Accorpamento Apat, Icram e Infas, Cantoni (Arpat): «Si può fare, ma ci sono tanti dubbi...»
Sonia Cantoni, presidente dell’AssoArpa, associazione che raggruppa tutte le agenzie di controllo ambientale regionali: "L’idea di integrare funzioni di enti che hanno obiettivi correlati non è male". "Anzi è un bene per risparmiare risorse nell’ambito di governo e reimmetterle laddove necessario nell’operatività. Ho però dei dubbi nel modo in cui è stata impostata questa ristrutturazione" - da Green Report.it
18 June, 2008
Al Ministero Ambiente c’è voglia di ristrutturazioni. E per non perdere tempo si è pensato di intervenire con un decreto legge per avviare la riforma. Solo che il decreto legge in questione è quello che prevede gli interventi per affrontare l’emergenza rifiuti in Campania, e che la riforma che cancellerebbe in un colpo solo una agenzia e due istituti di ricerca per farne uno solo è affidata al comma di un articolo (nato per ridimensionare la Commissione Via) inserito quando il decreto era già in discussione alla Commissione ambiente della Camera. Un iter forse un po’ frettoloso per reimpostare ruoli e strategie di Apat, Icram e Infs, e per non perdere competenze essenziali; anche se un processo di ristrutturazione di questi enti è un percorso che non trova discordi i diretti interessati. A partire dalle agenzie per la protezione ambientale.
«L’idea di integrare funzioni di enti che hanno obiettivi correlati non è male» ci ha detto Sonia Cantoni (Nella foto) che oltre a dirigere l’Agenzia toscana è anche presidente dell’AssoArpa, l’associazione che raggruppa tutte le agenzie di controllo ambientale regionali.
«Anzi- ha proseguito- è un bene per risparmiare risorse nell’ambito di governo e reimmetterle laddove necessario nell’operatività. Ho però dei dubbi nel modo in cui è stata impostata questa ristrutturazione, anche per questo abbiamo chiesto un incontro al ministro Prestigiacomo»
Quali sono i dubbi?
«Innanzi tutto non è chiaro se l’Istituto che si pensa di creare avrà le caratteristiche più di istituto o di agenzia, ma quello che preoccupa è che si chiami di ricerca. L’Apat ha tra le sue funzioni anche quella di promuovere la ricerca ma ha anche la funzione di controllo (ad esempio per le autorizzazioni ambientali integrate nazionali) e soprattutto ha il ruolo di indirizzo e coordinamento tecnico delle agenzie. Questo dovrebbe stare particolarmente a cuore alle istituzioni, perché è noto che il sistema agenziale è nato in maniera non omogenea sul territorio e con velocità diverse. Ma per ottenere un’efficace funzione di controllo è fondamentale che questo venga fatto in modo efficace, efficiente ed equo e ci tengo a sottolineare equo su tutto il territorio. Tenendo conto poi del fatto che abbiamo una normativa in continua evoluzione, il ruolo di coordinamento tecnico di Apat e la sua attività di indirizzo è fondamentale. C’è poi un altro aspetto preoccupante che riguarda i tempi. Stiamo aspettando già da qualche anno che Apat si rimetta in funzione con i giri giusti e dato che questa riforma costituisce un argomento complesso, potrebbe rallentare la ripresa di questa funzione importante».
Tra l’altro per la riforma di Apat c’era già anche una proposta di legge?
«Sì, una riforma era già in discussione perché le risorse sono sempre di meno e quindi è necessario che ognuno faccia il suo mestiere nel modo migliore, che abbia risorse certe e un ruolo preciso. Da questa riflessione di riforma dell’intero sistema agenziale era nata una proposta di legge. Appunto viene da chiedersi se è proprio necessario ripartire sempre da capo».
Prima il ridimensionamento della Commissione Via per avere risorse per ampliare la struttura a diretto contatto con il ministro, poi un unico Istituto: non le sembra che si stia andando verso una direzione centralistica?
«Non so se si voglia andare in quella direzione e non so se il ricorso ad un decreto ministeriale per individuare funzioni e ruoli sia la via più idonea. Non sono un leguleio, ma c’è chi dice che così si vanno a sopprimere tre enti e non si abroga però nessuna legge rimandando ad un Dm che rimette in discussione tutto un percorso già avviato, come dicevo prima. Quindi non si sa cosa si va ad abrogare del passato funzionamento e non si rileva che sia previsto nessun passaggio con le regioni.
La proposta di legge cui accennavo prima era molto ispirata dalla questione del federalismo e del decentramento amministrativo e dei livelli diversi dell’appropriatezza dell’azione. In questa proposta inserita nel decreto rifiuti, non si fa cenno al passaggio con le regioni, se ne sono forse dimenticati? Comunque abbiamo chiesto un confronto con il Ministro e aspettiamo di vedere cosa ne emergerà».