Smog, Domenici e Martini a giudizio
I pm contestano agli amministratori di aver disatteso la normativa europea che pone un limite ai giorni di superamento del pm 10 e di non aver adottato provvedimenti - da Il Corriere della Sera del 06.05.2008
07 May, 2008
Il presidente della Regione Toscana Claudio Martini e il sindaco di Firenze Leonardo Domenici sono stati rinviati a giudizio questo pomeriggio dal gup fiorentino Gaetano Magnelli per l'inchiesta sull'inquinamento atmosferico da Pm10 e biossido di azoto nel territorio del capoluogo toscano a partire dal 2005. A processo anche i sindaci di Scandicci, Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio, Signa e Calenzano, gli assessori all'ambiente di queste amministrazioni e del Comune di Firenze e l'ex assessore regionale all'ambiente, Marino Artusa. La prima udienza è fissata per il 3 ottobre prossimo. Le accuse sono di getto pericoloso di cose, con riferimento alle emissioni di gas nell'aria e rifiuto di atti d'ufficio.
LE ACCUSE. Il procuratore aggiunto Giuseppe Soresina e il sostituto Giulio Monferini, titolari delle indagini, contestano agli amministratori di aver disatteso la normativa europea che pone un limite ai giorni di superamento di sostanze inquinanti e di non aver adottato provvedimenti e misure per la tutela della salute dei cittadini, nonostante il flusso di dati di rilevamento della qualità dell'aria imponesse con urgenza e senza indugio, per l'accusa, di provvedere. Le difese avevano chiesto il proscioglimento di tutti gli imputati, sostenendo che non ci fu rifiuto di atti, i provvedimenti contro lo smog furono adottati, e la norma penale vincola ad un'azione, non ai risultati.
OBBLIGO DI RISULTATO. Il giudice ha ritenuto fondata in diritto la tesi dell'accusa, ovvero che la normativa europea imponesse un obbligo di risultato. La discrezionalità delle scelte delle amministrazioni pubbliche riguarda il come raggiungerli. La discrezionalità è stato uno degli argomenti delle difese, in relazione agli interessi da valutare nell'adozione di provvedimenti: c'è il diritto alla salute ma anche quello al lavoro o alla libertà di circolazione, condizionati questI ultimi dall'unica azione praticabile a livello locale contro lo smog: il blocco totale del traffico.
Tenendo presente che sulle autostrade i Comuni non possono intervenire, la difesa ha anche sottolineato come nell'area fiorentina le condizioni atmosferiche aggravino l'inquinamento. Una direttiva europea di quest'anno ha prorogato al 2011 l'obbligo del rispetto dei limiti di emissioni per le zone caratterizzate da determinate condizioni climatiche, a condizione che sia stato dottato il piano per la lotta all'inquinamento, cosa fatta dalla Toscana con gli accordi programma.
LE TESI DIFENSIVE. E' stato anche ricordato che dal 1994 la Toscana ha adottato provvedimenti contro l'inquinamento e che nella lotta allo smog ha investito 22 milioni di euro. Per gli avvocati della difesa quindi, nessuna inerzia delle amministrazioni: tanti sono stati i provvedimenti adottati e i valori degli inquinanti sono in calo. Secondo l'accusa però si è trattato di una lotta con atti «palliativi» e iniziative «folcloristiche». L'impressione è che tra gli interessi in gioco, sia prevalso quello economico. E non è vero che certi obiettivi fossero «chimere irrangiungibili». Per l'accusa, la Regione non si è deguata adottando il piano d'azione e i Comuni hanno fatto accordi programmatici senza alcun obbligo.