IPCC: «Il G8 ha ignorato gli allarmi degli scienziati»
Dopo il G8 a L’Aquila (8-10 luglio), l’Italia è stata di nuovo protagonista con il Summit di Venezia (13-17 luglio): 200 scienziati provenienti da tutto il mondo hanno fatto il punto sui rischi del cambiamento climatico e sulle misure necessarie per contrastarlo. Loro compito scrivere i contenuti del Quinto Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti climatici dell’IPCC, considerato la “Bibbia” dell’ambiente, che sarà pubblicato entro il 2014
21 July, 2009
di Massimiliano Milone
Al Summit IPCC di Venezia 200 scienziati di fama mondiale hanno parlato di “Climate change”
Il riscaldamento del pianeta è inequivocabile, anche il G8 l’ha ripetuto più volte, ma che cosa ci dice oggi la scienza sui cambiamenti climatici? Quali risposte scientifiche possiamo trarre dagli attuali studi per capire il global warming e i suoi possibili impatti sul pianeta?
Su questi temi si sono interrogati 200 scienziati tra i massimi esperti mondiali nelle varie tematiche di ricerca climatica, riuniti a Venezia dal 13 al 17 luglio per lo “Scoping Meeting del 5° Rapporto di Valutazione sui Cambiamenti Climatici dell’IPCC” (Intergovernmental Panel on Climate Change).
L’IPCC è il foro scientifico nato nel 1988 da due organismi delle Nazioni Unite, la World Meteorological Organization (WMO) e l’United Nations Environment Programme (UNEP) allo scopo di studiare il riscaldamento globale. Nel 2007 ha vinto il premio Nobel per la pace.
L’evento, organizzato dallo stesso IPCC in collaborazione con il Centro Euro-Mediterraneo per i Cambiamenti Climatici (CMCC), la Fondazione Eni Enrico Mattei (FEEM) e l’International Center on Climate Governance (iniziativa congiunta della FEEM e della Fondazione Giorgio Cini), è stato finanziato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
«Questo lavoro preparatorio sarà forse più importante del quinto rapporto IPCC stesso – ha detto il Ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo – perché già il prossimo anno i Governi e le Nazioni Unite avranno bisogno di indicazioni scientifiche e di valutazioni aggiornate sia sugli scenari climatici futuri sia sulla fattibilità delle misure di adattamento che dovranno essere adottate a partire dal 2012. Il processo negoziale per la loro definizione, infatti, partirà da Copenhagen il prossimo dicembre».
Secondo il Ministro «dobbiamo evitare di ripetere l’errore del Protocollo di Kyoto che ha indicato obiettivi di riduzione delle emissioni senza definire le misure globali e condivise necessarie per raggiungerli».
Significativo il fatto che il summit sia stato guidato dallo scienziato indiano Rajendra Pachauri, Presidente dell’IPCC: «L’India prende seriamente la questione del cambiamento climatico. Il governo indiano ha creato un piano d’azione per il cambiamento climatico i cui dettagli saranno resi noti in questi mesi. Come India produciamo una tonnellata di emissioni di CO2 pro capite rispetto alle 20 degli Stati Uniti. Quattro milioni di persone non accedono alla corrente elettrica. La nostra preoccupazione è che se le politiche di riduzione vengono implementate ovunque e nello stesso modo in India le persone continueranno ad essere povere» ha sottolineato. «Ma i paesi industrializzati dovranno essere da esempio. In ogni caso, sono ottimista sul ruolo che avrà la conferenza Onu di Copenhagen del prossimo dicembre, dovrà essere elaborato un piano d’azione dettagliato».
Simbolica anche la location scelta per il summit: Venezia infatti è stata indicata nell’ultimo Rapporto IPCC come zona a rischio scomparsa causa l’innalzamento del livello del mare.
La Prestigiacomo ha annunciato che sull’Isola di San Giorgio Maggiore, sede del summit, sorgerà il più grande centro di ricerca al mondo sul clima con 100 esperti provenienti da ogni angolo del pianeta.
