Riciclare la plastica è un affare. A Collegno numeri da record
L´impianto Amiat lavora bottiglie flaconi e cassette. Una tonnellata rende 500 euro - da La Repubblica del 14.04.2008
15 April, 2008
È boom nella raccolta della plastica: negli ultimi tempi i camion dell´Amiat stanno portando all´impianto di recupero ex Publirec di Collegno 800 tonnellate al mese di bottiglie, flaconi, sacchetti, imballaggi, cassette del mercato e quant´altro sia fatto di plastica. Una cifra record se si pensa che due anni fa se ne raccoglievano appena 350 tonnellate al mese. Il motivo? «Effetto Napoli - sintetizza Diego Cometto, direttore dell´Amiat - La gente prima di buttare una cosa nell´indifferenziato ci pensa due volte. Ed è proprio il risultato che noi volevamo ottenere: anche se uno confonde i tipi di plastica riciclabile, nel dubbio è bene che butti tutto nel bidone della differenziata, poi ci pensiamo noi a separarlo».
E ogni grammo di plastica che finisce alla Publirec è un regalo enorme fatto alla discarica. La plastica, infatti, è un prodotto assai leggero ma molto voluminoso e soprattutto difficilmente comprimibile dai compattatori che schiacciano la collina dei rifiuti a Basse di Stura. Questo vuol dire che le 800 tonnellate di plastica raccolte il mese scorso in tutta Torino hanno tolto ben 40mila metri cubi di rifiuti alla discarica e alla fine dell´anno il risparmio in termini di spazio sarà di 480mila metri cubi, ovvero quanto l´intera cubatura della Reggia di Venaria.
Senza contare che con il prezzo del petrolio alle stelle, la plastica è considerata un bene di lusso. E separarla e venderla alle aziende che la riciclano è un business che muove un giro d´affari di oltre 3 milioni di euro. Le cassette di plastica rotte, quelle dei mercati rionali, infatti, sono di polipropilene puro e vengono vendute a 500 euro la tonnellata. Il polietilene termoretraibile, invece, altro non è che la pellicola trasparente che avvolge molti imballi, ma vale sul mercato delle materie prime secondarie 270 euro a tonnellata.
Nell´impianto di Collegno - 30mila metri quadrati in via Venaria 66 - lavorano 22 dipendenti e una ventina di persone di cooperative in appalto. Nato nel 1999, da gennaio di quest´anno è stato assorbito a pieno titolo in Amiat. L´anno scorso ha trattato un volume di rifiuti che superava le 25mila tonnellate e secondo le stime quest´anno dovrebbe sfiorare le 30mila. La maggior parte sono di plastica proveniente dai camion della raccolta differenziata: l´anno scorso sono state quasi 8mila tonnellate, ma si stima che alla fine di quest´anno saranno 13mila. A questo volume si aggiungono 7.400 tonnellate di imballaggi misti e cassette recuperate dai mercati, e altri materiali cosiddetti secchi tipo legno, cartone e plastica rigida che rischierebbero di finire in discarica.
Dalle aziende arrivano i cosiddetti «misti», che vengono poi divisi: polistirolo da una parte, pellicola dall´altra, cartone di qua e legno di là. «Ma abbiamo anche cercato di aiutarli, chiedendo di separare già in ditta i vari componenti - spiega Cometto - Così a loro non facciamo pagare lo smaltimento e noi ci troviamo con un prodotto puro, pronto per essere raccolto, impacchettato e venduto».
Quando arrivano invece i camion dell´Amiat, tutta la plastica viene ammassata sotto un capannone. E inizia il percorso per separare gli imballaggi dal resto e arrivare a un prodotto che abbia una purezza almeno dell´80 per cento per essere venduto all´impianto Corepla di Beinasco, che a sua volta si occupa di separare i prodotti a seconda del colore e dei vari polimeri per poi inviarli alle ditte che li tratteranno per farne plastica nuova. Il problema è che il concetto di purezza non riguarda tanto la materia, ma il tipo di oggetto. Il Conai (il consorzio degli imballaggi), infatti, prevede che i produttori di imballaggi paghino un contributo che viene ridistribuito tra i centri di raccolta. Ma questo contributo contempla solo le confezioni domestiche, dalla bottiglia d´acqua al flacone del detersivo, dal vasetto di yogurt al sacchetto delle mozzarelle, allo shampoo. E quindi il Corepla - che del Conai è il ramo che tratta le materie plastiche - altro non tratta che imballaggi, mentre considera impuro qualunque prodotto plastico diverso, pur assolutamente riciclabile. «Accadeva ad esempio - spiega Cometto - che un bidone grande venisse scartato perché non si poteva sapere se era stato usato come contenitore da un privato o se invece fosse stato usato da un´industria e invece che rendere, faceva calare il prezzo di tutto il camion. Allora abbiamo pensato di fare noi una preselezione: a mano si tolgono tutti quei prodotti che sarebbero oggetto di contestazione e le vendiamo separatamente. Così noi ne abbiamo un ricavo, niente di ciò che i cittadini buttano va sprecato e l´ambiente ci guadagna. Semplice, no?».