Albertini e la giunta campioni di pavidità
da La Repubblica del 22.11.2005
22 November, 2005
CARLO ANNOVAZZI
Il coraggio non è buttarsi stupidamente nel vuoto ma affrontare le situazioni per cambiarle, migliorarle. Attaccare, prendersi i rischi per guadagnare terreno.
Il coraggio è inglese. Ken Livingstone di professione fa il sindaco di Londra, la città più importante e più all´avanguardia del mondo dopo New York. La metropoli al cui interno gira una metropolitana gigantesca era comunque aggredita da un traffico ingestibile. I parchi, immensi anche in pieno centro, non bastavano più a far respirare bene gli abitanti.
Ken il rosso ci ha provato. Nel 2003 ha detto basta al traffico nella City. Ha piazzato 688 telecamere in un´area di otto miglia quadrate (venti chilometri quadrati) dove vivono 136mila persone, le ha collegate ad un computer e ha curato le auto che lo sfidavano oltrepassando il confine.
Ha anche concesso permessi: ai tassisti, ai militari, ai disabili, alle ambulanze, a chi aveva cambiato vettura o moto e viaggiava senza inquinare. Poi si è messo sulla riva del Tamigi ed ha aspettato.
Due anni dopo, il risultato è una vittoria: traffico ridotto del 18 per cento, congestione del trenta per cento. E, ancora, meno inquinamento, condizioni migliorate per ciclisti e pedoni, ricavo netto di 50 milioni di sterline (74 milioni di euro) da investire in autobus, bici, tratti pedonali.
Il coraggio non lo ha avuto Gabriele Albertini. Con una adeguata scala di proporzioni, Milano presentava tutte le caratteristiche londinesi.
Buona metropolitana, traffico altissimo, inquinamento alle stelle, voglia di cambiamento. Gli è mancato il coraggio. Ascoltate le parole di Giorgio Goggi, l´assessore al Traffico. «Se avrà il coraggio, il prossimo sindaco potrà riuscire a realizzare cose straordinarie» ha detto ieri al convegno organizzato da Legambiente per presentare la classifica che vede Milano ottantaduesima in Italia per qualità ambientali. Ha anche spiegato che a far saltare provvedimenti importanti e, almeno in piccola parte, risolutivi sono stati i veti trasversali. Politici, ma non solo. Il sindaco commissario straordinario del traffico non ha voluto scontentare alleati e votanti, commercianti e imprenditori, nani e ballerine.
Malcontenti teorici, perché la realtà londinese ha smontato il castello costruito per difendere privilegi, tutti sono soddisfatti della piccola limitazione che sta dando grandi benefici. E perché un sondaggio dimostra che il 60% dei milanesi si dice disponibile a pagare un pedaggio d´ingresso in centro. Albertini ha lasciato le cose sospese, sospese come le polveri fini che ogni giorno respiriamo e ci condizionano voce, bronchi, polmoni. Ha studiato il biglietto di ingresso che fa tanto scena chiamare road pricing e poi lo ha lasciato lì, come una minaccia che però tutti sapevano sarebbe rimasta tale.
Dopo aver ammesso una verità, l´assessore Goggi ne ha poi omessa un´altra. «Il traffico milanese è più percepito che reale». Sì, non è vero che per due ore di mattina e almeno altrettante la sera la gente resta in coda per percorrere sei chilometri. No, caro assessore, il traffico dentro e fuori la città è ancora parecchio ed è vissuto da tante, tante persone che ogni giorno perdono minuti di vita da dedicare a cultura, amore, sport, riposo.
«Noi abbiamo ridotto il traffico del 13%» ha aggiunto. Non ne dubitiamo, non abbiamo motivo per farlo di fronte a cifre sbandierate con tanta sicurezza. Ma la percentuale non consente comunque a Goggi di far passare noi, inghiottiti dal traffico, per visionari. Noi il coraggio di sfidarlo, questo traffico reale, lo abbiamo. Ma vorremmo farlo anche a motori spenti. A piedi, senza poi dover respirare veleni scaricate dalle marmitte. In bicicletta, senza correre il rischio di venir arrotati da improvvisati Schumacher liberi di scorrazzare anche in centro. Speriamo ci aiuti il prossimo sindaco.