I 'cartoneros' di Buenos Aires
12 January, 2004
Le vacanze estive stanno un po’ svuotando la città e questo non rallegra i “cartoneros” che comunque a migliaia ricominciano implacabilmente e minuziosamente a perlustrare i marciapiedi appena cala il sole. Adulti e bambini, maschi e femmine, con carretti spinti a mano o semplici carrelli tipo supermercato, aprono i sacchetti lasciati sui marciapiedi dagli abitanti di Buenos Aires e tirano fuori carta, cartone, legni, pezzi di metallo. I più organizzati anche plastica e vetro. I sacchetti di immondizia lasciati alla rinfusa ogni dieci metri sui marciapiedi e il continuo passaggio di cartoneros sono i due fenomeni che impressionano di più l’ecocittadino di passaggio a Buenos Aires. (Lo smog, a differenza di Santiago del Cile e Città del Messico, è un problema minore. Quasi risolto dalla frequenza del vento: “buenos aires”, ovviamente.) La capitale argentina non è l’unica grande città a cavallo tra primo e terzo mondo con gente che fruga nell’immondizia e cooperative di raccoglitori. Ma è l’unica in cui il fenomeno sia esploso in maniera esponenziale negli ultimi anni. Prima poche migliaia, poi 25 mila, poi 40 mila e più cartoneros. In coincidenza con la crisi economica, migliaia di disoccupati hanno scoperto che potevano procurarsi e rivendere materiale riciclabile. Sembra quasi che gli abitanti poveri dei comuni poveri che circondano la città si siano stufati di vedersi passare sotto il naso i camion con i rifiuti indifferenziati che andavano a riempire le discariche vicino alle loro baracche (quelle discariche che il centro più ricco non vuole sotto casa e che è riuscito a piazzare nei comuni poveri ) e abbiano deciso di andarsi direttamente a prendere la parte utile dei rifiuti. Ovviamente avendo poi intermediari, grossisti e imprese disposti a ricomprare il materiale. L’approccio della città nei confronti dei cartoneros non è stato né semplice né univoco. Prima delle ultime elezioni per il governo cittadino, il berlusconcino locale Maurizio Macrì, presidente del Boca Juniors, alleato con alcune grandi imprese che volevano il monopolio della raccolta, proponeva di vietare il lavorìo stradale dei cartoneros e prometteva di assumerne un po’ in una impresa di trattamento e differenziazione post-raccolta. Sì, ma in questo modo ne avrebbero assunti forse duecento, non ventimila. Le elezioni locali le ha rivinte Ibarra con la sua coalizione trasversale di “centro-sinistra non peronista all’argentina” ( accontentiamoci di questa definizione, la politica argentina è molto particolare) ed è continuata invece la politica che cerca di accogliere e integrare i cartoneros in un progetto sociale ed ecologico. I dirigenti stessi della polizia avevano detto che non sarebbero stati in grado di bloccare i cartoneros. E dal canto loro, gli economisti che hanno studiato la faccenda avevano detto che nessun governo nazionale e locale nell’Argentina del 2002 avrebbe potuto varare dall’alto un progetto più efficace per i disoccupati. Nel libro “Cartoneros” di Eduardo Anguita che mi sono affrettato a comprare, l’antropologo Francisco Suarez osserva: “Se vediamo i cartoneros come quelli che imbruttiscono la città o rompono i sacchetti (per frugarci dentro) possiamo essere spinti a un discorso repressivo. Se li vediamo come dei poveri disgraziati, potremmo forse produrre una politica di riduzione del danno, dargli da mangiare, vaccinarli. Ma se guardiamo il potenziale del loro lavoro in rapporto al tema del recupero e del riciclaggio, il panorama cambia. E’ gente che ha creato lavoro in un campo in cui non c’era lavoro.” E l’assessore all’ambiente, Eduardo Epszteyn: “ Dovevamo anche legittimare il lavoro del riciclaggio. Salire sul carro del cartonero anche per installare definitivamente l’idea della separazione dei rifiuti. In mezzo alla crisi, una grande opportunità.” Così è nata la “legge 992”di Buenos Aires che legittima i cartoneros, gli impedisce solo di entrare con i cavalli (quei pochi che ce l’hanno ) nei confini della città. Restano molti problemi, ovviamente. Le strade sono sporche perché i cartoneros raccolgono solo una parte dei rifiuti, le imprese della raccolta tradizionale non sembrano lavorare bene, non esistono cassonetti. Resta anche un miracolo però: i cartoneros riescono pacificamente a dividersi i pezzi di strada e gli orari di raccolta. * * * Mi rimangono poche righe per la seconda ecocittadina argentina. Viene dalla piccola città della Patagonia chiamata Esquel che con accanita e vasta mobilitazione popolare è riuscita a bloccare nientepopodimeno che una miniera d’oro. Come mai una cittadina col 25% di disoccupazione rifiuta una miniera d’oro? Gli ecologisti hanno informato bene la gente. Per estrarre l’oro, su un monte alla periferia della città, ci sarebbero stati due grandi esplosioni quotidiane e un continuo uso di cianuro e altre porcherie. La multinazionale Meridian Gold avrebbe dato lavoro sì, ma solo a 200 persone e tutto l’insieme avrebbe invece rischiato di danneggiare gravemente l’industria del turismo, la vera miniera d’oro di Esquel. L’oro può rendere milioni di dollari, il discorso si riaprirà.