IPCC: «Il G8 ha ignorato gli allarmi degli scienziati»
«Il G8 non ha sufficientemente tenuto conto degli allarmi lanciati dagli scienziati sull’evoluzione del clima». È quanto ha dichiarato Rajendra Pachauri. Secondo il Presidente dell’IPCC i risultati del vertice svoltosi a L’Aquila testimoniano «una sorta di dicotomia: da un lato i leader del G8 si sono accordati per arrivare all’obiettivo di ridurre le emissioni di gas a effetto serra dell’80% entro il 2050 di modo che la temperatura non aumenti di oltre 2°C, ma dall’altro lato non hanno tenuto conto delle previsioni dell’IPPC secondo cui, per limitare l’aumento a 2°C, dobbiamo fare in modo che le emissioni comincino a diminuire nel 2015».
«I leader – ha sottolineato – avrebbero dovuto annunciare chiaramente la loro azione per ridurre le emissioni nel futuro prossimo. Non l’hanno fatto. Lo considero come un vuoto che non è stato colmato».
«Le possibilità di fermare l’aumento a 2°C – ha spiegato Carlo Carraro, Vicepresidente del Terzo Gruppo di lavoro dell’IPCC – sono limitate. Servirebbero dieci anni di tempo per fermare a 2°C la soglia di aumento della temperatura. Una speranza è riposta proprio nei Paesi in via di sviluppo. La soglia dei 2 gradi però è fondamentale in quanto oltre questa soglia aumenteranno siccità, fame, estinzione di specie vegetali e animali con la perdita di biodiversità, catastrofi ambientali.
Lo scienziato conclude con una previsione: «Lo scenario, in ogni caso, parla di una temperatura in aumento di 2,2-2,3°C. Credo che l’obiettivo dei 2 gradi di aumento massimo della temperatura media globale non sia ormai più alla nostra portata. È possibile però sforarlo di poco e investire molto in adattamento. Il tempo stringe, ma credo che l’appuntamento di Copenaghen sia sopravvalutato».
Antonio Navarra, Presidente del Centro Euro-Mediterraneo per i cambiamenti climatici ha aggiunto: «L’impegno politico sui 2°C è un obiettivo difficile da raggiungere. Per rispettare le promesse dovremmo assistere a una brusca frenata dell’emissione di gas serra. Bisognerebbe affidarsi a tagli di CO2 molto più alti».
E conclude: «Credo che l’obiettivo dei 2 gradi di aumento massimo della temperatura media globale fissato dall'Unione Europea e ribadito dal G8 non sia ormai più alla nostra portata. È possibile però sforarlo di poco e investire molto in adattamento. Il tempo stringe, ma credo che l’appuntamento di Copenaghen sia sopravvalutato».
5° Rapporto IPCC sui Cambiamenti Climatici entro il 2014
Riparte dal 4° Rapporto IPCC del 2007 la scienza mondiale del clima, chiamata a raccolta per dare vita al “Quinto Rapporto IPCC” (Fifth Assessment Report – AR5), il documento che, entro il 2013, dovrà fornire ai governi del mondo indicazioni scientifiche e valutazioni aggiornate sul “climate change”. Il testo IPCC rappresenta dunque la sintesi più approfondita e puntuale sullo stato dell’arte della ricerca mondiale sui cambiamenti climatici.
Sul tavolo i temi della minaccia clima sul Mediterraneo, la crisi globale da riscaldamento e i dieci anni di tempo necessari per fermare l’aumento della “febbre” del pianeta, tenendo anche presente la direzione indicata dal recente G8.
A partire dalla valutazione delle informazioni tecnico-scientifiche e socio-economiche considerate rilevanti per capire i cambiamenti climatici, i possibili impatti sulla vita dell’uomo e le misure da attuare per fronteggiarli gli scienziati definiranno gli obiettivi, la struttura e l’indice generale per arrivare entro il 2014 alla conclusione e diffusione del rapporto.
