Nella Finanziaria stangata di Natale sull’inceneritore
3 domande a Paolo Ferrero - da La Stampa del 21.12.2006
21 December, 2006
<b>Il no della sinistra radicale può far lievitare i costi
Alessandro Mondo</b>
«Una mazzata». Due parole che riassumono lo sconforto con cui Provincia e Comune hanno accolto l’ultima doccia fredda da Roma sul fronte ambientale: il governo, su pressione di Rifondazione e Verdi, vuole chiudere il rubinetto degli incentivi concessi agli inceneritori che producono energia elettrica; a beneficiare dei «certificati verdi» saranno solo gli impianti già realizzati e operativi. Non quello torinese del Gerbido, ancora sulla carta, che secondo Trm rischia di perdere 25-30 milioni di contributi l’anno per i prossimi 12 anni.
Quanto è bastato a mandare il caffè di traverso ad Antonio Saitta, che dopo una telefonata con Chiamparino ha lanciato l’allarme nella tradizionale conferenza stampa di fine anno (l’altra «spina» è il disegno di legge del governo sulle città metropolitane), usando parole durissime. Contro «il ricatto» della sinistra radicale, che ha barattato il voto sulla legge comunitaria con l’abolizione degli incentivi. Ma anche contro la sinistra riformista: «Quello che chiamano il Partito democratico non è capace di contare su queste scelte, il tema dell’ambiente non è appaltabile a chi assume posizioni ideologiche contro il capitalismo e contro il mondo occidentale». Giudizio condiviso dal capogruppo Ds Stefano Esposito, il primo a sollevare il problema: «Scelta scellerata del governo e grave sconfitta per la sinistra riformista. Se c’è, batta un colpo». Mentre Andrea Giorgis, capogruppo dell’Ulivo in Comune, pur respingendo gli addebiti denuncia «le contraddizioni della Finanziaria».
Opinione non nuova, quella di Saitta sulla sinistra radicale, che in questo caso si arricchisce di nuove implicazioni. Il brusco taglio degli incentivi - applaudito come un atto «doveroso e coerente» dai «quadri» locali di Rifondazione (Favaro), Comunisti italiani (Chieppa) e Moriconi (Verdi) -, rimette in discussione il piano finanziario dell’inceneritore, minaccia di raffreddare l’interesse delle banche e prefigura un allungamento dei tempi incompatibile con l’emergenza-rifiuti. Quel che è peggio, si tradurrà in un aumento della tariffa a carico dei cittadini. Angela Massaglia, assessore all’Ambiente: «Gli incentivi per l’impianto del Gerbido, che produrrà 300 mila Megawattora l’anno, pari a 70 mila tonnellate di petrolio risparmiate, sarebbero stati di 105 euro per MW». Inevitabili le ricadute in bolletta. Bruno Torresin, ad di Trm: «Per una famiglia di tre persone si stima un aggravio dai 30 ai 60 euro».
Questa la preoccupazione di Saitta, condivisa dal sindaco. Chiamparino, che nei giorni scorsi aveva già lamentato «il dirigismo» della Finanziaria, ieri ha rilanciato: «Somiglia sempre più ad un volantino politico per tenere insieme la coalizione... Anziché incoraggiare i termovalorizzatori, unico sistema per risolvere il problema dello smaltimento rifiuti, si fa di tutto per disincentivarli». «Le amministrazioni che fanno di più dovrebbero essere premiate - protesta Saitta -. Ero contrario ad accettare i rifiuti in arrivo dalla Campania, spero di non trovarmi nella stessa situazione di Bassolino». Alleanza nazionale è già passata all’attacco. Ghiglia: «La Finanziaria di Prodi assesta un altro colpo letale a Torino» .
In giornata dagli uffici di Saitta e Chiamparino è partita una serie di telefonate a Roma - al vicepremier Rutelli, al ministro Chiti e al sottosegretario Letta - per mettere una pezza al decreto legge di prossima definizione. Probabile la mobilitazione dei parlamentari piemontesi. I tempi sono contati.
<b>«Ma questa è una scelta dell’intero governo»</b>
Ministro Ferrero, il suo partito ha chiesto e ottenuto insieme ai Verdi il taglio degli incentivi agli inceneritori suscitando un vespaio sotto la Mole. Condivide la decisione?
«Sì, e trovo francamente sconcertante la reazione di Provincia e Comune. Sia chiaro: non c’è nessuna volontà punitiva verso l’inceneritore. Questa decisione, condivisa da tutta l’Unione, risponde semmai alla volontà di incentivare il ricorso alle energie rinnovabili come elemento qualificante del sistema-Paese. Lo sviluppo dell’Italia, teorizzato da tutti, non può prescindere dalla costruzione di un sistema produttivo finalmente rispettoso dell’Ambiente».
D’accordo, ma il taglio dei contributi è di quelli tosti. Come se ne esce?
«Bisogna fare un salto di qualità: si tratta di passare da un modello di sviluppo alla cinese, “un tanto al chilo”, a quello raggiunto da anni in Germania, Svezia e Danimarca. Questi Paesi hanno dimostrato due cose. Primo: le energie rinnovabili possono e devono occupare un posto di rilievo. Secondo: il ciclo integrato dei rifiuti non comincia e non finisce con l’inceneritore, spacciato da molti come l’ultima spiaggia dell’emergenza-rifiuti».
Resta il fatto che a fare le spese di questa decisione saranno i cittadini: l’aumento in bolletta è più di un’eventualità.
«Ritengo prematuro avventurarsi in cifre, almeno per ora. E’ vera un’altra cosa: l’impostazione adottata dal Governo, piaccia o meno, rappresenta in prospettiva una spinta al ricorso sempre maggiore alla raccolta differenziata. Per questo attaccare a livello locale la sinistra radicale è pretestuoso: ricordo a Saitta e a Chiamparino che la decisione di vincolare i contributi soltanto all’impiego delle energie effettivamente rinnovabili è stata condivisa da tutto il Governo».