Fridays for Future, il 9 ottobre sciopero nazionale per il Clima
Il movimento scrive: "Nessun governo, men che meno quello italiano, ha cominciato ad affrontare in modo serio i numerosi richiami ed allarmi che la comunità scientifica ci ha fornito fino ad oggi. Siamo ancora in tempo per cambiare tutto"
05 October, 2020
"La pandemia ha reso evidenti le contraddizioni del nostro sistema economico e sociale" ma "nonostante ciò la crisi climatica continua ad essere ignorata dalla classe politica": così Fridays for Future, il movimento globale per la giustizia climatica e ambientale, proclama lo sciopero nazionale per il clima in tutte le città italiane per venerdì 9 ottobre, invitando "tutte e tutti a scioperare da una giornata di scuola o di lavoro e ad unirsi alla mobilitazione della propria città, o organizzandone una da zero".
Il movimento, che si impegna a "rispettare le disposizioni di sicurezza per la protezione contro il coronavirus", ribadisce: "siamo costretti a tornare in piazza per chiedere alle istituzioni di agire". "Nessun governo, men che meno quello italiano, ha cominciato - si legge - ad affrontare in modo serio i numerosi richiami ed allarmi che la comunità scientifica ci ha fornito fino ad oggi. I politici hanno tutti gli strumenti per comprendere la portata esistenziale dell'emergenza ambientale, climatica ed ecologica che stiamo affrontando".
Fridays for Future rileva noltre poi che "questa decade è cruciale per la sopravvivenza della nostra società" e che scelte, decisioni e le politiche "saranno determinanti per il futuro delle prossime generazioni"; il 2020, prosegue, deve inoltre essere l'anno in cui "cominciare ad implementare le giuste politiche di transizione ecologica, dove lavorare per avere una speranza di contenere il riscaldamento globale entro i + 1.5 gradi centigradi di aumento medio delle temperature globali rispetto ai livelli pre-industriali".
Per il movimento "siamo ancora in tempo per cambiare tutto", ma c'è bisogno " di una legge di bilancio rivoluzionaria, di un'economia non più basata sul Pil ma sul benessere, di un'Europa che si impegni a ripagare il suo debito con il sud del mondo".