Rifiuti, il Lazio rischia il collasso finanziario
da L'Unità del 28.12.2006
28 December, 2006
Perché i termovalorizzatori di nuova costruzione non usufruiranno dei vantaggi di quelli esistenti al Nord. Tariffario: perché si deve passare in un anno al 40% di differenziata
<b>Alessandra Rubenni</b>
La questione si potrebbe anche riassumere con una domanda: adesso chi pagherà? Il Campidoglio stava già preparandosi ad alzare la Tari, la tariffa sui rifiuti, ferma al 2003. Ma con la manovra del governo è arrivata un’altra sorpresa, che toccherà tutti i cittadini del Lazio. Nella Finanziaria nazionale i Verdi e il Prc sono riusciti a inserire una norma che abolisce i “Cip 6”, ovvero gli incentivi destinati agli impianti che producono elettricità dall’immondizia. Gli ambientalisti, compreso l’assessore regionale Zaratti, festeggiano la decisione «a favore della raccolta differenziata». Ma la questione è tutta aperta e sono molti gli interrogativi che crescono in queste ore. I termovalorizzatori già esistenti continueranno a ricevere i Cip 6, ma quelli che si costruiranno nel futuro non li vedranno mai. E il Lazio, che voleva dare il via libera alla costruzione di 3 nuovi impianti dove bruciare il Cdr (il combustibile da rifiuti) ora dovrà rifare da capo tutto il piano regionale sui rifiuti. Le ipotesi sono due. Andare avanti e costruire comunque i nuovi termovalorizzatori, ma senza gli incentivi del governo i costi di gestione peseranno molto di più sui cittadini del Lazio. Oppure si punterà tutto sulla raccolta differenziata, ma anche quest’operazione avrà un costo elevatissimo che ricadrà sulle spalle dei contribuenti.
Ma facciamo un passo indietro. I Cip 6 si finanziano con le bollette, perché è da lì che si prendono i soldi per pagare il sovrapprezzo del 40%, riconosciuto all’energia prodotta dai rifiuti. «Che idea geniale», commenta il capogruppo regionale della Margherita, Mario Di Carlo. «Adesso quel sovrapprezzo continueremo a pagarlo - protesta lui - per finanziare i termovalorizzatori che già esistono in tutte le regioni del Nord. Però il Lazio, che gli inceneritori deve ancora costruirli, quei soldi non li vedrà mai. E in più i cittadini del Lazio dovranno pagare anche una tariffa sui rifiuti triplicata».
La Finanziaria stabilisce anche che il prossimo anno si dovrà arrivare al 40% di differenziata e gli Ato (gli ambiti territoriali di “gestione ottimale” dei rifiuti, a livello intercomunale) che risulteranno inadempienti saranno commissariati. «Pensare che una provincia come Frosinone, dove la differenziata è al 5%, possa arrivare al 40% è impossibile. E i commissariamenti, che in Italia non sono mai serviti a niente, saranno automatici, ma si tradurranno solo in centinaia di posti dirigenziali in giro per l’Italia da pagare», profetizza Corrado Carrubba, membro del collegio degli esperti della Regione.
Roma produce 4.500 tonnellate di rifiuti al giorno, tutto il Lazio ne sforna 7.500 al giorno. E in questo panorama la Capitale sembra già un’isola felice, con il suo 20% di raccolta differenziata. «Arrivare al 40% di differenziata è un’utopia e poi significherebbe riciclare quasi 320 camion di rifiuti al giorno. Impensabile», commenta Di Carlo.
Per mettere davvero in moto la differenziata attraverso la raccolta porta a porta è stato calcolato che solo a Roma servirebbero 40 milioni di euro l’anno. A fronte di questa ipotesi, ci sono le cifre reali. La Regione, alle prese con debiti enormi, per la differenziata ha stanziato 175 milioni di euro per 7 anni: meno di 30 milioni l’anno, per tutto il Lazio. «Per costruire i nuovi termovalorizzatori si possono comunque ottenere finanziamenti dalle banche, per le spese ordinarie che la differenziata comporta, invece, nessuno ci farà credito», si preoccupano in Regione. In ogni caso, anche per costruire i nuovi inceneritori servirebbero 3 anni e nel frattempo non si sa che fine faranno tutti i rifiuti che non si riciclano e le “ecoballe” che escono dagli impianti di trattamento per essere bruciate (a metà 2007 Roma dovrebbe produrre 600 tonnellate di Cdr). Da qui un’altra conferma per il destino di Malagrotta: la discarica non chiuderà. «Oppure qualcuno ci dica dove costruire Malagrotta 2», dice sarcastico Di Carlo.