08.02.2004 Traffico: ragionando su blocchi e ticket
09 February, 2004
Con la domenica di blocco antismog oggi in molte città italiane, da quelle lombardo venete a Roma, la lotta all’inquinamento atmosferico ritrova una sua momentanea evidenza. Per Roma , poi, è un debutto emozionante: anche se solo per 7 ore è la prima volta che si blocca tutta la città. Chi può spieghi ai romani che non si devono turbare tanto: al blocco domenicale di tutta la città per anche 12 ore sono già abituati i milanesi e i cittadini di altre città. Con i picchi alti di micropolveri tipici dell’inverno e con questi blocchi si riavviano o riavvitano discussioni già fatte. Potrebbe anche essere una questione politica, ma troppe ambiguità, da una parte e dall’altra, evitano una contrapposizione tra i Poli sul terreno della limitazione del traffico automobilistico privato. Il Ministro Matteoli ha rilasciato un paio di interviste che sono un capolavoro in questo senso: è riuscito a dire che i blocchi sono vessatori, che sono insufficienti, che i sindaci che li attuano hanno la sua comprensione,( tre affermazioni contradditorie) e che occorrono misure strutturali. Ma sulle misure strutturali (trasporti pubblici innovativi, innanzitutto), sul loro finanziamento, è innanzitutto il governo che deve attivarsi. Gli enti locali sono come minimo insoddisfatti. A Torino si sono riuniti nei giorni scorsi i Comuni che si coordinano per incentivare l’uso del metano da autotrazione e hanno constatato ancora una volta che non ci sono garanzie di finanziamenti, (tantomeno di finanziamenti consistenti) per rilanciare gli incentivi. Subito dopo a Roma è nato un coordinamento di assessori regionali e comunali per la mobilità sostenibile, che ha come priorità quella di ottenere risorse per il traffico e il trasporto locale. Dunque, abbiamo trovato in queste vertenze il terreno della chiarificazione politica e del coinvolgimento dell’opinione pubblica? Mica tanto, e non solo perché queste esigenze degli enti locali sono trasversali e spesso tecnicistiche. Il problema è che continua a mancare nell’insieme dei governi locali del centro-sinistra la determinazione a scegliere decisamente e coraggiosamente la priorità di scoraggiare l’uso dell’auto, a costo di sopportare proteste e scossoni. Non stiamo qui a rifare la mappa complicata dei diversi provvedimenti locali (la trovate su www.ecodallecitta.it). Ci limitiamo a constatare che- come insegna quello che sta succedendo a Roma- fermare i non catalizzati ( e non tutti lo fanno..) non è sufficiente a rientrare nei parametri della direttiva europea. * * * In questi giorni il sindaco di Venezia Paolo Costa e il suo assessore all’ambiente Paolo Cacciari stanno rompendo il tabù italiano del ticket. Hanno deciso (ma ancora in linea di massima) che le auto dei non residenti potranno entrare a Mestre solo pagando. Tariffare (cioè far pagare) l’accesso a determinate parti di una città o limitarlo, concedendo permessi a chi rientra in determinate categorie di automobilista necessitato? La questione – detta anche del road pricing o del ticket d’accesso –non è solo trasportistica ma addirittura filosofica e divide e scalda gli animi ovunque venga posta. L’obiezione più frequente che viene fatta al pagamento dell’accesso in zone a Traffico Limitato è che si monetizza e si concede ai ricchi il diritto di inquinare. I sondaggi rilevano che i favorevoli alla chiusura dei centri cittadini al traffico sono favorevoli al macchinoso ( e spesso ingiusto e clientelare)sistema degli esoneri che inevitabilmente fanno eccezione al divieto ma non al “capitalistico”pedaggio. Persino a Milano il sindaco Albertini ha dovuto rinunciare alla sua proposta di ticket. E quando a Torino è stata avanzata un’ipotesi, sia pure mite,in questo senso, è stata subito criticata “da sinistra”. Personalmente sono per scegliere volta per volta il sistema che garantisce la maggior riduzione del traffico. E’ interessante però registrare che il padre in Europa del ticket (chiamato anche tassa sulla congestione) è il sindaco cromaticamente più rosso, cioè Ken Livingstone di Londra, e che, se reggono alle proteste, saranno l’assessore comunista Cacciari e il suo sindaco Costa i pimi a introdurlo in Italia. O meglio, quasi i primi, perché alla “hetihella”, come dicono a Firenze, qualcosa di vagamente simile è in vigore nel capoluogo toscano. Ma questo ve lo raccontiamo la prossima volta… (scrivete a ecocittadino@libero.it)