Effetto serra sulle allergie così la stagione degli starnuti dura ormai tutto l´anno
Allarme dell´Oms: raddoppiati i casi di asma. Studio di due italiani sulla presenza del particolato nelle aree urbane: "Oltre all´apparato respiratorio possibili danni alla pelle" - da La Stampa del 04.08.2008
04 August, 2008
Elena Dusi
La stagione delle allergie non esiste più. A furia di allargarsi, infatti, gli starnuti primaverili rischiano di estendersi all´anno intero. Il riscaldamento del clima allunga il periodo di fioritura delle piante, aumentando la produzione di polline. La crescita del livello di anidride carbonica nell´atmosfera (considerato la causa principale dell´effetto serra) attraverso un meccanismo ancora non del tutto chiaro potenzia invece il vigore della crescita vegetale, accelerando il processo di fotosintesi. Il risultato non sorprende più i medici: le allergie respiratorie sono in aumento da tempo. E l´Organizzazione mondiale della sanità conferma che l´asma sta galoppando nelle statistiche, raddoppiando nell´incidenza ogni dieci anni circa.
L´estensione delle fioriture è un fenomeno ben noto anche in Italia. L´istituto di biomedicina del Cnr ha calcolato l´anno scorso che in Sicilia piante della famiglia dei giunchi e dei papaveri, che fioriscono tra giugno e ottobre, erano presenti con i loro pollini già a febbraio, mentre la stagione di impollinazione degli alberi della famiglia delle palme (da aprile a giugno) è stata segnalata tutto l´anno.
L´effetto della fioritura, che si fa sentire soprattutto nei polmoni, si accoppia al problema dell´inquinamento atmosferico. Ad aprile del 2008, nell´ultimo rapporto su salute e cambiamento climatico pubblicato dall´Organizzazione mondiale della sanità, gli esperti hanno puntato il dito anche contro le temperature più miti che favoriscono il proliferare di insetti a latitudini più elevate e l´aumento dell´umidità dell´aria, in cui funghi, muffe e acari si trovano maggiormente a proprio agio.
Oltre all´Oms, agli effetti del cambiamento climatico su starnuti e pruriti hanno dedicato uno studio due allergologi italiani, Gennaro D´Amato dell´ospedale Cardarelli di Napoli e Lorenzo Cecchi del Centro interdipartimentale di bioclimatologia dell´università di Firenze. La loro ricerca è in corso di stampa sulla rivista Clinical and experimental allergy. «L´aumento delle allergie cui stiamo assistendo in questi anni - spiega Cecchi - è ormai assodato». Una delle possibili spiegazioni è sintetizzata nella "teoria igienica": lavandoci di più, negli ultimi decenni abbiamo ridotto il contatto con molti batteri. Il sistema immunitario, poco stimolato soprattutto durante l´infanzia, reagirebbe attivandosi contro nemici inesistenti (allergeni innocui come il polline).
«Ma il riscaldamento del clima - continua Cecchi - non ha solamente un effetto diretto sulle allergie. Contribuisce anche a peggiorare gli effetti dell´inquinamento. Ed è per questo che nel prossimo futuro nelle aree urbane ci aspettiamo una crescita della concentrazione dell´ozono, un gas che aumenta quanto più la temperatura dell´aria è alta, ma anche una maggiore presenza del particolato. L´aria stagnante e la diminuzione delle piogge (che hanno l´effetto di "lavare" l´aria) peggioreranno senz´altro i fastidi dell´inquinamento cittadino». E se i danni sull´apparato respiratorio sono comprovati, si sta cercando di capire se anche la pelle soffra per la presenza del particolato nell´aria. «Uno studio nordeuropeo ha fatto il confronto fra un gruppo di bambini locali e un altro gruppo mandato a trascorrere un periodo a Tenerife. I secondi sembravano in effetti soffrire meno di allergie. Anche se accertare il legame fra inquinamento e pelle dovrà essere uno degli obiettivi dei prossimi studi».