LETTI PER VOI - "In queste piazze non servono parcheggi"
A Cenisia e Mirafiori commercianti in rivolta contro i cantieri delle nuove pertinenziali - da La Stampa del 16.03.2006
16 March, 2006
di Alessandro Mondo
In piazza Guala, Mirafiori, stanno preparando la petizione. In piazza Adriano, Cenisia, sono già alla «fase due»: carte bollate, cioè ricorso agli avvocati. Due piazze, un problema. L’ombra di un parcheggio pertinenziale che in molti, specie tra i commercianti, guardano come la peste: 125 posti-auto nel primo caso; 142 nel secondo. Un anno e mezzo la durata media del cantiere: imminente in piazza Guala, dove è in atto lo spostamento dei sottoservizi, mentre in piazza Adriano l’appuntamento con le ruspe è fissato tra fine estate-inizio autunno. Proprio ieri, in seconda commissione, è stato illustrato il progetto definitivo della sistemazione superficiale.
Tutto chiaro? Per niente. Sarà pur vero che le imprese private hanno partecipato al bando comunale sulla base di una richiesta precisa, e che quei box andranno a ruba, ma non bisogna usare il lanternino per trovare quelli che puntano i piedi. Altri, non essendo a conoscenza del progetto, non hanno potuto esprimere la loro opinione. Fanno fede gli inquilini dei palazzi su piazza Guala che ieri hanno appreso dal cronista l’arrivo a breve del cantiere, tra sconcerto e preoccupazione. Altri ancora sono stati informati dai tecnici comunali incaricati dei rilievi. Insomma: il deficit informativo è evidente. Situazione paradossale, considerato che la gran parte dei commercianti espongono sul bancone il foglio per la raccolta-firme in vista della petizione. Ma tant’è: anche questa storia mostra le sue contraddizioni.
Hai voglia a far presente che, a fronte del disagio immediato, i pertinenziali in fioritura perpetua nei quartieri cittadini sono un investimento per il futuro. Lo sostiene il Comune, impegnato da anni nella scommessa di eliminare quante più auto possibile dalle strade. «E’ così - spiega l’assessore Sestero (Mobilità) -. Fra l’altro, il nuovo bando è frutto di una selezione rigorosa: le zone in cui c’è carenza di posti-auto sono state segnalate dalle circoscrizioni, ma questa volta abbiamo deciso di non toccare le aree-verdi. Insomma: non ci muoviamo a casaccio. Resta il fatto che, anche a Torino, i pertinenziali soddisfano una domanda precisa».
Peccato che molti non siano d’accordo. Certo non i commercianti, preoccupati dal crollo degli affari in una fase già delicata: dal trasferimento del mercato in corso Traiano allo spostamento del Pra in via Filadelfia, non mancano i segnali di riflusso. Inutile dire che un bel cantiere fra capo e collo sarebbe la ciliegina sulla torta. «La cosa più incredibile è che in zona il parcheggio non manca», protesta Cristiana Pizzuto, fioraia. Su questo concordano un po’ tutti. «E’ risaputo che in zona ci sono dei box liberi», commenta Sergio Carbone, edicolante. Jean Louis Di Benedetto, barista, ricorda che «sotto il campo di calcio della parrocchia hanno ricavato da poco 200 posti». Veronica Massa, fotografa, non ha dubbi: «Se parte il cantiere posso anche chiudere baracca». Ragionamenti analoghi da parte di Antonietta Fastuca, Daniela Bossi, Anna Maria Confalone. Tutti concordi nel sostenere che il parcheggio è un’imposizione, decisa senza tenere conto del parere della gente. Da qui la levata di scudi, e la prossima petizione.
Ci sono passati anche in piazza Adriano, salvo cambiare tattica. «E’ stato tutto inutile - spiega Roberta Cravero, agenzia di viaggi «Summertour», fra i più accaniti oppositori del pertinenziale -. Abbiamo raccolto le firme, siamo andati in Comune. Per dimostrare la nostra buona fede abbiamo persino fotografato tutti i cartelli che indicano la presenza di box sfitti in zona. Niente da fare». Per questo la «Summertour», d’intesa con altri commercianti della piazza, si è messa nelle mani degli avvocati: «Non siamo contrari tanto per per. Ben venga la zona blu, che garantisce una turnazione dei parcheggi, ma realizzare dei box quando il parcheggio del Palagiustizia è mezzo vuoto significa voler fare business sulla pelle degli altri». Opinione condivisa, nella piazza e dintorni: «Il parcheggio non serve - conferma Marco Pinchi, edicolante -. Lo abbiamo detto in tutte le salse ma è come parlare con un muro». «Cosa ne penso? Tutto il male possibile - interviene Raimondo Barone, bar-tabaccheria -. L’apertura del cantiere sarà un danno per tutti. Il danno e la beffa, visto che di box vuoti nel quartiere ce ne sono a iosa. Non so chi ci guadagni da tutto questo. Di certo non noi».