Porta a Porta - E’ il rifiuto del rifiuto
«E’ una leggenda metropolitana quella che prevede trenta cassonetti negli stabili». «Il nuovo sistema penalizza gli ambulanti, i titolari di ristoranti, ortofrutta e pizzerie» - da La Stampa del 05.06.2006
06 June, 2006
<b>Giuseppe Legato</b>
Due province a confronto. Quella arrabbiata contro il nuovo sistema di raccolta rifiuti Porta a Porta che si prepara ad unirsi in un solo organismo di lotta e quella istituzionale che il «porta a porta» l’ha voluto e che oggi riconosce che qualcosa non funziona, e che non tutti, tanto per cominciare, possono raggiungere il 50 per cento di differenziata. Parla Angela Massaglia, assessore provinciale al Ciclo dei rifiuti che annuncia l’apertura di un dibattito per modificare alcuni punti del documento programmatico di Palazzo Cisterna.
Torino verso un sconto
E’ la prima novità. Il vicesindaco uscente Marco Calgaro ha scritto tre settimane fa a Saitta. In sintesi: «Arriveremo al massimo al 40/41 per cento di differenziata». Troppo grande la città, troppo complessa la gestione della raccolta domiciliare. E allora in Provincia si apprestano ad approntare modifiche, Per Torino e solo per Torino, il coefficiente da raggiungere si attesterà, probabilmente, attorno al 44 per cento. I Comuni della cintura dovranno invece andare avanti con questa impostazione per assicurare una media complessiva - Torino compresa - del 50 per cento.
Troppi cassonetti
«Cominciamo a sfatare questo leggenda metropolitana che vuole 30 cassonetti nei cortili delle abitazioni. Questa è una scelta dei Comuni e dei consorzi e solo loro. Noi non abbiamo obbligato nessuno» dice Massaglia. E spiega: «Le leggi vigenti non impediscono che la raccolta di plastica e vetro possa essere serenamente effettuata al di fuori degli stabili e cioè con isole di prossimità per nuclei abitativi. Anzi - aggiunge - questo è lo standard che noi riconosciamo idoneo. Laddove oggi ci sono 10 cassonetti ce ne sarebbero cinque». Tutti i consorzi e i comuni della cintura - Torino compresa - hanno optato invece per la selva di bidoni. perché? La replica è velata e chiara allo stesso tempo: «Evidentemente, in sede di programmazione del servizio - risponde l’assessore - hanno preferito optare per i costi che per i benefici». Da qui l’appello a tutti i Comuni: «Laddove esistono le condizioni di spazio, rimettano in strada vetro e plastica. Cosi il problema di queste ventagliate di bidoni si risolverà. Le assicuro allo stesso tempo che la percentuale di differenziata non si abbasserà».
Il problema dei costi
Dovunque si sia partiti col «porta a porta» le bollette sono lievitate. Gli aumenti oscillano dal 20 al 120 per cento. Mantenere in vita i consorzi costa 9 euro a persona a un cittadino di Moncalieri, 2,5 a uno di Rivoli. Questo, secondo l’assessore Massaglia, è uno dei motivi che concorre a gonfiare le bollette. «Pensino - dice - a snellire le strutture amministrative, un esercito di dipendenti, e a ridimensionare il numero di aziende private che lavorano per loro. Poi - aggiunge - si lavori con meno integralismo: se si manda una ditta a raccogliere le bucce di patate nelle cascine in aperta campagna è chiaro che il servizio costerà a tutti qualcosa in più».
La denuncia del commercio
Dopo i cittadini tocca alle associazioni dei commercianti alzare la voce contro i rincari del «porta a porta». La presidente dell’Ascom di Torino, Maria Luisa Coppa, dice: «Il nuovo sistema colpisce il nostro mondo pesantemente. Mi sembra che per non gravare sui i cittadini si carichi in maniera indiscriminata sulla nostra categoria. Penso agli ambulanti, ai titolari di ristoranti, ortofrutta, pizzerie. Ci sono aumenti vertiginosi di fronte di fronte ai quali bisogna cercare di mediare e rivedere il piano tariffario». Gli esempi sono anche vicini: «A Orbassano gli aumenti partono dal 100 per cento» spiega Piero Bolla, della Confesercenti. «Ci siamo lamentati, sono passati mesi e nulla è cambiato».