La rivolta del Cassonetto
L’assessore detective batte il caro-spazzatura - da La Stampa del 04.06.2006
06 June, 2006
<b>Giuseppe Legato</b>
<i>Per combattere i rincari del Porta a Porta un’assessore di Beinasco - Erika Faienza - si è trasformata in detective. Ha controllato le ditte di raccolta- spazzamento rilevando, con tanto di fotografie, i servizi non effettuati che comparivano nelle fatturazioni. Li ha contestati e fatti riaccreditare. Risparmio totale: decine di migliaia di euro.</i>
Uniti perchè cosi si vince. Uniti perchè il nemico da combattere è in quasi tutti i Comuni della cintura, Torino compresa. Perchè è un affare da centinaia di milioni di euro all’anno ed è una giungla di politica e potere nella quale ruotano posti di sottogoverno e poltrone nei consigli d’amministrazione di dieci consorzi dieci. Contro il «Porta a porta», il nuovo sistema di raccolta differenziatadei rifiuti, nasce il coordinamento provinciale dei comitati spontanei. Moncalieri, Nichelino, Piossasco, Almese, Collegno, Carignano, Grugliasco, Caselle, Condove e Alessandria formalizzeranno domani sera, a Moncalieri, la costituzione del «carrozzone degli scontenti». L’obiettivo è quasi un grido di guerra: «Combattere - ovviamente con mezzi leciti - contro un sistema che non funziona, costa troppo e ci è stato imposto con un atteggiamento vessatorio».
Eppure oggi, senza il «Porta a Porta», Torino sarebbe sommersa di rifiuti o avrebbe un’altra discarica-mostro da 4 milioni di metri cubi. Lo dice Claudio Sola, direttore generale dell’Amiat, che difende il nuovo sistema di raccolta del capoluogo e snocciola numeri incoraggianti sulle percentuali raggiunte nelle zone campione. Le sue motivazioni non sono un calmante per la rabbia dei comitati. La protesta ha contagiato anche Torino. Dopo la petizione di 3 mila firme consegnata in Comune, si moltiplicano malcontento e lamentele. I motivi del dissenso uniscono il capoluogo e l’hinterland in un unico movimento d’opinione che combatte la sua battaglia a suon di ricorsi al Tar, carte bollate e marce contro i sindaci decisionisti.
«Mi spiega lei - dice Gian Maria Ferraris, ex vicepresidente della circoscrizione 8 di Torino - come si fa a vivere in condominii in cui ci sono trenta bidoni sotto i balconi?». Per il Comune è la legge a consentirlo, per i cittadini è una violazione della proprietà privata.
«E non parliamo dei costi!», dice Giuseppe Panna del comitato di Moncalieri e principale promotore del coordinamento. «Qui da noi - spiega - con la prossima bolletta, i cittadini pagheranno dal 30 al 90% in più e il Comune ha dovuto stanziare 500 mila euro per venire incontro alle fasce deboli. Pura follia: si differenzia il doppio e si paga altrettanto. Peccato - aggiunge - che il principio del decreto Ronchi istitutivo del “Porta a Porta” era questo: meno rifiuti produci, meno paghi». A Vinovo - su questa storia dei costi - è nata addirittura una commissione di inchiesta presieduta da Paolo Borrelli (An). A Orbassano qualche commerciante si è ritrovato la bolletta maggiorata del 500%, a Piossasco è andata pure peggio. Stesso copione a Collegno; mentre a Settimo, dove il nuovo servizio è partito tre giorni fa il clima è già rovente. Proteste - e tante - anche dalla collina torinese dove chiamano in causa una bassa qualità del servizio di raccolta, scarsi passaggi e autentiche muraglie di bidoni «che se permette - sottolineano i firmatari della petizione - sono anche un pessimo biglietto da visita per la zona più esclusiva della città». La sintesi è che ce n’è per tutti e che adesso la rabbia si incanala su un unico binario, quello dell’associazionismo. Una delle prime iniziative del coordinamento provinciale si tradurrà in un pressing verso la giunta Saitta affinchè riveda il piano provinciale dei rifiuti. Un’ipotesi, quest’ultima, che potrebbe concretizzarsi presto, ma per motivi diversi dalla protesta in corso. Il vicesindaco uscente Marco Calgaro ha scritto alla Provincia dicendo che in città non si potrà raggiungere più del 40/41% di differenziata. Serve sempre di più l’inceneritore perchè la discarica di Basse di Stura avrà - approssimativamente - un’autonomia di 4 anni. Poi verrà chiusa «senza alcuna proroga del caso» dice Stefano Esposito, capogruppo Ds in Provincia.