Ecopunto: un aiuto alla differenziata?
Eco dalle Città alla scoperta del fenomeno che sta facendo parlare il mondo dei rifiuti: i negozi che comprano direttamente dai cittadini i rifiuti differenziati. Un bene o un male per la raccolta differenziata?
09 April, 2010
Si chiamano “Ecopunto - i negozi che comprano i rifiuti” e promettono di essere la nuova frontiera della raccolta differenziata.
Il Sole 24 Ore, dedicandogli la prima pagina li ha definiti un franchising, ma Roberto Gravinese, responsabile della comunicazione dell'azienda che sta dietro a questa operazione preferisce chiamarla cooperazione.
“La valenza dell'operazione Ecopunto – afferma Gravinese – è quadruplice. Innanzitutto si tratta di un'operazione cultural-ambientale, sociale ed occupazionale. Evidentemente c'è anche l'aspetto legato al far impresa, ma non sovrasta gli altri”.
Come funzionano gli ecopunti? Il cittadino differenzia a casa propria i suoi rifiuti, che poi porta in una delle sedi dove letteralmente li vende, ricevendo denaro o beni di consumo (in base alle quotazioni di mercato, che variano ogni settimana) in cambio dei propri scarti.
Ad oggi sono 4 i negozi aperti (Ivrea, Orbassano e Moncalieri in provincia di Torino e Niscemi, in provincia di Caltanissetta), ai quali si aggiungeranno a breve decine di nuove sedi, soprattutto nel sud Italia (Messina, Reggio Calabria, Bari) dove sono in corso i bandi per l'assegnazione.
Fin qui tutto rose e fiori. Ma a detta di alcuni noti “rifiutologi” italiani l'esperienza “Ecopunto” potrebbe avere ripercussioni non positive. Partendo dal presupposto che, dove il sistema di raccolta differenziata è avviato e consolidato il progetto non trova spazio, bisogna capire cosa potrebbe succedere là dove le prime sedi andranno a posizionarsi.
Laddove la raccolta differenziata è agli inizi (o non ancora attiva) se da una parte l'iniziativa sembra essere un raggio di sole nel buio, potrebbe avere ricadute sulla gestione dei rifiuti. Il Comune (o la Provincia) riconosce infatti agli Ecopunto il prezzo del materiale raccolto (ovvero quello che riceverà vendendo a Conai il materiale stesso) e una cifra per le “mancate spese di raccolta” che l'ente pubblico dovrebbe addossarsi. Gli esperti sentiti da Eco dalle Città sottolineano come così facendo l'ente pubblico si priva di un introito che dovrebbe andare a finanziare la crescita della raccolta differenziata sul territorio. Non solo: gli Ecopunti (giustamente, facendo business) raccolgono solo la parte “pregiata” della raccolta differenziata: lattine d'alluminio, bottiglie (e solo bottiglie) di plastica, etc... Questo, oltre a lasciare nell' ”indifferenziato” una quota di materiale riciclabile, rischia di lanciare messaggi contraddittori, laddove la cultura della differenziazione dei rifiuti non è ancora consolidata.
Ecopunto: presto decine di nuovi negosi in tutto il Mezzogiorno - Intervista a Roberto Gravinese, responsabile di Recoplastica, l'azienda che ha ideato gli Ecopunto