Al mercato «ricicla & riduci»
Viaggio nel paese senza plastica. Nel solo Regno Unito sono distribuiti in un anno 13 mld di sacchetti di plastica a uso singolo - da Liberazione del 25.03.2008
25 March, 2008
<b>Francesca Marretta</B>
Modbury [Devon]
Sulle colline verdi spuntano ciuffi di aglio selvatico e primula, il sole illumina timido il paesaggio rurale che rende la guida rilassante. «Benvenuti a Modbury, la prima città britannica libera dai sacchetti di plastica». Il cartello della campagna ambientalista realizzata in questa cittadina del sud del Devon (sud-ovest Inghilterra), è piazzato accanto a quello canonico di benvenuto, che accoglie il visitatore nel grazioso ed elegante centro urbano, abbellito da edifici di epoca vittoriana e georgiana. Le vetrine dei negozi di Church Street, la strada principale che attraversa Maodbury, espongono manifesti blu che ritraggono un delfino o una tartaruga marina, minacciati dal sacchetto di plastica killer, che recano la scritta: «Riduci i tuoi rifiuti, usa un sacchetto riciclabile».
Anche nella vetrina di "The floor Show", negozio di moquette e tappeti, al n. 7, che di sicuro non infila la mercanzia nella busta della spesa, è affisso il cartello della campagna ambientalista. Tutti a Modbury sono fieri di essere diventati un esempio da seguire per la salvaguardia dell'ambiente. Ecco allora che, sulla stessa strada, alla cassa del supermercato Co-op, la signora Lucy, sessanta anni ben portati, capelli argentati, jeans e maglia marinara a strisce, mette in pila le scatole di tè, i biscotti e il formaggio, che porterà in braccio a casa. L'alternativa è infilare gli acquisti nel sacchetto biodegradabile al 100%, venduto alla cassa per 5 pence, o anche in sacchetti in tela, rete o stoffa. «Per favore, ricordati di Ridurre, Riusare, Riciclare». Il poster con la tartaruga marina emblema della campagna, dalla cui bocca spunta il sacchetto di plastica che la soffocherà, è lì a ricordartelo, mentre fai la spesa. Andando in giro a Mudbury si potrebbe avere l'impressione che nel Regno Unito sia in vigore una legge che vieta l'uso dei sacchetti di plastica. Non è così. La "rivoluzione" "plastic-bag-free", messa in moto dagli abitanti della città, è un tipico esempio di democrazia dal basso, in cui la sensibilità ambientalista ha volato alto su qualunque ideologia e destato molti dal disimpegno dell'antipolitica.
Sbagliato immaginarsi che Modbury sia un posto "alternativo", o un ritrovo di "figli dei fiori". La città, il cui nome sassone Moot Burgh, significa luogo d'incontro, appare benestante e piuttosto borghese. L'avventura rivoluzionaria di Modbury è cominciata circa un anno fa, ma le radici della storia vanno ritrovate nelle Isole Hawaii. Sono state le creature marine delle acque dell'arcipelago del Pacifico a mostrare a Rebecca Hoskins, documentarista ed esperta sommozzatrice, nata a Modbury 34 anni fa, la malvagità ed il pericolo rappresentati dal sacchetto assassino libero di fluttuare tra le onde. Nel Pacifico, come in altre acque, delfini, foche e tartarughe scambiano i sacchetti per meduse o altro cibo e muoiono soffocati in modo lento e atroce. Anche gli Albatros, ed altri uccelli di zone marine, finiscono strangolati dalla manica del sacchetto, destinata a uccidere ancora, per anni, anni e anni. Una tragedia assurda, vergognosa ed evitabile. Rebecca Hoskins era alle Hawaii per girare documentari per la Bbc. «La scena più terribile fu una tartaruga che aveva un sacchetto di plastica in bocca. Non potevamo fare nulla. Stava morendo soffocata lentamente», racconta. Il suo video "Message in the Waves" (messaggio nelle onde) mostra come tartarughe, uccelli, delfini e altre creature del mare stiano dando la vita per farci capire cosa accade ai mari e agli oceani.
