Il nemico è l’imballo inutile
da La Stampa del 06.06.2006
06 June, 2006
<b>Alessandro Perissinotto</b>
C’È stato un tempo in cui la mia settimana di torinese medio era scandita da una sequenza di eventi di varia natura: il lunedì con la fidanzata al cinema perché c'era il biglietto a prezzo ridotto, martedì a casa, mercoledì la partita di coppa alla tele, il giovedì di nuovo con la fidanzata, venerdì gli amici e così via. Ora la mia settimana è ritmata dalla raccolta differenziata: lunedì seleziona i rifiuti, martedì mattina delle settimane pari porta giù la carta, mercoledì porta l'umido riciclabile nel bidone marrone, giovedì delle settimane dispari raccolta vetro, venerdì sacchetto verde del rifiuto generico non riciclabile, sabato sacchetto grigio della plastica, domenica pedalata fino a Pino Torinese a buttare le pile esauste (per non parlare di quanto sono esausto io quando arrivo) che lì ci sono i contenitori appositi anche per la strada.
Mamma mia che fatica! Il mio balcone è invaso da recipienti colorati: giallo, verde, blu, marrone, trasparente, a pois, e ogni volta che butto l'immondizia faccio un'analisi bio-chimico-metallurgico-sprettrografica della rumenta per capire in quale bidone gettarla, roba che neanche quelli di C.S.I….
Ma è troppo facile fare dell'ironia, è troppo facile prendersela con la cura anziché con la malattia. Sì, perché la raccolta differenziata è l'unica cura possibile per un mondo malato di rifiuti e il fatto che ci complichi un po' la vita ci aiuta a capire che ogni volta che inseguiamo una soluzione troppo facile, poi ne paghiamo le conseguenze.
Trent'anni fa, per prendere una bottiglia di latte o di acqua minerale piena, riportavamo al lattaio quella vuota: era complicato, ma funzionava. Poi le aziende si sono accorte che mettere latte e acqua in bottiglie di plastica o di cartone era più conveniente; più conveniente non solo perché non dovevano ritirare e lavare i contenitori di vetro, ma anche perché il costo e la fatica dello smaltimento dei vuoti sarebbero pesati sulla collettività, cioè su tutti noi.
Vent'anni fa, quando mi servivano due viti con dado e rondella, andavo dal ferramenta e lui me li incartava in una pagina di Tuttolibri (il mio ferramenta era un vero intellettuale!); adesso devo andare in un grande magazzino e comprare dieci viti contenute in una scatola di plastica incollata su un cartocino di mezzo metro quadro e poi comprare dieci dadi e dieci rondelle per un totale di tre etti di plastica e mezzo chilo di cartone.
Il nostro nemico non è la raccolta differenziata, ma gli imballi inutili, le confezioni che servono solo a convincerci a comprare, i packaging geniali che fanno risparmiare le aziende e ci fanno vivere nell'amnis: per questo dovremmo lamentarci, per questo dovremmo protestare.