Una volta deciso a Venezia lo scheletro del volume, con l’elenco i capitoli e i sottocapitoli da scrivere, il documento prodotto dallo Scoping Meeting sarà distribuito ai vari Governi per riceverne i commenti e sarà sottoposto per la sua approvazione alla sessione plenaria IPCC, convocata a Bali in Indonesia a fine ottobre 2009.
Una volta approvato, gli scienziati si metteranno a lavoro dal 2010 per scrivere i vari capitoli del rapporto, che verrà completato nel 2013 e successivamente revisionato criticamente da altri esperti e scienziati non direttamente coinvolti nei lavori precedenti, prima della sua definitiva pubblicazione nel 2014, insieme al rapporto di sintesi.
A oggi, il 4° Rapporto IPCC, pubblicato a novembre del 2007, è il principale strumento su cui si basano i negoziati sul clima e lo resterà almeno finché non sarà pubblicato il prossimo rapporto.
Sviluppo, Tecnologie e Strategie anti CO2: le parole chiave del 5° Rapporto IPCC
Le variazioni climatiche, gli impatti dei mutamenti e i costi delle politiche, ma anche analisi geografiche più dettagliate ed a breve termine sui possibili scenari climatici sono i punti fondamentali dell’indice del 5° Rapporto. Vediamone di seguito la struttura.
Prima novità: previsioni a breve termine e nel dettaglio
Il 5° Rapporto, a differenza del precedente, illustrerà ed analizzerà scenari di cambiamento climatico molto più dettagliati sia in relazione alla scala temporale (breve, medio e lungo periodo) sia in relazione alla scala spaziale (scala regionale) per capire meglio cosa potrebbe accadere su base locale.
Gli scenari, anche catastrofici, di quello che sarà il clima fra cent’anni, non riescono a risvegliare l’attenzione della Governance mondiale. Si tratta quindi di rispondere alle sollecitazioni della politica e delle comunità locali, che chiedono di sapere con maggiore precisione cosa accadrà, dove accadrà e quando accadrà per pianificare gli investimenti necessari all'adattamento.
Dunque elaborazione di scenari a tempi più ravvicinati: non solo quello che succederà nel 2100, ma anche nel 2020 o al massimo nel 2030, che sono dietro l’angolo.
Ma non solo: rispetto agli impatti, ci sarà un’approssimazione geografica molto più raffinata al dettaglio, con griglie che evidenzieranno quadratini di 5 chilometri quadrati.
Seconda novità: i contenuti
Maggiore spazio verrà dato alla ricerca su quanto avviene nelle zone più critiche del pianeta: il Mediterraneo che racchiude interessanti spunti, i Poli, la foresta amazzonica e l’area monsonica indiana, l’Africa e i paesi in via di sviluppo.
«Il Mediterraneo è una zona critica del sistema climatico planetario» ha spiegato il National Focal Point italiano dell’IPCC Sergio Castellari. «Il mio obiettivo – ha aggiunto – è cercare di inserire nel secondo volume su vulnerabilità, impatti e adattamento un capitolo separato sul Mediterraneo con l’aiuto di esperti francesi e spagnoli. È un’area di confine dove gli impatti del mutamento in atto possono aumentare più di quanto si sia finora immaginato: ondate di calore ravvicinate, risorse idriche a rischio, agricoltura e foreste danneggiate».
Altra novità di rilievo saranno resi noti i risultati degli studi sulle aree polari: dal 2006 infatti sono stati raccolti molti dati sui ghiacci artici e antartici. Un’anticipazione: dalle prime analisi sembra che la riduzione delle calotte (specie nell’Artico) stia procedendo a velocità maggiori di quanto precedentemente previsto.
Il summit ha sollevato anche una serie di altre questioni di rilievo, tra cui gli eventi meteorologici estremi, i nuovi gas a effetto serra, l’mpatto del trasporto aereo su scala globale e la geo-ingegneria.
