Il dopo Kyoto è già cominciato
Il trattato salva-clima andrà avanti anche dopo il 2012, ma gli Usa restano fuori - da La Stampa del 12.12.2005
12 December, 2005
<b>Ambiente: cauta soddisfazione per il vertice mondiale di Montreal, Washington partecipera’ solo ai colloqui non vincolanti
Paolo Mastrolilli</B>
NEW YORK
Il protocollo di Kyoto è sopravvissuto al vertice sul clima che si è concluso sabato a Montreal, anche se gli Stati Uniti restano fuori e molti esperti temono che i firmatari mancheranno gli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas stabiliti per il 2012. L'incontro è finito con due accordi: primo, l'anno prossimo i Paesi membri cominceranno il negoziato per decidere i tagli da fare dopo il 2012; secondo, Washington parteciperà al binario parallelo del processo, cioé le discussioni non vincolanti sul riscaldamento globale.
Il trattato di Kyoto era stato firmato nel 1997 ed è entrato in vigore nel febbraio scorso, con la ratifica da parte di 157 Stati. Il protocollo impegna 35 Paesi industrializzati a ridurre del 5 per cento le loro emissioni gassose rispetto ai livelli del 1990, entro il 2012. Sarebbe il primo passo per rispondere al riscaldamento globale, che nell'ultmo secolo ha portato a un aumento medio delle temperature di 1,8 gradi Fahrenheit. La maggior parte degli scienziati pensa che ciò sia dovuto alle emissioni di gas nell'atmosfera, e gli effetti già si vedono nello scioglimento dei ghiacci polari. Di questo passo dobbiamo aspettarci un innalzamento delle acque, tempo sempre più instabile, e persino il cambiamento delle correnti negli oceani.
Il trattato era stato negoziato dal vice presidente americano Gore, ma il Senato non lo ha ratificato e Bush lo ha abbandonato nel 2001, sostenendo che si basa su dati scientifici non certi e costerebbe troppo agli Usa. Washington, tra l'altro, si lamenta perché il protocollo non impone riduzioni obbligatorie ai Paesi in via di sviluppo come Cina e India. Pechino e Nuova Delhi rispondono che loro hanno emissioni pro capite molto inferiori a quelle americane. Al momento, infatti, gli Stati Uniti producono circa un quarto dei gas mondiali, con una popolazione di 260 milioni di abitanti, mentre Cina e India hanno 1,3 e 1 miliardi di abitanti, con emissioni assai minori.
Tutti questi temi sono tornati sul tavolo della trattativa di Montreal, dove si sono scontrate due impostazioni. I sostenitori di Kyoto, Europa e Giappone in testa, favoriscono limiti obbligatori alla produzione di gas, sommati alla possibilità di vendere i «diritti di inquinamento» da parte di chi scende sotto i suoi obblighi. Gli Usa preferiscono riduzioni volontarie, investimenti tecnologici nell'energia pulita e intese bilaterali con i Paesi asiatici.
La linea dell'amministazione Bush non ha prevalso e quindi gli obiettivi di Kyoto per il 2012 sono stati confermati, con l'aggiunta dell'impegno a riprendere il negoziato l'anno prossimo per decidere gli ulteriori tagli da fare dopo quella scadenza. Gli Stati Uniti, dopo aver minacciato di far saltare la conferenza perché era stato invitato a parlare l'ex presidente Clinton, hanno accettato di partecipare ai colloqui non vincolanti nell'ambito della UN Framework Convention on Climate Change (UNFCCC), cioè la convenzione dell'Onu sulle questioni climatiche separata da Kyoto.
I problemi ora sono tre: centrare gli obiettivi del 2012, negoziare i nuovi, e trovare il modo per coinvolgere di nuovo gli Usa. Lo stesso Clinton, infatti, ha detto che «Bush ha completamente torto sul riscaldamento globale», ma ha aggiunto che per avere efficacia le iniziative sulla riduzione dei gas devono includere Washington. I primi due punti sono difficili, perché molti Paesi sono indietro nel rispetto dei parametri, e nel prossimo negoziato bisognerà ridiscutere anche gli obblighi di Cina e India. Per il terzo, molti analisti non si aspettano novità fino a quando Bush sarà presidente.