Targhe alterne, Saitta beffato
I Comuni aderiscono all’iniziativa anti-smog ma i vigili non multano
20 October, 2005
<b>DEBUTTO TRA LE POLEMICHE ANCHE A TORINO CONTROLLI BLANDI E MOLTI LA FANNO FRANCA: ELEVATE 127 CONTRAVVENZIONI
Alessandro Mondo</b>
Giornata campale per gli automobilisti torinesi, costretti a familiarizzare ancora una volta con le targhe alterne: messe in soffitta al termine dell’inverno scorso e subito dimenticate. A complicare il quadro ci si è messa pure la pioggia: troppo poca, secondo la Provincia, per giustificare la revoca del provvedimento (oggi si replica, ma a beneficio delle targhe pari); più che sufficiente per i molti che, alzando il naso verso il cielo grigio, si erano convinti del contrario. Senza considerare tutti quelli, e sono parecchi, sinceramente all’oscuro della limitazione ampiamente annunciata da giornali e telegiornali: «Targhe alterne? Quando, come, dove»? E giù a telefonare ai vigili urbani, tempestati di chiamate per l’intera giornata.
Con tutto, a Torino le multe (da 71 euro ciascuna) sono state 127 a fronte di 660 controlli; la conseguente riduzione del traffico pari al 13,5%. Mentre nei 13 Comuni che insieme al capoluogo aderiscono al provvedimento - udite udite - non ne è stata fatta nemmeno una. Zero sanzioni. Possibile che ad Alpignano, Beinasco, Borgaro, Carmagnola, Collegno, Grugliasco, Moncalieri, Orbassano, Rivoli, Settimo, Venaria, Vinovo e Volpiano i vigili urbani abbiano dovuto deporre il taccuino davanti ad un esercito di automobilisti integerrimi o muniti di permesso? Un conto è essere di manica larga, almeno nel primo giorno del divieto anti-smog, ma hai voglia a interpretare uno «zero». Zero multe nei 13 Comuni allineati alle direttive della Provincia, come in quelli di Chieri, Chivasso e Nichelino: che però fin dall’inizio hanno detto di non voler aderire alle targhe alterne, e per questo si sono già beccati una lettera di diffida firmata da Saitta. A proposito: proprio ieri Giuseppe Catizone, sindaco «ribelle» di Nichelino, si è premurato di far sapere che i centralini «sono stati intasati dalle telefonate di congratulazioni da parte di decine e decine di residenti nei Comuni limitrofi»: «Il nostro ufficio legale sta valutando le contromosse per difendere l’autonomia della Città». «Targhe alterne anche con la pioggia. Chiamparino prende in giro i torinesi», accusa Agostino Ghiglia per Alleanza nazionale. «Basta terrorismo sulla salute», proclama Silvio Viale, Radicali, e sfida l’assessore provinciale ad un dibattito pubblico sul divieto.
E la Provincia? Il presidente di Palazzo Cisterna cade dalle nuvole. «Se i numeri delle multe sono questi, il fatto è inquietante - commenta Antonio Saitta -. La responsabilità di fare rispettare le ordinanze è dei sindaci e della polizia municipale. Qui non si tratta di aderire ad un atto formale ma di tutelare la salute dei propri cittadini». Concetto ribadito dall’assessore Piras (Qualità dell’Aria), impegnato da mesi nella difficile arte di mettere d’accordo Comuni diversi, che però si spinge un po’ oltre: «Siamo solo all’inizio, nei prossimi giorni verificheremo con attenzione l’andamento della situazione».
Oggi si replica: stesso orario, circolazione alternata dalle 8,30 alle 18. La differenza è che stavolta potranno circolare i veicoli ecologici con ultimo numero di targa pari (lo 0 è considerato tale). Il testo dell’ordinanza, per chi ha voglia di andarsela a leggere, è riportato sul sito di Palazzo civico: www.comune.torino.it.
Ieri devono averlo fatto in pochi. Per avere un piccolo spaccato della situazione a Torino ci è bastato interpellare gli automobilisti che entravano in due parcheggi cittadini: «Galileo Ferraris» e «Valdo Fusi». Su dieci auto con targa pari, nove circolavano senza permesso. Li informi del provvedimento e ti guardano con gli occhi sgranati. C’è chi ha un sussulto, e come prima reazione si trincera dietro l’anonimato. Altri si voltano verso il lunotto posteriore, come se vedessero materializzarsi il vigile in agguato. Qualcuno ti ringrazia pure: «Accipicchia, grazie per avermelo detto». Mentre l’unico che ha l’autorizzazione la sbandiera come un fatto scontato: «Certo che ho il permesso, ce l’hanno tutti no?».