Terza novità: aggiornamento continuo dei risultati
In passato, a causa della laboriosa metodologia di lavoro dell’IPCC (che risponde sia agli obblighi di rigore scientifico sia alle necessità di mediazione politica), si verificava un eccessivo gap temporale tra la divulgazione del Rapporto e la “freschezza” delle pubblicazioni scientifiche citate, con il rischio di risultare già vecchio al momento dell’uscita. A Venezia si è quindi deciso di aggiornare fino all’ultimo momento utile le pubblicazioni scientifiche per i temi ritenuti rilevanti e suscettibili di particolari incertezze.
I costi delle politiche per affrontare i cambiamenti climatici
Rajendra Pachauri ha rivelato, in un’intervista al Guardian, che il 5° Rapporto porrà l’accento in particolare su economia, etica e problemi umanitari. Il prossimo rapporto vorrà valutare quanto incidono i costi delle politiche ambientali sulla riduzione degli impatti causati dai cambiamenti climatici.
È infatti sempre più evidente una stretta connessione tra attività economiche, emissioni, aumento dei gas serra, aumento della temperatura e cambiamenti climatici. Per non parlare poi della forte relazione tra cambiamenti climatici e benessere!
Quale impatto economico su scala globale deriverebbe dalla mancanza di azioni concrete di mitigazione del Global Warming? Il Rapporto Stern (del 2006) dichiara che per puntare a contenere i gas serra in atmosfera sarebbe necessaria la spesa di circa l’1% del Pil mondiale all’anno per i prossimi decenni (secondo Pachauri oggi è molto più probabile il 2%). Se quindi non attuiamo serie misure di mitigazione i costi in futuro lieviteranno ancora di più!
«I costi per affrontare i cambiamenti climatici saranno ripagati dai benefici che verranno da una migliore sicurezza energetica, dall’occupazione e dalla salute» ha dichiarato Rajendra Pachauri, a conclusione del Summit IPCC. «Le misure necessarie per affrontare il riscaldamento globale potrebbero far risparmiare in futuro più soldi alle attuali economie». «I benefici associati – ha sottolineato ancora Pachauri – comprendono una migliore sicurezza energetica, la tutela dei consumatori dai picchi del prezzo del petrolio, nuovi posti di lavoro nelle industrie verdi, un’agricoltura più produttiva, livelli più bassi di inquinamento atmosferico e la riduzione dei costi sanitari».
Sviluppo, parola chiave del nuovo Rapporto
La parola chiave del nuovo Rapporto sarà “sviluppo” e ovviamente “clima”, inteso però come “fattore di freno” alla crescita di alcuni paesi. «Per questo motivo i paesi in via di sviluppo hanno dimostrato una “forte partecipazione”, anche perché – rileva Carlo Carraro – sono quelli che dai cambiamenti climatici subiscono i danni maggiori e quelli che hanno avuto meno responsabilità».
Tecnologie e piani anti CO2
Ma parole chiave saranno anche “tecnologie” e “strategie anti CO2”. «L’obiettivo – spiega Carraro – è esplorare tutte le possibilità tecnologiche per ridurre la CO2 ed i suoi effetti, anche con tecniche di
raffreddamento artificiale del pianeta».
Inizia il Countdown per i prossimi appuntamenti sul clima
Dopo il G8 e il Summit di Venezia nei prossimi mesi l’Agenda della comunità scientifica mondiale sarà ancora densa di impegni:
- 22 settembre 2009: Vertice sui cambiamenti climatici presso il Quartier Generale delle Nazioni Unite a New York;
- 24 e 25 settembre 2009: Vertice dei G20 a Pittsburgh in Pennsylvania (per info www.pittsburghg20.org e www.g20.org);
- dal 26 al 29 ottobre 2009: XXXI Sessione Plenaria dell’IPCC a Bali in Indonesia;
- dal 7 al 18 dicembre 2009: quindicesima Conferenza delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici (United Nations Framework Convention on Climate Change – UNFCCC) a Copenhagen. Al centro di questo vertice internazionale vi saranno i negoziati per un ampliamento della Convenzione sui cambiamenti climatici e per la firma di un nuovo accordo sul clima che dovrebbe succedere al Protocollo di Kyoto (per info http://unfccc.int/2860.php e http://en.cop15.dk/frontpage).