La movida batte i divieti: "Parcheggio dove voglio"
Piazza Vittorio: debutta la sosta "salva-residenti". Nuove regole, vecchio caos. Ma dai vigili solo 25 multe - da La Stampa del 19.07.2009
20 July, 2009
Jacopo D'Orsi
Le nuove regole anti-movida? La classica montagna che partorisce il topolino: 25 multe 25 in tutta la notte e macchine ovunque, come sempre, con il popolo del divertimento che continua a considerare piazza Vittorio come un porto franco. La prima volta dei parcheggi «salva-residenti», voluti dal Comune nelle strisce blu della macrozona 2 (sottozone A5, A6, A7 e A8, cioè tra il Po, via Giolitti, via delle Rosine, via Giulia di Barolo e corso San Maurizio) e della sottozona B2 di piazza Gran Madre, passa quasi inosservata. Forse è il venerdì 17, forse la pioggia di inizio serata, ma del nuovo regime della sosta ai giovani importa poco o nulla. «Davvero? Non lo sapevo», rispondono in tanti, da Andrea, Luca e Marta Mancini a Cesare Ferrero e la fidanzata Alessandra, per nulla preoccupati mentre osservano sulla nostra cartina il perimetro delle restrizioni. Jacopo osa: «La metto dove mi pare». Del resto, basta dare un’occhiata: auto in mezzo alla strada, in doppia fila, davanti ai cassonetti. E di quelle che sonnecchiano dentro le strisce blu, più della metà sono abusive. Senza il talloncino del residente sul cruscotto.
Molto più interessanti, per i ragazzi, sono i vespasiani mobili installati all’imbocco delle vie laterali, nascosti subito fuori dai portici. Non sotto. Lì, i residenti già esasperati da traffico-musica-alcol-rifiuti e non si sa cos’altro non li hanno voluti, litigando con gli addetti Amiat arrivati a sistemarli intorno alle 21,30. «Degradano la nostra proprietà». Si tratta di panettoni di plastica grigia e volendo ci si può fare la pipì anche in tre. «Un’opera d’arte», li giudica Maurizio Morei. Tutti li guardano, ma per ore nessuno li usa. «Sono troppo aperti - spiega Matteo Morfino - è come farla davanti ad un muro». «Li avrei chiusi di più», conferma Stefano Albera. Qualche cocktail più tardi, un altro Matteo li battezza: «Funzionano. E nemmeno puzzano». Le ragazze del suo gruppo però protestano: «Noi non possiamo usarli».
La notte avanza e il fiume di auto si ingrossa. Carabinieri, polizia e vigili urbani presidiano i Murazzi, tallonano gli abusivi delle birre in bottiglia, effettuano gli alcol-test (4 positivi su 51). Multe, poche. Chi conosce le nuove regole si è arrangiato. «Io ho parcheggiato nel sotterraneo», racconta Cristina Mazzaglia. «Qui con la macchina è un disastro, ora è ancora più scomodo», fa Nicola De Benedictis. «Ma è anche giusto per i residenti - spiega Azzurra Pregnolato - io vivo vicino allo stadio e so cosa vuol dire avere il caos sotto casa». Paolo Ranieri, residente, non può che essere d’accordo: «Serve una maxi isola pedonale». Gli altri smoccolano. «Chi arriva da fuori è penalizzato», fa Ilaria Annarò. «La vita è più complicata», si accoda Giuseppe Grasso. «Chi abita qui è ricco e deve sopportare il prezzo di vivere in una delle zone più chic della città», aggiunge Giorgio Venturi, neolaureato in Matematica.
E i commercianti? Per Giuseppe, responsabile de «L’Obelix II», sono «provvedimenti esagerati, non si può vivere nel proibizionismo e spegnere la città. Forse la gente non ricorda che anni fa la piazza era in mano allo spaccio, mentre ora la sua “movida” è famosa in tutta Italia». «Qualcuno esagera, ma anche questa è economia - aggiunge Aaron, responsabile del «Lab» - noi diamo da mangiare a 20 famiglie. Ai turisti piace la nuova immagine di Torino a colori: perché farla tornare grigia?». «Così avremo meno clienti», dice Sabino Minervino, responsabile della «Barbican’s Tavern». Alessandro, Giacomo Feffin e Simone, baristi (rispettivamente del «Just», del «Bianco» e di «Ols»), chiudono a spallucce: «Che volete farci?».