Praga: più che raddoppiato le auto, cresciuto lo smog
Risanata l’industria inquinante, ora Praga soffoca di traffico
01 January, 2003
di Alina Lombardo Nonostante i miliardi di corone spesi per tentare di ridurre l’inquinamento atmosferico a Praga, la qualità dell’aria della città peggiora. Dalla rivoluzione del 1989, il vertiginoso aumento dei proprietari di autoveicoli ha trasformato la capitale della Repubblica Ceca nella città con la media tra le più alte d’Europa: un’auto ogni 1,9 abitanti. Tante, che in un centro con poco più di un milione di abitanti significano elevate concentrazioni di emissioni inquinanti. «Complessivamente, la qualità dell’aria di Praga è peggiore adesso di quanto non lo fosse nei primi anni Novanta o Ottanta» ha dichiarato Petr Stepanek, direttore dell’organizzazione non governativa Oziveni-Bohemia Greenways al settimanale The Prague Post l’8 gennaio (www.praguepost.com). Stepanek attribuisce il peggioramento delle condizioni dell’aria della città all’aumento degli autoveicoli che sono più che raddoppiati nell’ultimo decennio, passando da circa 300mila nel 1990 a quasi 800mila nel 2002. E il problema, oltretutto, non è circoscritto a Praga. In tutte le più grandi città del paese, le emissioni tossiche rilasciate dagli autoveicoli stanno iniziando a ridurre i significativi miglioramenti ottenuti grazie alla politica di contenimento delle emissioni inquinanti da fonti fisse, come industrie e impianti di produzione energetica avviata dopo la caduta del muro. Allora l’industria pesante dell’era comunista aveva lasciato dietro di sé un quadro di devastazione ambientale impossibile da ignorare. Risanare l’ambiente era una priorità per un nascente stato democratico. Il Clean air act del 1991 introdusse standard rigidi di emissioni per le industrie con costi economici ingenti: si stima siano stati spesi circa 5 miliardi di dollari (152 miliardi di corone) solo per i filtri necessari a ridurre le emissioni di biossido di zolfo, una spesa considerata da alcuni esageratamente alta e che ha risultati inferiori a quelli che si sarebbero pututi raggiungere. «Abbiamo ottenuto un’aria più pulita – commenta Miroslav Krcma, direttore del Centro produzioni pulite – ma quei soldi avrebbero potuto essere spesi con maggiore efficacia, specialmente se si considera che la maggior parte degli interventi ha interessato industrie finite in bancarotta all’inizio degli anni Novanta». Inoltre, prosegue Krcma, si è voluto mantenere l’uso di una fonte energetica altamente inquinante: il carbone. «I nuovi filtri sono stati adattati agli impianti esistenti, mentre era evidente che sarebbe costato meno costruire nuovi impianti meno inquinanti e più efficienti. Oltre l’80% dell’energia prodotta nel paese è ancora ottenuta sfruttando il carbone». Eppure il problema che oggi affligge l’aria di Praga non è il carbone. «I tre tipi di sostanze maggiormente responsabili dell’inquinamento atmosferico oggi sono: ossidi di azoto, polveri sottili e composti organici volatili, tutti prodotti dalle auto - afferma Jaroslav Santroch, direttore dell’Istituto idrometereologico ceco -. E’ un bel cambiamento rispetto a prima, quando le emissioni di biossido di zolfo prodotte dalla combustione del carbone erano responsabili della maggior parte dell’inquinamento dell’aria». Come molti altri esperti, Santroch sottolinea che sebbene il paese abbia assistito ad una drastica riduzione dell’inquinamento atmosferico, le riduzioni delle emissioni non sono state uniformi. Le emissioni di biossido di zolfo, per esempio, responsabili delle piogge acide, sono diminuite del 90% tra il1990 e il 2000. Le emissioni di ossido di azoto, invece, nello stesso periodo sono diminuite solo del 40% e, negli ultimi due anni hanno ripreso ad aumentare un po’ ovunque in tutto il paese. Come dire:dove si interviene i risultati su vedono. A Praga, infatti, la ripresa dell’aumento delle emissioni di ossido di azoto è iniziata prima, dall’inizio degli anni Novanta ed è improbabile che questa tendenza possa invertirsi. «Si stima che circa metà delle auto in circolazione a Praga abbia più di 12 anni e non sia catalizzata – dice Eva Rychlikova, capo del Dipartimento per la protezione dall’inquinamento atmosferico del ministero dell’Ambiente –. Inoltre, macchine vecchie come queste continuano a entrare nel paese». Lo scorso dicembre la città di Praga, che di fronte al problema del traffico automobilistico è in buona compagnia, ha ospitato la conferenza sul progetto pan-europeo Heaven (Healthier environment through the abatement of vehicle emissions and noise). Avviato nel 2000, il progetto riunisce sei centri urbani (Berlino, Parigi, Roma, Rotterdam, Leicester e Praga) perché elaborino strategie finalizzate e risolvere i problemi legati al traffico. In sostanza, le sei città hanno un compito che Maria Kazmukova, dell’Autorità per lo sviluppo della città di Praga e rappresentante ceca al progetto Heaven, ha così sintetizzato: «Ci troviamo tutti davanti allo stesso problema: come possiamo incoraggiare la gente a guidare meno la propria auto e usare di più i mezzi pubblici?» Bella domanda. Paradossalmente per Praga era stato più semplice fronteggiare la devastazione ambientale lasciata dal comunismo. Dice Michaela Valentova, dell’associazione Prague Mothers: «I politici guardano alle macchine come a una sorta di diritto alla libertà degli individui e sono restii a introdurre qualunque restizione che possa essere vissuta come una limitazione a tale libertà». E intanto le emissioni inquinanti aumentano. In tutta libertà.