Un grattacielo ad acqua? La nuova ipotesi sui consumi energetici della mega torre
Le Commissioni Ambiente ed Urbanistica hanno liberato per la Sala Rossa il piano esecutivo convenzionato per la costruzione del grattacielo Intesa-Sanpaolo. Critiche da diversi consiglieri e dal comitato Non grattiamo il cielo che chiedevano approfondimenti tecnici sulle prestazioni energetiche e di alzare almeno a 10 anni il vincolo ad uso uffici, fissato a soli 5 anni nella convenzione tra Città e banca
27 November, 2009
Ieri le Commissioni Ambiente ed Urbanistica in una seduta congiunta hanno liberato per la Sala Rossa il piano esecutivo convenzionato per la costruzione del grattacielo Intesa-Sanpaolo. L'accelerazione da parte di Pd e Pdl della discussione in Commissione ha innescato le critiche di diversi esponenti della maggioranza che chiedevano un approfondimento tecnico e l'audizione dei vertici della banca. A suscitare perplessità sono infatti sia i dati sulle prestazioni energetiche dell'edificio sia la convenzione stipulata tra la Città e la banca, che prevede venga mantenuta la destinazione ad uso uffici dell'edificio solo per i primi 5 anni.
I consiglieri Silvestrini (Rifondazione Comunista), Cerutti e Cugusi (Sinistra Democratica), promotori in passato di una mozione votata a larga maggioranza in Consiglio che alzava il vincolo a 10 anni, hanno chiesto all'assessore Viano di modificare la convenzione, rispettando la volontà espressa dalla Città e di ottenere così un impegno più significativo dell'istituto per la salvaguardia occupazionale in loco. La convenzione -è stato inoltre fatto presente- al momento prevede che, in caso di non rispetto della destinazione d'uso, la banca paghi una penale di 15 milioni di euro. Secondo gli esponenti del comitato Non grattiamo il cielo di Torino, presenti ieri in Commissione, la cifra è un'inezia per il secondo itituto di credito italiano e non metterebbe affatto al riparo da una possibile speculazione immobiliare in un futuro anche molto ravvicinato. Alle sollecitazioni dei consiglieri, l'assessore all'Urbanistica ha sostenuto che "il vincolo richiesto è privo di significato e non può essere imposto ora ad Intesa-Sanpaolo modificando la precedente convenzione". Viano ha poi aggiunto: "Posso al massimo chiedere personalmente come agreement ai vertici della banca di rispettare questa richiesta, ma senza alcuna validità giuridica".
Nel corso della Commissione sono intervenuti anche i progettisti della Prodim, società incaricata della progettazione dell'impianto di raffrescamento e riscaldamento, che hanno fornito alcuni dati sui consumi energetici dell'edificio. La torre di Renzo Piano avrà una superficie esterna di 49.755 m2 e 239.000 m3 da riscaldare. Il "rapporto di forma" cioè il rapporto tra volumetria occupata e superficie disperdente che la circonda è per il grattacielo di Intesa-Sanpaolo pari a 0,2, valore che viene assegnato a costruzioni molto compatte. Le normative nazionali prevedono infatti rapporti di forma compresi tra 0,2 e 0,9, dove il primo valore identifica gli edifici più performanti mentre il secondo quelli meno. Altro dato presentato quello relativo all'indice di prestazione energetica. Secondo gli ingegneri della Prodim il grattacielo rientrerebbe nella classificazione energetica della Regione Piemonte come classe A+ (la migliore), con un consumo di 5,9 kWh/m3 anno e, secondo gli stessi ingegneri, vi sono ancora margini di miglioramento.
Come si otterebbe questo miracolo? Per il riscaldamento ed il raffrescamento della struttura il progetto prevede la realizzazione di un impianto a pompa di calore in grado di produrre entrambi i fluidi termovettori. La pompa però, per soddisfare le esigenze del grattacielo, dovrà prelevare almeno 220 litri al secondo dalla falda acquifera sottostante. Su questo punto molte sono le preoccupazioni di chi si oppone all'opera che denunciano l'impatto ambientale derivato dall'entità del prelievo. Non vi sarà però tempo di approfondire questo aspetto se non a posteriori del voto in consiglio Comunale, già fissato per il pomeriggio di lunedì 30 novembre.
In ogni caso "la realizzazione dei pozzi di emungimento di acqua da fonte sotterranea è sottoposta ad apposita procedura di Via di competenza provinciale". La prima riunione di questa commissione di Via ha rilevato che il progetto è problematico. Inoltre si scaricherebbe acqua a pochi metri dalla ferrovia sotterranea.