La differenziata migliora, però...
La gestione dei rifiuti nella capitale ha fatto segnare risultati importanti, ma la città è ancora in ritardo per quanto riguarda il recupero dell'organico. In costante (anche se minore) aumento la produzione a monte di rifiuti
15 November, 2007
<b><i>Silvana Santo</b></i>
Se c’è un tema ambientale che è divenuto piuttosto popolare nella cronaca romana degli ultimi mesi, è senza dubbio la crescita della raccolta differenziata, considerata dall’amministrazione capitolina (e dall’Ama che ne gestisce gli aspetti pratici) un successo su tutti i fronti. In effetti, la differenziata è passata, in cinque anni, <b>dal misero 4,5% del 2001 al 20,96% dello scorso anno</b> (*). E se il dato assoluto è ancora insoddisfacente, specie se paragonato ad alcune grandi città straniere, va dato atto all’amministrazione comunale di aver avviato, in un tempo relativamente breve, un processo che era praticamente fermo. Soprattutto la raccolta della <b>carta</b>, effettuata in convenzione con il Comieco, sembra essere ormai entrata nelle corde dei romani, avendo fatto registrare, con oltre 98mila tonnellate avviate al recupero nel 2006, <b>un + 11%</b> rispetto all’anno precedente (*). Quello che ancora manca, per il definitivo salto di qualità, è il recupero della frazione umida, per il momento limitato ai quartieri di Colli Aniene, Decima e Massimina, nei quali è attivo un servizio sperimentale di raccolta domiciliare “spinta” (che prevede, appunto, anche il prelievo dell’organico). L’obiettivo dichiarato dal Campidoglio (raggiungere il 40% di differenziata entro la fine del 2008) non può infatti prescindere dalla raccolta dell’umido, per il cui trattamento, però, è necessario un adeguamento strutturale su scala regionale. «Gli impianti di compostaggio attualmente disponibili - dichiara Lorenzo Parlati, presidente di <b>Legambiente Lazio</b> - sono sufficienti a trattare solo il 26% della quantità totale di rifiuti organici prodotti nella regione».
Decisamente meno brillante il bilancio relativo alla prima delle “tre R” (riduci - riutilizza - ricicla) che contraddistinguono una gestione sostenibile dei rifiuti. La quantità di spazzatura prodotta dai romani, infatti, continua ad aumentare, anche se a ritmi inferiori rispetto agli anni passati. Tra il 2001 e il 2006, l’<b>incremento</b> della produzione di rifiuti si è attestato <b>intorno al 20%</b>, e anche il primo semestre dell’anno in corso ha fatto registrare un trend in crescita, anche se inferiore rispetto al passato (+3% rispetto allo stesso periodo del 2006) (*). Per Legambiente Lazio, invece, la riduzione a monte della spazzatura rappresenta un obiettivo prioritario: «Sarebbe auspicabile - spiega Parlati - che la produzione di rifiuti diminuisse su scala regionale almeno del 10% entro il 2015». Per ottenere un obiettivo di questa portata ed accompagnarlo con un progressivo aumento delle percentuali di raccolta differenziata, la parola d’ordine è: “aumentare le risorse finanziarie a disposizione”. Secondo Legambiente Lazio, l’investimento necessario per migliorare la gestione dei rifiuti nella sola città di Roma ammonterebbe a circa 90milioni di euro in tre o quattro anni. «I fondi - osserva Parlati - potrebbero essere recuperati utilizzando l’<b>ecotassa regionale</b> (il tributo per lo smaltimento dei rifiuti in discarica) come leva fiscale, sul modello della Regione Veneto». In pratica, l’associazione ambientalista chiede di innalzare l’ammontare di partenza del tributo, introducendo però degli incentivi che prevedano la riduzione della tassa per quei comuni che raggiungano obiettivi seri di raccolta differenziata. Le maggiori risorse dovrebbero poi essere utilizzate per incentivare la riduzione a monte dei rifiuti e la raccolta porta a porta, oltre che per realizzare nuovi impianti di compostaggio. «Gli impianti di termovalorizzazione esistenti - conclude il presidente di Legambiente Lazio - sono invece già sufficienti, specie se si considera che la differenziata dovrà aumentare di anno in anno». Ma su questo punto, la Regione, il ministero dell’Ambiente e l’Ama non sembrano ancora aver trovato un accordo. Sarà il piano regionale rifiuti, recentemente firmato dal governatore Marrazzo, a dare il verdetto definitivo.
* dati Ama