinieri del Noe sulla base di un provvedimento del Gip del Tribunale di Roma, richiesto dalla Procura, dello scorso 10 luglio. Sul posto sarebbe presente anche il neo amministratore giudiziario Palumbo, che starebbe incontrando i dirigenti di Ama. L’impianto continua a lavorare.
ROMA, 6 INDAGATI PER TMB ROCCA CENCIA: TRA LORO EX DG BINA E BAGATTI
La Procura della Repubblica di Roma ha indagato 6 persone per il cattivo funzionamento del tmb Ama di Rocca Cencia, di cui questa mattina è stata sequestrata (a scopo preventivo) la sezione della stabilizzazione della frazione organica in ingresso. L’ex dg della municipalizzata Stefano Bina, l’ex direttore operativo ed ex amministratore unico (attualmente responsabile dell’Ufficio Studi), Massimo Bagatti, l’attuale responsabile del Servizio Impianti, Marco Casonato, il responsabile del Tmb, Riccardo Stracqualursi, l’ex responsabile dell’impianto di trattamento meccanico biologico, Emanuele Lategano, e l’ex responsabile del Servizio Impianti, Pietro Zotti, in concorso tra loro avrebbero violato i commi 1 e 4 dell’articolo 256 del Testo unico dell’Ambiente.
In particolare, non avrebbero rispettato 15 prescrizioni contenute nell’autorizzazione integrata ambientale dell’impianto rilasciata nel 2009 dalla Regione, “nonché violando sistematicamente e continuativamente le condizioni generali di esercizi stabilite nell’Aia citata”. In sostanza nel Tmb, secondo la Procura, veniva effettuata “una produzione di rifiuti difforme rispetto alle quantità riportate dalla predetta Aia e nelle specifiche Bat (migliori tecnologie disponibili, ndr) di settore, e omettendo di stabilizzare efficacemente la frazione putrescibile selezionata dai rifiuti urbani, con conseguente produzione sistematica di un rifiuto classificato con codice Eer 190501 (parte di rifiuti urbani e simili non compostata), con valori Ird (indice respirometrico dinamico, ndr)” ben oltre il valore di 1000 “tale da non potersi ritenere biostabilizzato”.
Le indagini della Procura sono iniziate nel 2016 a fronte delle numerose denunce arrivate dai cittadini della zona (similmente a quanto avvenuto con i residenti nei pressi del Tmb Salario, poi andato distrutto in un incendio nel dicembre 2018) e la consulenza disposta dai magistrati ha accertato che il malfunzionamento dell’impianto è proseguito anche nel 2019.
Proprio dalla consulenza è emerso che “dall’impianto provengono emissioni odorifere dovute allo stoccaggio di rifiuti in parte sotto tettoia e in parte in area non coperta, all’eccessivo riempimento della fossa di scarico a causa di una non corretta modulazione delle operazioni di scarico che impedisce l’utilizzo delle molteplici bocche di scarico a servizio della sezione di ricezione, alla costante apertura dei portoni di accesso alla sezione di ricezione anche dopo l’effettuazione delle operazioni di scarico, al non funzionamento del sistema di aspirazione aria, gestione difforme da quella di progetto che compromette l’efficienza dei presidi ambientali presenti”.
Secondo il gip Paolo Andrea Taviano, questa situazione “di illecito funzionamento dell’impianto è ampiamente reiterata nel tempo, essendo oggetto anche di altro procedimento penale relativamente al periodo antecedente a quello in oggetto del presente procedimento (2015 e fino al gennaio 2016” e in tutto ciò Ama “non ha adottato alcuna strategia gestionale per risolvere i problemi e adeguare l’impianto alle prescrizioni dell’impianto”.
Si è così creata, secondo il giudice, una situazione di “grave pericolo di compromissione per la salute pubblica e per l’ambiente”, anche in considerazione “dell’elevato flusso dei conferimenti di rifiuti presso l’impianto”.
Tuttavia, per consentire al tmb di continuare a lavorare, vista l’estrema fragilità del sistema impiantistico dei rifiuti di Roma, gip ha nominato Luigi Palumbo amministratore giudiziario “con facoltà d’uso dell’impianto in sequestro al fine di procedere agli interventi necessari all’adeguamento tecnico dello stesso alle prescrizioni dell’autorizzazione”.
Ma nel mirino degli inquirenti non c’è solo la cattiva gestione del tmb. Infatti, tra le prescrizioni violate ed evidenziate dai consulenti ce ne sono alcune che riguardano le disposizioni relative alla sicurezza dei lavoratori. Motivo per il quale l’indagine non si fermerà qui.