Quadrino: «Nessun rischio blackout Ma servono subito nuovi fornitori»
L’AD DI EDISON «L’ITALIA RESTA UN CASO ANOMALO: PRIMA TROPPO PETROLIO, OGGI SOLO IL METANO»
20 January, 2006
<b>Nuovo passo Enel per l’alleanza cinese
«Purtroppo il gelo rallenta la produzione e aumenta la domanda Ma questo è soltanto metà del problema»
ARMANDO ZENI
MILANO</b>
Di nuovo un’Italia a rischio black-out, come qualche anno fa. Cambiano le fonti energetiche, il loro mix, prima solo petrolio o quasi, adesso gas, sempre più gas, ma il risultato non cambia. Lei è un addetto ai lavori, dottor Quadrino: di professione fa l’amministratore delegato di uno dei maggiori gruppi energetici italiani, la Edison,conosce il mercato, conosce i fornitori, conosce le anomalie del sistema Italia, ci dia una risposta chiara: è il caso di preoccuparsi?
«Vuole una risposta secca?».
Si, una risposta secca.
«Allora è “no”».
Sicuro?
«Sarei preoccupato, come manager e come cittadino, se non facessimo niente per il futuro perchè ci troveremmo di fronte tra qualche anno a molti problemi. E’ chiaro che per l’Italia sarebbe colpevole non ragionare con serietà su come impostare la politica energetica, su come diversificare le fonti, su quali infrastrutture investire».
Facciamo un passo indietro, torniamo all’oggi, al gas che manca perchè in Russia fa troppo freddo. Solo colpa del generale inverno, dottor Quadrino?
«Questo è uno degli inverni più freddi degli ultimi vent’anni. E purtroppo, col gelo la produzione rallenta, la domanda aumenta e le forniture possono risentirne. Questo è quello che sta succedendo. Diciamo che è la metà del problema».
E l’altra metà?
«L’altra metà del problema è che negli ultimi anni in Italia si è prodotta sempre più energia elettrica usando gas. L’abbiamo deciso noi, noi sistema paese intendo dire, per alleggerire la dipendenza dal petrolio che costava troppo: così abbiamo sostituito parte delle centrali elettriche che andavano a gasolio con nuove funzionanti a gas, abbiamo ridotto l’uso di combustibili a olio che sono più inquinanti preferendo il metano».
Questo è il motivo per cui altri paesi, la Germania, la Francia, non stanno avendo i nostri problemi col gas?
«Francia e Germania non utilizzano una percentuale così elevata di gas per produrre elettricità: si sa, hanno fatto scelte diverse. Noi in Italia produciamo il 60% di energia elettrica da gas, gli altri usano il carbone, hanno il nucleare».
E ora che l’Italia va a gas, come dice lei, il gas manca...
«Non bisogno fare dell’allarmismo, il gas non manca. Ci troviamo di fronte a una situazione particolare, a un inverno gelido capitato in un momento in cui l’offerta di metano ha vissuto qualche problema di fornitura per via delle tensioni politiche tra Russia e Ucraina, niente di drammatico ma tanto è bastato a rivelarne la fragilità e a creare di conseguenza qualche tensione sul mercato».
Però, tutti giurano, lei, i suoi colleghi di Eni ed Enel, il ministro Scajola, che non ci sarà nessun black-out: siamo sicuri?
«Il sistema ha le sue protezioni: ci sono le vecchie centrali a gasolio spente pronte a essere riaccese. Certo il governo deve consentire con un decreto alle aziende di riattivare questi impianti: usando olio combustibile al posto del gas nei prossimi tre mesi si possono risparmiare milioni di metri cubi di gas».
Senta, dottor Quadrino, allarmismo o no, c’è chi dice che quello che sta succedendo ripropone il problema di riequilibrare il portafoglio energetico italiano aumentando l’impiego del carbone in attesa di tornare al nucleare.
«Non c’è dubbio che l’Italia resta un caso anomalo in Europa. Prima eravamo troppo dipendenti dal petrolio. Oggi lo siamo dal gas e questo determinerà il costo dell’energia italiana nei prossimi dieci anni».
Il carbone costa meno...
«In Italia ci sono pochi siti che si prestano alla produzione di elettricità da carbone che costa meno, è vero, ma inquina di più. Le stime dicono che nel 2010 il 20% dell’energia elettrica italiana sarà prodotta in centrali a carbone, il 15% da fonti rinnovabili».
Nucleare zero?
«Qui il problema è politico, per ora vale la scelta fatta dalla maggioranza degli italiani di uscire dal nucleare. Se poi la si vuol rivedere...».
Insomma, dobbiamo tenerci il gas: si non si potrebbe fare almeno qualcosa per riuscire a diminuire la dipendenza da questo o quel paese?
«Si devono costruire impianti di rigassificazione che ci consentono di acquistare gas naturale da più fornitori. Noi ne stiamo costruendo uno a Rovigo, aprirà tra due anni. Si devono costruire nuovi gasdotti per portare il metano da aree diverse: l’Edison ne ha in cantiere uno sulla rotta Italia-Grecia-Turchia e che porterà in Europa gas iraniano e dell’Azerbaijan e un altro che porterà gas algerino in Sardegna e dalla Sardegna in Toscana. Approvvigionamenti sicuri e costi più bassi».
A proposito, questa penuria di gas quanto ci costerà?
«Per ora è successo che nel 2005, grazie agli investimenti effettuati, i prezzi dell’energia sono aumentati in Italia del 13% nonostante l’incremento dei costi di combustibili pari al 40% circa. Nel resto d’Europa i prezzi sono raddoppiati».
Operazione Celeste Impero. Il cda dell'Enel ha dato il via libera a proseguire nel negoziato con Peijing Capital Group per la realizzazione di una joint venture in Cina destinata alla distribuzione del gas nel paese. Il progetto che rappresenta il debutto del gruppo italiano in Cina si inserisce nella strategia di internazionalizzazione avviata dalla spa elettrica e rappresenta una «importante opportunità strategica» in uno dei maggiori mercati emergenti del pianeta.
I primi contatti tra i vertici dell'Enel e Pechino erano iniziati circa un anno fa, alla fine del 2004, con la firma di un patto preliminare cui ora dovrebbe seguire l'accordo vero e proprio. Intesa che vedrà l'Enel partecipare al 49 per cento nella società Don Peijing Capital Group (controllata dalla municipalità di Pechino) che ha acquisito la distribuzione del gas nella città di Tian Jing che con 12 milioni di abitanti è uno dei principali centri del paese.