Piano Casa in Campania
Oltre 2000 emendamenti per la proposta di legge. La regione rischia di rimanere senza una normativa sul piano casa. Forti contrasti sull’art. 5 relativo alla riqualificazione nelle aree industriali dismesse
02 October, 2009
Dopo essere stata la prima regione a varare un testo relativo al ddl sul Piano Casa, ora la Campania rischia di dover applicare la norma nazionale così com’è. Il testo prodotto a maggio 2009, ed ora in fase di discussione, deve, infatti, fare i conti con ben 2000 emendamenti ed una dura opposizione, che ne ha fatto slittare l’approvazione, già prevista per settembre.
Tre i punti principali del testo: ristrutturazione edilizia privata (piccoli proprietari); ristrutturazione degli edifici IACP in aree degradate; costruzione di nuovi alloggi in stabili industriali dismessi.
In relazione al primo punto, il testo prevede una possibilità di aumento delle volumetrie con la seguente modalità: il 20% per gli edifici non superiori a 1000 metri cubi, il 35% per gli edifici abbattuti e ricostruiti. Per quanto riguarda i vecchi edifici IACP situati in aree degradate, questi potranno essere completamente abbattuti e ricostruiti. Alle imprese verrà concesso di aumentare le volumetrie fino al 50% per la realizzazione di nuovi alloggi residenziali da immettere sul mercato.
C’è poi la questione degli edifici industriali dismessi. Secondo il testo proposto, questi potranno subire un cambiamento di destinazione d’uso, senza aumenti delle volumetrie, per essere trasformati in residenze abitative . Il questo caso, il concessionario dovrà destinare almeno il 20% del valore creato all’housing sociale.
È proprio su questo punto, ossia l’art. 5 del testo, che ci sono i maggiori scontri. Secondo i sostenitori dell’art., questo sarebbe un modo per evitare nuove cementificazioni, in particolare nelle periferie. Gli oppositori ritengono, invece, che così si darà un colpo di grazia all’industria della regione, anche perché il testo prevede che gli stabili industriali possono essere dismessi anche solo da un anno. Un esempio di questo pericolo è l’Avis di Castellammare, azienda dismessa da poco e per la quale si cerca una riconversione industriale. Il rischio, in questo caso, è costruire case sul mare nel solo interesse dei costruttori.
Il testo verrà discusso nuovamente mercoledì 7 ottobre. Si rende necessario un accordo per definire una chiara risposta alle esigenze abitative della regione, stimate in 30mila unità.