\"Sono amministratore, non poeta. Non posso chiudere il Centro\"
L´assessore al Traffico Mario Di Carlo risponde al soprintendente La Regina sul bando alle macchine dalla zona storica: Non è possibile dire a 22 mila persone che abitano lì di vendere l´auto
28 January, 2004
FRANCESCA GIULIANI «Il Centro di Roma è chiuso al traffico dal 1994. È la più grande zona a traffico limitato del mondo»: è la prima cosa che l´assessore alla Mobilità Mario Di Carlo dice in replica all´idea rilanciata da Adriano La Regina recuperando una filosofia urbanistica che risale al sindaco Giulio Carlo Argan e prospettata, dal soprintendente come possibile soluzione al \"collasso del Centro\" e a fronte delle difficoltà di realizzazione dei parcheggi all´interno delle Mura aureliane legata allìarcheologia. Il Centro è chiuso? Non certo a tutti, assessore: non è difficile incappare in ingorghi lungo via del Tritone o su via Ripetta, vedere caroselli di auto intorno al Pincio, respirare aria da avvelenamento a piazza Venezia... «Al Centro hanno accesso i residenti, gli autorizzati, i portatori di handicap». Quanti sono? «Sessantacinquemila automobili». Non si tratta propriamente di un centro chiuso. «Non posso dire a quelle ventiduemila persone che abitano in Centro di vendere la macchina. Non posso chiudere fuori i taxi. Non posso mandare il presidente del Consiglio a piedi». Non sono pochi. Si possono ridurre? «Io ho detto a Veltroni: bisognerebbe fare un assessorato ai permessi distinto da quello al traffico. Passo giornate intere a dire no alle richieste più incredibili». La Regina rilancia una soluzione concepita da Argan. È un´idea che ha radici nella sinistra più illuminata, attenta all´arte e al patrimonio archeologico. Se non la realizzate voi chi potrà farlo? «Io faccio l´amministratore non il poeta. E oggi le posso dire che quello di Roma è il Centro con la zona a traffico limitato più grande del mondo. Qualcosa che non esiste a Parigi, dove non sono previste limitazioni alle auto né a Londra, né a Barcellona? e potrei continuare. L´unica città che ha un centro pedonalizzato è Siena, con cinquantamila abitanti» Dunque tutto sommato La Regina quando parla di \"resa senza combattere\" non sbaglia. «La chiusura del Centro non solo non si può fare, ma non è nemmeno giusto farla. Certo, mi piacerebbe ragionare sul sogno di Argan. Mi piange il cuore a vedere il Colosseo trasformato per metà in uno spartitraffico. Ma con tutta l´amicizia che ho per La Regina devo dire che servirebbe un cambiamento». È quello che dice anche lui. Lei a cosa pensa? «Nessuno vuole \"distruggere la Storia\" costruendo i posteggi sotterranei in Centro. Ci vuole coraggio ma bisogna tentare di farli». Pochi posti auto con spese astronomiche sono una soluzione? «Nel cuore di Roma ci sono piazze stupende come piazza della Pilotta, piazza Sant´Ignazio, piazza della Pigna oggi trasformate in garage. La soluzione è dotare il Centro di parcheggi per liberare queste piazze, restituirle alla gente che potrà andarci a piedi». Di quanti posti auto si parla? «Settemilacinquecento. Basterebbero a liberare e a far pedonalizzare tante piazze e strade, dando il posteggio ai residenti. È un progetto ambizioso ma dobbiamo riuscirci. Io dico: è meglio un asino vivo che un dottore morto». Fuor di metafora? «Io devo fare l´amministratore. Ovvero devo fare le cose non fare che si racconti di me. Ma voglio anche che ci si venga in tram, in metropolitana, in autobus non con la macchina». Secondo La Regina questi cantieri comportano dei preliminari dal punto di vista archeologico costosi e spesso vani. Lei cosa ne dice? «A piazza Euclide, piazza San Pio V, a piazza Biffi i lavori per i parcheggi hanno portato a ritrovamenti bellissimi. I nuovi parcheggi sono la nostra sfida, qualcosa di concreto che con i sogni ha poco a che fare». Siamo alle targhe alterne, provvedimento per sua stessa definizione palliativo. Quale viatico può dare ai romani che si preparano a questo sacrificio? «Non è detto che sarà inutile. Penso che se a Parigi ci sono seicento macchine ogni mille abitanti e a Roma novecento c´è davvero qualcosa che non va. Ma questo è un altro discorso».