«Era il primo maggio. Dopo la proiezione del documentario abbiamo organizzato un incontro con tutti i commercianti di Modbury. Abbiamo dichiarato che era nostra intenzione rendere Modbury una città libera dalla plastica e abbiamo chiesto chi voleva aderire. Hanno alzato la mano tutti». A parlare è Simon Wilkinson, uno dei cinque promotori della campagna cittadina ispirata al lavoro di Rebecca Hoskins, rubicondo 37enne, proprietario dell'omonima ed elegante macelleria al n. 6 di Church Street. Gli incontri preliminari all'azione si sono svolti nel luogo in cui ci troviamo, il Bar Ristorante Bistro 35. «Ci siamo organizzati subito, abbiamo discusso dei vari modi per riciclare tutto il possibile tra negozi e attività commerciali. Abbiamo fatto ricerche per scegliere i sacchetti riciclabili che usiamo. Le bio-bag che vedi a Modbury sono le migliori, vengono da colture non geneticamente modificate, coltivate biologicamente. Questa è un'esperienza assolutamente fantastica. Ne siamo davvero fieri. Nel mio negozio, abbiamo osservato una riduzione dell'uso di sacchetti per la spesa del 90%. E quando M&S (una catena di supermercati ndr ) ha deciso di far pagare i sacchetti, ha rilevato una riduzione nel loro uso del 70%», continua Simon, che spiega che per avviare la campagna sono stati ordinati, confezionati e distribuiti ai negozianti sacchetti di carta, cartone, cotone e tessuti vari, mentre alcuni cassonetti "per l'amnistia della plastica" sono stati adibiti alla raccolta delle centinaia di sacchetti di plastica stipati in cucina o in ripostiglio.
Rendere la propria città "libera dai sacchetti di plastica" non è dunque un impresa ardua. «Lavorare senza sacchetti di plastica è semplice, non è assolutamente un problema», spiega Philip il sorridente manager del Modbury Chinese take-away, dove per la modica cifra di cinque sterline si porta a casa una porzione di fish & chips che basta per due. Philip, originario di Hong Kong, ha 40 anni, ma sembra un ragazzino. Per consegnare ai clienti il fagotto che emana un profumo irresistibile di patate e pesce fritto da portare a casa usa un cartone di vino cileno. «Lo abbiamo riciclato dal supermercato», aggiunge Philip, mentre porge il cartone a Paul e Pam, una coppia di Birmigham arrivata a Modbury per il ponte pasquale. Che pensate dell'iniziativa di questa città? «Grande, anche se a Birmigham si usa la plastica noi ci comportiamo come gli abitanti di Modbury, prima o poi tutti capiranno».
Annabelle, proprietaria del Bistro 53, dice che non le sembra nemmeno possibile pensare che fino a un anno fa tutto quello che adesso si ricicla finiva nel bidone della spazzatura. «E quando vado al supermercato lascio tutto il packaging alla cassa. Gli dico che per quello non ho pagato. Bisogna fare a meno di questi rifiuti che non sono assolutamente necessari. Il governo deve fare di più, molto di più per il cambiamento. Perché non vietarli?», aggiunge.
Le fa eco Adam Pollac, consulente finanziario di 40 anni, che critica pure le "bio-bag": «perché buttiamo anche quelle. Dobbiamo imparare a riutilizzare. Quante se ne vendono ogni giorno al supermercato? Io cerco di fare quello che posso. Per esempio l'altro giorno sono andato al supermercato e l'unica borsa che avevo era quella della palestra. L'ho svuotata dei vestiti e l'ho usata per la spesa». Seduta allo stesso tavolo del ritrovo cittadino, Michelle Grace, 43 anni, ci tiene a sottolineare che solo un imbecille ha protestato perché doveva pagare il sacchetto di plastica. «Quello che cerchiamo di far capire a chi non può fare a meno del sacchetto di plastica è che lo deve riusare. Che non può pensare di usarlo per 20 minuti e buttarlo, pensando di riceverne un altro per la spesa successiva». Michelle racconta poi di quelli che cercareno ogni motivo per criticare. «Un giornale del nord ha scritto che qui a Modbury siamo ipocriti perché abbiamo bandito i sacchetti di plastica ma andiamo in giro con macchinoni inquinanti. Pensa che stupidaggine».
Nel solo Regno Unito sono distribuiti in un anno tredici miliardi di sacchetti di plastica per uso singolo. L'esempio di Modbury sta facendo proseliti nelle città del Regno. L'attuale governo ha promesso l'introduzione di una tassa per limitare l'uso dei sacchetti di plastica. In Irlanda tanto è bastato a far diminuire l'uso dei sacchetti del 75 per cento. Se i danni certi e gravissimi del sacchetto di plastica sono più che noti, perché non vietarli, come è stato fatto per il fumo nei locali? Magari da qui ai prossimi cento anni soffocherebbe qualche tartaruga di meno.