Ama sull'orlo del fallimento, otto banche per risanare il debito
Siglato l'accordo, ma sul Centro Carni arriva la sospensiva del Tar. Alemanno: "Un miracolo" - da La Repubblica del 24.12.2009
28 December, 2009
di Carlo Picozza
L´Ama mette mano al suo debito trasformandone i tempi di rimborso: da breve a lungo termine. Lo fa firmando un accordo con un pool di banche (con quali interessi passivi?). Intanto sulla sua ricapitalizzazione, con il conferimento del Centro carni da parte del Comune, un pronunciamento del Tar alimenta le polemiche.
Le banche hanno concordato con l´Ama un Piano di ristrutturazione del suo debito (un miliardo 207 milioni 111 mila 690 euro) per un totale di 647 milioni. Il Piano poggia su un "prestito" di 635 milioni, diviso in due tronconi. Il primo, 372 milioni, è una sorta di un mutuo: la spa dovrà rimborsarlo, con rate semestrali, per la fine del 2021, forte della concessione di un preammortamento triennale (la prima rata, cioè, sarà corrisposta nel 2012). Poi, per 263 milioni, c´è un finanziamento "revolving" a 12 mesi, una specie di scoperto di conto corrente: l´Ama potrà utilizzare fino a 263 milioni rimborsandoli in un anno. Nell´accordo è prevista anche un´elasticità di cassa: 12 milioni per coprire squilibri temporanei di tesoreria.
Qual è l´onere degli interessi? Non si sa. Anche se il sindaco Gianni Alemanno definisce quell´accordo «un miracolo». Per 11 anni, il prestito di 372 milioni potrebbe costare un centinaio di milioni, calcolando anche il triennio di preammortamento. La gestione del revolving (263 milioni), al 5% di interessi, potrebbe gravare per 15 milioni l´anno. Se così stesse l´accordo, il costo per interessi passivi dovrebbe aggirarsi sui 20 milioni l´anno. Con buona soddisfazione di Bnl, MpS, Unicredit Corporate Banking, Banca Popolare del Lazio, Banca Popolare di Sondrio, Banca di Credito Cooperativo di Roma, Banca delle Marche, Banca Infrastrutture Innovazione e Sviluppo.
La ristrutturazione del debito era già programmata nel 2004, quando alla tassa sui rifiuti subentrò la tariffa: di fronte ai ritardi che la trasformazione comportò, l´esposizione dell´Ama crebbe per i ritardi nelle riscossioni. Senza risorse proprie, la spa dovette ricorrere alle anticipazioni bancarie, complice un capitale che è un decimo del fatturato.
Il Comune, non ce la fece a ricapitalizzare l´Ama e il debito si alimentava anche in ragione dei suoi costi. Ora si punta sul conferimento del Centro carni, valutato in 92 milioni. «Il conferimento», spiega la delibera del Campidoglio, «sarà contestuale all´aumento del capitale da parte dei soci dell´Ama, previa emissione di nuove azioni a favore del Comune». Ma le interpretazioni sulla sospensiva del Tar alimentano polemiche e disorientamento.