Le politiche amiche del clima e... dell'economia
Le politiche a basso impatto ambientale non solo riducono le emissioni di gas serra, portando benefici all’ambiente, ma stimolano e diversificano l’economia. Lo rivela l’ultimo rapporto su circa 100 politiche climatiche di Paesi appartenenti al G20, realizzato da Ecofys e Germanwatch per il WWF e E3G, organizzazione no profit indipendente
08 November, 2009
Il rapporto valuta le politiche climatiche di Paesi che sono responsabili per circa tre quarti delle emissioni globali di gas serra, identificando gli esempi migliori, quelli da non imitare e le lezioni da imparare. Mentre i Ministri della Finanza del G20 si preparano per l’incontro che si terrà a St. Andrews, nel Regno Unito, il 6 e 7 novembre, il WWF li esorta a prendere le misure necessarie per assicurare che la nuova ondata di investimenti nelle infrastrutture siano “verdi”, vale a dire orientati alla sostenibilità ambientale e al taglio delle emissioni di anidride carbonica nemiche del clima. E questo include proposte finanziarie concrete per aiutare i Paesi in via di sviluppo a costruire economie a basso contenuto di carbonio e adattarsi ai cambiamenti climatici, come indicato dal Summit del G20 riunito a Pittsburgh in settembre.
Ai primi posti nella classifica stilata dal rapporto due progetti dalla Germania: un programma di “Efficienza negli edifici” sviluppato dal governo tedesco, che riduce le emissioni di gas serra, crea nuovi posti di lavoro nelle costruzioni e può offrire ottime opportunità di replica anche in altri Paesi, e il “Conto energia per l’elettricità rinnovabile” che garantisce ai produttori di energia rinnovabile una tariffa fissa per 20 anni.
Ma ci sono esempi virtuosi anche in altri Paesi. Un sistema di Autobus a Trasporto Rapido (BRT) nel Districto Federal di Città del Messico dimostra che le soluzioni a basso impatto ambientale hanno un ottimo potenziale per aumentare il comfort e la qualità della vita, considerazioni importanti per economie emergenti e in rapida crescita. Mentre il programma cinese studiato ad hoc per le 1.000 aziende a più elevato consumo energetico ha portato miglioramenti permanenti nella gestione energetica e nell’efficienza delle stesse aziende.
“Il rapporto mostra che i governi che sviluppano soluzioni “verdi” e a basso impatto ambientale saranno vincenti e avranno una posizione di leadership nel mondo – ha dichiarato Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia – I governi che non investiranno in soluzioni a basso contenuto di carbonio invece perderanno e i sostenitori volteranno loro le spalle. Chiediamo al G20 di proporre una strategia per sostenere gli investimenti nell’economia verde. Non investire nelle soluzioni a basso contenuto di carbonio in questo momento significa non essere in grado di vedere il futuro”.
Il rapporto elenca anche diverse politiche sbagliate – spesso provenienti dagli stessi Paesi che hanno sviluppato quelle lodevoli – che non solo non riescono a produrre benefici economici ma sono di ostacolo al percorso verso un futuro a basso contenuto di carbonio. Tra le scelte peggiori, misure come le sovvenzioni a miniere locali ancora garantite in molti Stati, il trattamento preferenziale di aziende ad elevato consumo energetico concesso anche da Stati come la Germania, l’Australia e l’Olanda, o la mancanza di una gestione idrica appropriata in particolare nelle regioni aride o semiaride.
Nick Mabey, Amministratore Delegato di E3G ha dichiarato: “A Pittsburgh i leader del G20 hanno concordato una struttura per creare una crescita forte, equilibrata e sostenibile. Questo impegno cadrà nel nulla se non verrà supportato da investimenti concreti per un’economia a basso contenuto di carbonio. Pacchetti verdi episodici non sono sufficienti. Gli investitori cercano segnali forti e a lungo termine da parte dei governi, che dimostrino la loro serietà nella transizione verso una nuova economia. Copenhagen è il luogo dove incominciare questo percorso, con un accordo sul clima giusto, vincolante ed efficace”.
Il WWF stima che i governi industrializzati dovranno fornire finanziamenti pari a 160 miliardi di dollari per l’adattamento e la mitigazione nei Paesi in via di sviluppo, specialmente in quelli più vulnerabili ai cambiamenti climatici. Sebbene le singole politiche facciano la differenza, c’è l’impellente bisogno di maggiore integrazione di queste politiche e coerenza generale. Proprio per questo il WWF chiede che vengano definiti i “Zero Carbon Action Plans” per i Paesi industrializzati.
Fonte WWF Italia