Inquinamento, la Cina sorpassa gli Usa
Gas serra, a Pechino il primato mondiale. Boom di fabbriche e cantieri - da La Repubblica del 22.06.2007
22 June, 2007
In un anno le emissioni sono aumentate dell´8 per cento Entro il 2015 altri 550 impianti
"Ma la colpa è dell´Occidente: avete trasferito da noi molte vostre produzioni"
Il record negativo raggiunto con quattro anni di anticipo rispetto alle previsioni
<B>Federico Rampini</B>
pechino - Bruciando le tappe e smentendo le previsioni la Cina conquista con anni di anticipo un nuovo record: è il numero uno mondiale per la quantità di anidride carbonica rilasciata nell´atmosfera. Ha strappato agli Stati Uniti il nefasto primato nel cambiamento climatico. Ma ai tentativi di coinvolgerla in un trattato per ridurre le emissioni carboniche la Repubblica popolare reagisce duramente, fa proprio un argomento caro agli ambientalisti e ai no global. La colpa è dell´Occidente - ribatte il governo di Pechino - che ha trasferito sul territorio cinese le produzioni più inquinanti.
Il sorpasso Cina-Stati Uniti era stato pronosticato dagli esperti, ma in un orizzonte più lontano. L´Agenzia internazionale per l´energia (Aie) lo aveva previsto entro il 2010. Ci sono voluti quattro anni di meno. Grazie a una crescita economica impetuosa - l´11% del Pil l´anno scorso - già nel 2006 la Cina ha indossato la maglia nera tra i grandi colpevoli del surriscaldamento ambientale. Ha relegato in seconda posizione l´America, seguita dall´Unione europea, poi da Russia, India e Giappone. Il calcolo finale per il 2006 è stato realizzato da scienziati indipendenti sotto l´egida della Netherlands Environment Assessment Agency, l´authority olandese per l´ambiente. Gli scienziati hanno misurato a 6,2 miliardi di tonnellate l´anidride carbonica che la Cina ha rilasciato nell´atmosfera terrestre, in crescita dell´8% sull´anno precedente. Gli Stati Uniti nel 2006 hanno emesso "solo" 5,8 tonnellate di CO2, in lieve calo (meno 1,4%) sull´anno precedente: non per merito di misure di risparmio, bensì grazie a un inverno clemente che ha ridotto le necessità di riscaldamento. Un contributo fondamentale al sorpasso cinese è venuto dal formidabile potenziamento della capacità di produzione di energia elettrica. Anche questo è un effetto della modernizzazione nel gigante asiatico: più fabbriche, più cantieri edili, maggiori consumi legati all´urbanizzazione di massa (elettrodomestici, condizionatori, computer). In un settore industriale altamente energivoro come il cemento la Cina delle megalopoli e dei grattacieli concentra ormai il 44% dell´intera produzione mondiale. Per soddisfare il boom dei bisogni di elettricità, negli ultimi cinque anni la Repubblica popolare ha aumentato del 150% il suo parco centrali. La crescita accelera a velocità esponenziale. Nei prossimi otto anni la Cina inaugurerà 550 nuove centrali termoelettriche, cioè aggiungerà l´equivalente di tutte le centrali che esistono oggi nell´intera Unione europea. I due terzi sono a carbone, la fonte energetica più inquinante in CO2.
Il sorpasso Cina-Usa è destinato ad aumentare la pressione politica del resto del mondo sulle autorità di Pechino perché aderiscano a un accordo internazionale sulla riduzione delle emissioni carboniche. Prima ancora di conoscere questo dato, all´ultimo vertice del G-8 George Bush aveva usato "l´alibi cinese" per giustificare il rifiuto americano di aderire a una nuova versione del Trattato di Kyoto. L´America non accetta di discutere dei tagli obbligatori nei gas da effetto serra, finché la disciplina non si applica anche ai due nuovi colossi dell´inquinamento planetario che sono la Cina e l´India. Tuttavia è discutibile mettere sullo stesso piano le potenze emergenti e i paesi di più antica industrializzazione. Da una parte il cambiamento climatico è stato innescato dall´inquinamento accumulato nei decenni passati, quando il ruolo di Cina e India era minore. D´altra parte anche le responsabilità attuali appaiono sotto una luce diversa, se invece delle quantità totali si guarda alle emissioni pro capite. L´impatto distruttivo di Cina e India è legato alla dimensione delle popolazioni: 1,3 miliardi di cinesi e 1,1 miliardi di indiani. Ma i singoli cittadini di quei paesi hanno ancora consumi molto inferiori ai nostri e di conseguenza inquinano molto meno. I 700 milioni di cinesi che abitano nelle regioni rurali vivono con meno di tre dollari al giorno. Per il momento le emissioni carboniche dei consumatori cinesi, pro capite, sono appena un quarto di quelle degli americani e un terzo rispetto agli europei.
A queste considerazioni di equità che impediscono di mettere sullo stesso piano l´Asia e l´Occidente, ieri il governo di Pechino ha aggiunto un tema di battaglia caro agli ambientalisti. Di fronte alle accuse di essere il primo inquinatore planetario la Cina ha risposto rinfacciando l´ipocrisia delle nazioni occidentali. Il portavoce del ministero degli Esteri Qin Gang ha usato toni duri: «La notizia del sorpasso non sorprende. La Cina sta svolgendo il lavoro manifatturiero per conto dei paesi ricchi. Siamo diventati la fabbrica del pianeta. Voi paesi sviluppati avete spostato qui gran parte delle produzioni. La maggior parte delle cose che mangiate, che indossate, che usate per lavorare, sono prodotte sul nostro territorio. Le vostre aziende aumentano le produzioni in Cina, poi ci criticate per le emissioni carboniche. È sleale». Questo argomento, ben noto a chi contesta in Occidente gli effetti della globalizzazione, è meno usuale a Pechino. Il regime cinese finora ha accolto a braccia aperte gli investimenti delle multinazionali e ha incoraggiato le delocalizzazioni per gli effetti benefici sull´occupazione. Da qualche tempo però a Pechino matura una nuova visione. In un futuro non lontano la Cina conoscerà gli effetti dell´invecchiamento demografico, alla crescita quantitativa dovrà sostituire uno sviluppo qualitativo. Già oggi le priorità del regime sono cambiate, gli investimenti stranieri più appetiti sono quelli che portano tecnologie avanzate, centri di ricerca, occupazione qualificata per colletti bianchi.