I taxi che servono all'ambiente
di Paolo Hutter per Repubblica (Torino) 5 luglio
05 July, 2006
I taxisti si difendono, hanno paura dell’aumento delle licenze, della concorrenza, della perdita di valore delle licenze acquistate a caro prezzo. Ma forse sarebbe anche loro interesse vedere i taxi in una prospettiva più ampia, come strumento di nuove politiche di mobilità sostenibile, per contrastare la congestione, lo smog, l’eccesso di auto. Quindi come un mezzo a emissioni bassissime e usato frequentemente da utenti diversi, non come un’auto tradizionale sulla quale è molto caro salire e viaggiare. Possono anche ottenere, adesso, di bloccare per un po’ l’aumento delle licenze da parte del comune: ma poi? Vogliono continuare a essere un servizio sottoutilizzato da pochi, principalmente da visitatori occasionali della città che viaggiano con i rimborsi della ditta ? Da un’inchiesta condotta qualche anno fa da Guido Viale emergeva che i taxisti di Torino guadagnano in media la metà dei loro colleghi di Milano Firenze Roma. Forse nell’ultimo anno le cose sono cambiate, perché ci sono stati più visitatori, ma indubbiamente Torino non è una città dove chi non ha rimborso prenda facilmente il taxi. Si è lavorato qualche anno fa per introdurre i taxi collettivi, mezzi a chiamata utilizzabili da utenti diversi contemporaneamente, condividendo tratti di percorso. Ma il progetto è fermo, il governo Berlusconi non sosteneva più questi esperimenti, e i taxisti nicchiavano come dappertutto. Il taxi collettivo potrebbe raccogliere quegli utenti che non sono servibili o non sono comodi con le linee dei mezzi pubblici, ed evitare che siano spinti a usare la propria auto. Ma anche un taxi individuale con tariffe più sopportabili potrebbe servire. Soprattutto se ci fossero più corsie riservate ad essi – e ai mezzi pubblici. Non sarebbe l’alternativa quotidiana ( del resto se uno prendesse tre taxi al giorno forse non ci sarebbe vantaggio ambientale ) ma poter contare su un taxi ogni tanto potrebbe consentire a molti di organizzarsi la vita senza auto propria. Come succede infatti in molte altre città del mondo, ma non in Italia. Il decreto del governo non è stato pensato per la mobilità sostenibile, ma per abbattere i corporativismi. Ora che il conflitto è aperto, però, puntare sulla sostenibilità, sulle Ztl, sul taxi a metano servirebbe contemporaneamente all’ambiente e al futuro dei taxisti.