Adattamento ai mutamenti climatici nelle città :"Vero, non dovremmo più avere auto nere"
Intervista a Vincenzo Ferrara, direttore del progetto speciale Clima dell’Enea, coordinatore scientifico della Conferenza Nazionale sul clima, organizzata dal Governo
14 May, 2007
<b><i>Paolo Hutter</i></b>
Il 12 e il 13 settembre ci sarà la prima conferenza nazionale sul clima, organizzata dal Governo, e in particolare dal Ministero dell’Ambiente.
Ne parliamo con Vincenzo Ferrara, direttore del progetto speciale Clima dell’Enea, che sarà il coordinatore scientifico della Conferenza.
Gli facciamo presente che nei documenti finora circolati sui mutamenti climatici, e in particolare sulle misure prevedibili e necessarie di adattamento ai mutamenti inevitabili, si parla poco delle città.
“ E’ vero, le città non sono una priorità rispetto a problemi come la siccità, le alluvioni, l’agricoltura.
Però rientrano nell’ambito della pianificazione ambientale territoriale e già innanzitutto sotto questo aspetto devono essere coinvolte. Attualmente gli strumenti di pianificazione territoriale, tranne i casi più clamorosi e ben valutati di rischio sismico o idrogeologico, non tengono conto che il territorio può modificarsi, e quindi che ci sono fenomeni nuovi che vanno messi in conto. Attualmente si pianifica basandosi sull’ipotesi – faccio per semplificare – di una alluvione ogni 100 anni. Ma con i mutamenti climatici non è più così. La siccità può far degradare il suolo…Le ipotesi basate sulla costanza del suolo non sono più vere”
<b>In quali casi bisognerà innanzitutto modificare i criteri urbanistici?</b>
“ Beh le zone in cui il problema è più evidente sono le rive del mare. Il mare si può dilatare per ragioni termiche, inoltre a questo si aggiungono i ghiacciai che si sciolgono, il mutamento della subsidenza dei terreni e materiali costieri, altri fenomeni geologici…Su 8 mila silometri di coste italiane sono 1.400 quelli più a rischio.In particolare l ‘Alto Adriatico ( Venezia e non solo) le coste basse dell’Alto Tirreno ( Versilia) e le foci dei fiumi..”
<b>E cosa vede per quanto riguarda la vita delle città con le ondate di calore?</b>
“ Le città sono già di per sé delle isole di calore che si accentua con i cambiamenti climatici. L’aspetto forse più eclatante è che la miscela caldo più umidità potrebbe far tornare agenti patogeni ormai desueti in Europa , e che potrebbero tornare malattie come la malaria.”
<b>Scongiuri e igiene! Ma vorremmo parlare di come fronteggiare il caldo in città, tema sul quale il nostro Eco dalle Città si è già impegnato..</b>
“L’isola di calore è dovuta anche al cattivo uso dell’energia. Al fatto che si usa più energia per riscaldamento d’inverno e raffrescamento d’estate e in questo modo si contribuisce al riscaldamento globale ma per molti aspetti anche al microclima locale più caldo. Edifici energeticamente autonomi riducono quindi l’isola di calore. Del resto, al di là dei problemi che potranno avere le città italiane d’estate ( e non solo) lo dice anche l’IPCC che il maggior risparmio di emissioni lo si potrebbe avere dagli edifici. Non mi riferisco solo alla coibentazione, ma a automazioni, all’uso del solare..”
<b>Impianti di raffrescamento attivati dall’energia solare?</b>
“ Sì, per esempio una pompa di calore che va “a rovescio” con l’energia solare..E poi anche gli interventi sul traffico possono contribuire. Anche nel caso del traffico il documento Ipcc dice che la maggiore efficienza del singolo veicolo serve a ben poco se il sistema nel suo complesso resta inefficiente. Stiamo parlando in generale, cioè di interventi in cui si collegano mitigazione e adattamento (NdR: queste saranno due parole chiave, la mitigazione cioè la riduzione dei gas climalteranti e l’adattamento,cioè l’organizzarsi a vivere nel global warming”).
<b>Sviluppando quelli che erano stati i nostri ( di Eco dalle Città) temi quando abbiamo iniziato a occuparci di “ caldo in città” i problemi e i possibili interventi non riguardano solo gli edifici ma anche o soprattutto il contesto urbano. Per esempio i colori dei tetti, dell’asfalto, persino delle auto..</b>
“Certamente, avete ragione. La temperatura all’interno di un’auto nera esposta al sole è di almeno 10 gradi superiore a quella di un’auto bianca. E i consumi per tenere l’aria condizionata in automobile sono rilevanti. Così come avete ragione sulla importanza di una urbanistica che preveda più verde, e schermature di tipo mediterraneo anche in Italia settentrionale.”
<b>Ma c’è qualcuno che se ne occupa? Qualche istituzione?</b>
“ In generale ho l’impressione che i soggetti che stanno prendendo più sul serio tutte le problematiche di Kyoto e del clima siano i Ministeri dell’Ambiente e dell’Industria, perché ne devono rispondere. E sono preoccupati perché di fatto la maggior parte delle competenze sono a livello locale e al di là di qualche convegno non c’è nessuna pianificazione effettiva..”
<b>Come potremmo agire per metter all’ordine del giorno la mitigazione degli effetti dei mutamenti climatici nelle città italiane.?</b>
“ Trovate un ente locale particolarmente impegnato che si ponga come capofila di un confronto nazionale tra realtà locali..”