I pulitori di Dakar
Ai margini della capitale senegalese, nel quartiere di Paycelles, i rifiuti sono un'emergenza drammatica
19 February, 2004
di Angela Lano Parcelles Assainies, periferia di Dakar. Dicembre. Il torrido sole dell'inverno senegalese avvolge con la sua afa uomini, animali, case e la rada vegetazione. Il quartiere è molto povero. Bambini e adulti camminano con i piedi immersi nella sabbia e nei tanti rifiuti sparsi dovunque. Le bancarelle del mercato sono addossate le une alle altre. Sono baracche da cui penzolano abiti, giochi “made in China”, spezie, tuberi e suppellettili varie. Qua e là spiccano montagnole di cesti di zucca e di paglia ricolme di erbe medicinali e di profumatissimi frutti. Tutto in buca Qui ha sede il Centro per il protagonismo giovanile. All'interno, gli animatori e i volontari hanno preparato striscioni e cartelloni delle attività svolte tra il 2002 e il 2003 relative al progetto Da rifiuto a risorsa, promosso dal Comune di Torino insieme al Cisv e al Mais, e finanziato dalla Regione Piemonte. Basta lasciare il moderno centro di Dakar, infatti, per rendersi conto di come in Senegal l'immondizia sia un grave problema. Si trova dappertutto: nei cortili sabbiosi, nei parchi, sui marciapiedi (quando esistono), in mezzo alla strada, nei giardini delle scuole, in riva al mare. È uso comune, infatti, buttare i rifiuti in buche aperte vicino casa, sulla via o dove capita. I bidoni per la raccolta sono pochi e i camion della nettezza urbana ancor meno. Una situazione fonte di epidemie e odori intollerabili. È per creare una sensibilità diversa tra la popolazione che è nato Da rifiuto a risorsa, programma di formazione sul tema della produzione, raccolta differenziata e riciclaggio dei rifiuti in ambito urbano. In poco più di un anno, già molto lavoro è stato effettuato. Grazie allo slancio e all'impegno dei volontari. Persone che lavorano a tempo pieno, sette giorni su sette, con un compenso di 500 euro al mese. L'idea di Laurent Laurent Diene è uno di questi. Ha 35 anni, ma ne dimostra molti di meno, come tutti i senegalesi. Ha cinque figli e un sesto in arrivo. Ha un alto livello di scolarizzazione e, grazie alla sua simpatia e al suo entusiasmo, ha coinvolto la gente del quartiere nella riflessione sul problema della spazzatura. Lavora a Parcelles per il Mais, una delle ong italiane coinvolte nel progetto ed è responsabile del “Comitato di pilotaggio”. "Abbiamo cercato di rafforzare la collaborazione tra le realtà locali: scuole, commercianti (gli artigiani producono molto materiale di scarto), centri per la salute, associazioni, autorità municipali e di quartiere. Il nostro slogan è diventato: “Insieme ripuliamo il quartiere”. Abbiamo posto loro domande sui rifiuti e sulle soluzioni del problema. Abbiamo poi organizzato momenti di formazione per far conoscere il metodo di “diagnostica partecipativa”, dove tutte le organizzazioni del quartiere collaborano alla riflessione e cercano risposte. In questo senso è importante educare i cittadini a non scegliere la soluzione più comoda, cioè quella di gettare l'immondizia nella prima fossa, ma ad assumersi la responsabilità di buttarla in un bidone, anche lontano, dove sarà prelevata e portata nella discarica". Le soluzioni sono venute dalla popolazione stessa: il lavoro svolto a Parcelles ha portato a una giornata di relazioni da cui è nato un documento scritto, attraverso il quale si potranno chiedere finanziamenti maggiori all'Unione Europea e al governo italiano. I soldi serviranno per creare supporti didattici per le scuole e per migliorare il servizio di raccolta rifiuti. Via da Firenze Monica Berti è una collega di Laurent. Ha 41 anni e una lunga esperienza come ricercatrice e volontaria in varie aree del mondo. È un'agronoma tropicale e dal 2002 lavora per il Mais. Tornare in Italia per lei è sempre una sofferenza: la sua vita è nel Sud del mondo. A Firenze vive la sua famiglia (il marito e il figlio di sei anni) che la seguono, appena possono, in tutti i suoi spostamenti. "Tutte le esperienze, le attività e le conoscenze che maturo costituiscono un bagaglio che mi porto dietro e che si amplia continuamente. Da noi in Occidente si pensa che i volontari siano persone che donano, che dedicano la vita: in realtà acquisiamo moltissimo. Ogni cultura, ogni incontro è fonte di arricchimento umano e professionale. Noi volontari, che lo vogliamo o meno, veicoliamo valori delle nostre origini. Per questo dobbiamo sforzarci di fornire notizie corrette. Molte popolazioni ricevono i programmi trasmessi dai nostri Paesi attraverso i satelliti: i valori e le informazioni che passano sono falsati, non rispecchiano la realtà. È importante spiegare loro che ciò che vedono in tv non ci rappresenta. Almeno, non tutti". Angela Lano Chi è Nome: Laurent Cognome: Diene Professione: padre di cinque figli, un sesto in arrivo. Lavora nel quartiere delle Parcelles Assainies, alla periferia di Dakar, al programma previsto dallo Stato senegalese in collaborazione con la Banca mondiale per far fronte alla crescita rapida e incontrollata di nuovi quartieri.