La ciclista che colleziona i rifiuti buttati per strada
In un anno 1800 bottigliette: le lava prima di differenziare. Cultura Ecologista: "Sono stata educata così, non posso farne a meno, spero che mi imitino" - da La Stampa del 25.10.2009
26 October, 2009
Mauro Pianta
Altro che raccolta differenziata, ma quale ciclo dei rifiuti. Per Donatella Mondin, cinquantunenne impiegata in Fiat, si tratta di concetti superati. «Io - sorride - pratico la raccolta "movimentata", con la mia inseparabile bicicletta». Da tre anni ha deciso che il rispetto per l'ambiente e l'amore per il territorio non possono convivere con il desolante panorama di rifiuti che le si presenta quando va al lavoro con la sua city bike. Da tre anni, armata di buona volontà, coscienza ambientalista, guanti e sacchetto d'ordinanza, Donatella raccoglie i rifiuti abbandonati lungo le piste ciclopedonali che la riportano nella sua casa di Rivalta. E così, dopo una giornata trascorsa in ufficio, eccola sulle piste ciclopedonali fra Mirafiori, Beinasco e Strada del Portone ad "infilzare" bottigliette di plastica, lattine e pacchetti di sigarette. Quando arriva a casa il sacchetto è pieno. A quel punto la missione può dirsi compiuta? No, perché Donatella, non soddisfatta, lava le bottigliette sporche prima di deporle nei sacchi della differenziata. «Cosa vuole - quasi si scusa - mi infastidisce ».
Non solo. La signora Mondin si è pure presa la briga di contare il numero di bottiglie rastrellate. Il risultato è roba da guinness dei primati: ben 1800 nell'ultimo anno. Numeri e atteggiamenti che fanno della signora l'idolo di qualunque assessore all'ambiente. Ma perché lo fa? Cosa spinge questa madre di famiglia che legge libri in inglese, che pratica appassionatamente sport quali nuoto, ciclismo e corsa a trasformarsi in una specie di implacabile netturbino su due ruote? «Mio marito - risponde - e i miei due figli mi prendono in giro, mi danno della fanatica. Poi, però, spesso mi seguono. Mio marito, per esempio, mi ha portato un orcio nel giardino per raccogliere l'acqua piovana da utilizzare per bagnare le piante: in questo modo non consumiamo l'acqua dell'acquedotto. E' una questione di sensibilità, ma c'entra anche l'educazione ricevuta: i miei genitori mettevano già in pratica la cultura ambientalista quando ancora non era così di moda. È più forte di me: perfino quando siamo andati in vacanza in un isola del Peloponneso mi sono messa a raccogliere rifiuti sulla spiaggia».
Ma serve, tutta questa fatica? «So bene che la mia azione è la classica goccia nel mare, ma ritengo che sia molto più assurdo gettare, senza alcun motivo, oggetti dalle auto. Che cosa costa tenersi la bottiglietta vuota in macchina e buttarla quando si arriva a casa? E' un così grosso sforzo? Non riesco proprio a capire. La cosa paradossale - prosegue - è che le case degli italiani sono, in genere, il massimo della pulizia. Ma il territorio non è anch’esso casa nostra? Insomma, sono innamorata della mia terra e soffro quando la vedo conciata in quel modo: ecco perché, nel mio piccolo, cerco di fare il possibile. E chissà che a qualcuno non venga voglia di imitarmi».