Sblocca Italia, Tar del Lazio annulla il decreto attuativo per potenziare o costruire nuovi inceneritori
Il provvedimento prescriveva il potenziamento delle capacità di trattamento degli impianti già esistenti in Italia e ne disponeva la realizzazione di altri in tutta la penisola ritenendoli “strategici”. Tutto questo però senza aver effettuato la VAS, che per l'appunto è la Valutazione Ambientale Strategica
07 October, 2020
Stop all'incenerimento “selvaggio”. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso di numerosi comuni e sigle ambientaliste contro il Dpcm del 10 agosto 2016, con cui l'allora Governo Renzi dava attuazione al famigerato articolo 35 dello Sblocca Italia. Il provvedimento prescriveva il potenziamento delle capacità di trattamento di 40 dei 42 inceneritori già esistenti in Italia e disponeva la realizzazione di altri impianti in tutta la Penisola, ritenendoli “strategici”. Tutto questo però senza aver effettuato la VAS, che per l'appunto è la Valutazione Ambientale Strategica obbligatoria per piani di questo tipo, in osservanza alla direttiva europea 2001/42/CE. Secondo il governo se ne poteva pure fare a meno, sarebbe bastato effettuarla nella fase di progettazione di ogni singolo impianto. Ma il Tar ha detto no. Si legge nella sentenza:
"...se pure era consentito qualificare gli impianti in questione come di rilevanza strategica nazionale ai fini di soluzione temporanea di una patologica situazione sulla gestione dei rifiuti, data dalla prevalenza dello smaltimento in discarica, riguardante tutto il territorio nazionale senza per questo abdicare al principio di 'gerarchia dei rifiuti' – come illustrato a proposito del primo motivo di ricorso - la P.C.M. avrebbe dovuto comunque provvedere ad attivare la procedura di assoggettabilità alla VAS prima dell’emanazione del dpcm attuativo qui impugnato e non lasciare alla diversa Valutazione regionale postuma l’incombenza relativa. Alla luce di quanto dedotto, pertanto, il ricorso deve essere accolto sotto il profilo appena descritto..." (leggi la sentenza completa: http://www.leggerifiutizero.org/wp-content/uploads/2020/10/Sentenza_tar_Lazio.pdf).
Come
spiega il Movimento Rifiuti Zero, che ha partecipato al ricorso con
diversi circoli locali, nonostante resti confermato un margine di discrezionalità al governo sulla
qualificazione degli inceneritori come “infrastrutture
strategiche di preminente interesse nazionale”, il tribunale stabilisce che
la stessa qualificazione deve comunque “garantire che la gestione
dei rifiuti sia effettuata senza
danneggiare la salute umana e
senza recare pregiudizio all’ambiente, in particolare senza
creare rischi per l’acqua, l’aria, il suolo, la flora e la
fauna”.
Il decreto attuativo dello Sblocca Italia era stato già bocciato dalla Corte di Giustizia europea a maggio 2019, mentre il Tar del Lazio aveva più volte rinviato il dibattimento. "Oggi si è finalmente concluso con una sentenza che di fatto azzera le previsioni di potenziamento o di costruzione di nuovi inceneritori “ - scrive in una nota Rifiuti Zero Lazio - “Contiamo ora che il ministro dell’ambiente ed il governo tutto dia un segnale chiaro azzerando e riscrivendo daccapo la formulazione dello stesso articolo 35 della Legge 164/2014 in quanto lo Sblocca Italia è oramai da considerarsi illeggittimo sia per l’azione popolare che ha fermato la sua attuazione che per il recentissimo recepimento della Direttiva europea 851/2008 che esclude il 'recupero di energia' dai nuovi obiettivi di riciclaggio del programma di economia circolare”.
La notizia è stata accolta con grande soddisfazione anche da parte di altri ricorrenti contro il Dpcm. Il Comune di Sesto Fiorentino, che ha partecipato al ricorso per scongiurare la costruzione dell'inceneritore di Case Passerini, scrive: “Ancora una volta la giustizia amministrativa è stata chiamata a sanare l’ennesima forzatura tentata da chi, a tutti i costi, voleva imporre un’opera inutile e dannosa al nostro territorio. Così come in Sicilia, dove il Dpcm prevdeva la costruzione di due nuovi inceneritori: “Il Tar ci ha dato ragione dopo anni di impegno. Ha confermato che non si può fare a meno di confrontarsi con i territori – ha detto la presidente regionale di Rifiuti Zero Sicilia, Manuela Leone – Quando si parla di impiantistica strategica, le soluzioni calate dall'alto non vanno bene. L'obiettivo deve rimanere sempre quello di ridurre la produzione dei rifiuti, per poi gestirli puntando su riciclo”.