Pentole, coperchi e campanacci Palazzo Tursi come Buenos Aires
Dalle prime ore del mattino sestresi, ambientali e ragazzi dei centri sociali danno fiato alla contestazione - da La Repubblica del 28.07.2006
28 July, 2006
<b>Bottigliata contro una porta, tensione vetro in frantumi: "Voi avete votate, ma la vera battaglia comincia adesso" </b>
LE PENTOLE e i coperchi cominciano il loro lavoro già alle dieci del mattino, a seduta appena iniziata. "Rumente!", tanto per restare in tema, e "Vergogna, vergogna" sono le frasi che accompagnano la musica della protesta, ritmata anche da fischietti e un campanaccio. Perché le tribune del pubblico sono già riempite per metà da dipendenti dell´Amiu, sul lato sinistro, quello destro ci mette poco ad ospitare il numero massimo di ambientalisti, cittadini di Sestri e del ponente in generale, ragazzi del Buridda, esponenti del Mil e della Lega, militanti di Rifondazione. Gli altri, tutti fuori. I vigili sono già a Tursi dalle sei e mezzo del mattino, oltre trenta a vigilare, scambiandosi a bassa voce pareri con gli uomini della polizia, rigorosamente in borghese. Un corteo circolare, breve ma rumoroso, da piazza Fontane Marose a via Garibaldi, passando per Portello, la galleria, via Cairoli: poi su per lo scalone del palazzo, fino alla Sala Rossa. Forse speravano di essere di più, almeno da Sestri, ma è estate, fa caldo, troppo caldo, la stima è di trecento persone, qualche bambino compreso. Dentro, si discutono gli emendamenti e gli ordini del giorno, fuori si batte ritmicamente, si urla più forte ogni volta che le porte si aprono, per farsi sentire, per dimostrare che la scelta dell´inceneritore non può essere il frutto di un dialogo tra sordi. Andrea Brignolo inaugura l´era dell´emendamento multimediale, facendo proiettare un servizio di "Report" sul riciclaggio dei rifiuti; ma ecco che la sala piomba nel buio, tutto si zittisce. Sabotaggio? Almeno ufficialmente è black out, in queste settimane a Tursi sembra la regola, ed è quasi una beffa mentre si discute di nuove fonti energetiche...ma c´è chi ha visto un uomo con la scritta "elettricista" lavorare intorno ad una centralina. I lavori dentro si fermano, ma fuori l´energia non manca, almeno per farsi sentire. Quando si ricomincia a discutere, c´è ancora più rabbia; donne e ragazze battono le mani sempre più forte si grandi cartelloni in plastica che indicano gli uffici, si sente all´improvviso un rumore di vetri rotti: cosa succede? Una bottigliata contro una porta a vetri manda in frantumi la lastra. Colpa dei manifestanti? Figuriamoci, si erge Arcadio Nacini, è stato un dipendente comunale. «Chi rompe paga» avverte gelido Perìcu. Spazzati via i vetri, tra vigili e poliziotti passa qualche occhiata tesa, ma anche il sindaco si allarma quando sul lucernario sopra la Sala Rossa appaiono delle mani: la protesta dell´arrampicatore, però, ha brevissima durata.
«Ma Beppe, viene?». Beppe Grillo è annunciato, forse, per il pomeriggio; ma dopo che in aula si decide di andare avanti ad oltranza (un quarto d´ora soltanto la sospensione) sotto il sole del pomeriggio il comico-guru, che pur aveva chiamato alla mobilitazione, non si vede. E scende nettamente con il passare delle ore il numero dei partecipanti al presidio; ci guadagna però il ritmo della "spadellata", con coperchi e pentole che passano in mano principalmente ai ragazzi del Buridda e a giovani ambientalisti e di Rc, più avvezzi ai ritmi delle percussioni. Il concerto della rabbia si interrompe quando parla il verde Brignolo, quando tornano in aula i consiglieri di Rifondazione; l´ultima ora passa quasi in silenzio. Quando arriva il voto, non ci sono le nuove proteste che l´aula teme. «Ma non vuol dire - dicono i contestatori ripiegando gli striscioni - la protesta vera comincia adesso, come dicono che comincia ora il confronto sul progetto dell´inceneritore».
(d.al.)